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Vogliono incontrare l’assessore regionale Scavone e il sindaco di Palermo Orlando
Nell’ultimo “presidio distanziato” della scorsa
settimana (sempre delimitato – come in quelli del 13 e 24
novembre in Prefettura – dal classico “nastrino”
bianco-rosso che segna il perimetro del suolo pubblico occupato nei
"lavori in corso") erano presenti lavoratori dei cantieri,
disoccupati e percettori del reddito di cittadinanza. C’è da giurare che
saranno ancora più numerosi all’iniziativa di domani che del giorno successivo “per
chiedere alle istituzioni di prendersi carico delle emergenze sociali che
riguardano la città e i cittadini di Palermo”.
Diritti, Garanzie e una Vita dignitosa, queste le coordinate
rivendicative esposte, a grande linee, al capo Dipartimento, Rosolino
Greco, dalla delegazione dei NaStrini. In particolare, come ci
ha dichiarato Maurizio Bongiovanni del sindacato sociale ALBA
(aderente alla CUB - Confederazione Unitaria di Base): “Sono stati posti
all’attenzione del Dirigente generale gli effetti dello stato di disaggio
sempre più diffuso, generato dall’attuale crisi epidemiologica e che hanno
aggravato in modo preoccupante le condizione già pre-esistenti alla pandemia,
consegnandoci – dice il dirigente sindacale - un quadro stagnante in cui il fenomeno di esclusione ed
emarginazione sociale contrassegna, ancor più marcatamente di prima, la
condizione esistenziale di intere fasce di popolazione”.
Nel corso del confronto con la direzione dipartimentale sono state
rappresentate una serie di situazione, a cui l’amministrazione
regionale (e non solo) dovrà dare immediate risposte, senza
aspettare i tempi biblici della burocrazia. “C’è la questione della certezza
occupazionale – continua Bongiovanni – sia per chi, in atto, svolge attività a
supporto dei servizi pubblici erogati dalla P.A. sotto un regime di precarietà
assoluta (senza certezza alcuna del proprio futuro) sia per chi da
sempre si trova in stato di perenne disoccupazione e che ha da tempo perso ogni
voglia di cercare un’occupazione (magari accontentandosi – specifica
il portavoce di Alba – di impieghi alla giornata che in tempi di
coronavirus risultano difficile da intercettare), scoraggiati come sono
dall’assenza di centri regolatori istituzionali del mercato del lavoro,
smantellati da una normativa da decenni imperniata sulla deregulation
sistematica”.
In effetti “flessibilità” e “competitività” sono stati gli imperativi
categorici su cui il sistema dell'impresa (con la compartecipazione delle
grandi centrali sindacali, convertitisi alla logica del salario come variabile
dipendente della produttività del capitale) ha costruito il modello
neoliberista, a partire dalle grandi ristrutturazioni postfordiste che, in nome
di un moderno dinamismo economico globalizzato, hanno squarciato la rete di
solidarietà operaia che aveva reso possibile –grazie alle lotte che avevano
portato al “miracolo economico” del secondo novecento – la conquista delle
tutele e garanzie a favore dei lavoratori e dei soggetti più deboli. Un’opera
di smantellamento che ha visto protagonista l’intero ceto politico, asservito
ai dettami del pensiero unico liberal-liberista che ha costituzionalizzato
nella legge fondamentale dello Stato la "parità di bilancio (fiscal
compact). Ma è, soprattutto, con i cd. “governi
amici” (Renzi-Gentiloni docet!) che si sono realizzate le
operazioni di fino, senza colpo ferire, come per esempio l’abrogazione del
“famigerato” articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro (Jobs act)
Ma torniamo ai contenuti di merito rivendicati dai I NaStrini, un
movimento che si sta appropriando degli strumenti sindacali in modo originale,
senza verticalizzazioni gerarchiche, cercando d’essere riferimento inclusivo
aperto alle fasce sociali marginalizzate della società palermitana. Non a caso
l’altro tema scottante affrontato col capo Dipartimento “Famiglia e Politiche
sociali” è stato quello sul reddito di cittadinanza: “Molti nuclei familiari o
di conviventi – per lo più giovani coppie, come ci conferma
Bongiovanni – a causa della perdita di quell’unica entrata reddituale,
saltuaria e sottopagata, sono stati costretti ad abbandonare le case in cui
risiedevano per tornare presso le famiglie d’origine, perdendo così
la residenza autonoma”.
Orbene, secondo le condizionalità imposte dall’attuale legge sul diritto al
reddito di cittadinanza, uno dei requisiti previsti è che con l’istanza bisogna
presentare un ISEE inferiore a 9.360 euro. Il che significa che questi soggetti
non potranno mai usufruire del RdC. Poiché, facendo cumulo con tutti i redditi
dei componenti del nucleo residente, risultante dallo stato di famiglia, quasi
sempre il limite massimo previsto viene superato. Sull’argomento sollevato nel
corso del confronto con l’alto funzionario regionale, è stato fatto un
passaggio "volante" con l’Assessore comunale Mattina, al quale è
stato sottoposto il problema della residenza autonoma per i nuclei familiari
che condividono l’abitazione con altri nuclei parentali, ma di fatto distinti.
“La questione sarà affrontata al più presto – ci riferisce il sindacalista Alba
– con l’Amministrazione comunale, in uno con quanto elaborato nella piattaforma
rivendicativa del movimento”.
Ora, al di là degli aspetti formali che condizionano l'attribuzione del
reddito di cittadinanza, bisognerebbe sciogliere il nodo sulla ratio della
misura: o essa è un riconoscimento di contrasto sic et
simpliciter della povertà o uno strumento di politica attiva del
lavoro. Per quanto ci riguarda noi siamo per un reddito di base universale
incondizionato. Ma se l'attuale RdC è congegnato come misura attiva del lavoro
allora i "Centri per l'impiego - come sostiene Maurizio Bongiovanni
- devono avere una funzione strategica nel sistema di collocazione al lavoro,
avendo riferimento esclusivamente allo stato di disoccupazione dei
soggetti iscritti nelle liste di collocamento, sganciando la
posizione individuale dall'ammontare reddituale complessivo del nucleo familiare,
al fine dell'attribuzione del diritto al reddito di cittadinanza". Diritto
che dovrebbe rimane in essere fino a quando "i
Centri - conclude il portavoce sindacale - non avranno ricollocato i
disoccupati nel mercato". Insomma, nulla di rivoluzionario, ma una misura
pro-attiva del lavoro denominata flexsecurity già applicata
in quasi tutti i paesi dell'Unione europea.
Rimane ancora aperto sul terreno vertenziale la questione
dell’istituzione del tavolo permanente già sottoposto all’attenzione dell’autorità
prefettizia, ritenuto un atto propedeutico per aprire uno spazio democratico
partecipativo dal basso per decidere sulle possibili scelte
politiche-economiche da adottare per uscire fuori dal tunnel della
miseria.
Come scrivono I Nastrini sulla loro pagina
social: È arrivato il momento di progettare il nostro futuro, fino a
oggi dimenticato.