lunedì 8 novembre 2021

MOVIMENTI POPOLARI: GREENPASS\NEGAZIONISMO\PANDEMIA\

-Renato Franzitta-

 CONTRO L'INVENZIONE DELLA DITTATURA SANITARIA 
 CONTRO IL MOPOLIO DI BIG PHARMA 

VACCINO COMUNE UNIVERSALE 

                                              Dopo quello di Antonio Minaldi Della impossibile dittatura sanitaria pubblichiamo l'intervento di Renato Franzitta che riprende il tema sulle libertà a partire dalle questioni insorte a seguito della crisi epidemiologica, facendo un quadro sulla natura politica dei movimenti popolari, di per sè non  riconducibili ad una opposizione in senso anticapitalistico. Certo si può essere più o meno d'accordo su ogni singolo giudizio, ma non c'è dubbio che in generale i movimenti "antisistemici" considerati  effettivamente sono ben lungi dall'essere classificabili nel solco della critica alternativa al dominio del capitale    


In questo ultimo decennio abbiamo assistito al susseguirsi di movimenti “antisistema” che hanno interessato strati popolari diversi; movimenti caratterizzati da una presunta antipolitica, che mai ha messo in discussione il sistema capitalista. Basta ricordare i primi grillini con il loro vaffà, dove l'unico nemico era il politico poltronista che assorbiva risorse pubbliche e mai è stata indicata l’accumulazione capitalista; per non citare il movimento dei forconi, guidati da padroncini mafiosi o apertamente fascisti, che avevano come obiettivo il mantenimento di propri privilegi. Per poi guardare i gilet gialli d'oltralpe, apertamente reazionari, anche se attraversati da diverse frange antagoniste rese però marginali nel contesto generale.

Oggi il movimento no greenpass si muove in un ambito che non ha nulla a che fare con le rivendicazioni e le aspettative dei ceti popolari. Anzi, davanti all'inasprirsi della stretta economica, con l'aumento delle tariffe e delle bollette anche del 40%, di fronte alla “liberalizzazione” voluta da Draghi dei licenziamenti di massa (esempi eclatanti la Whirlpool e la GKN, ma sono centinaia le aziende che licenziano in Italia), di fronte all’ennesimo attacco all’età pensionistica con quota 102  (in pensione dopo i 64 anni) e 104 (in pensione dopo i 66 anni) che inaspriscono la stessa famigerata    legge Fornero, di fronte all’attacco al reddito di cittadinanza, unico salvagente per centinaia di migliaia di famiglie disagiate, i no greenpass si sono mobilitati unicamente per la “difesa” della “libertà” dell’individuo, libertà di non vaccinarsi, inventandosi una dittatura sanitaria, distraendo l’attenzione dai reali problemi che attanagliano il Paese, deviando in modo notevole l’interesse dei lavoratori e dei ceti popolari dai reali problemi, nascondendo il vero nemico di classe.

Il dato significativo del carattere reazionario di questo movimento è emerso in modo palese il 9 ottobre quando è stato indicato come obiettivo concreto da colpire la sede della CGIL (dal loro punto di vista il sindacato rosso) e non le sedi delle consorterie padronali. Il movimento si è caratterizzato come reazionario non soltanto per la presenza di centinaia di attivisti e dirigenti di Forza Nuova e Casa Pound, ma per il fatto che in migliaia hanno seguito le indicazioni di questi squallidi individui che da piazza del Popolo a Roma hanno trascinato un intera manifestazione all’assalto della sede nazionale della Cgil.

Un'ondata sospinta da una falsa accezione del concetto di "libertà", che viene tradotto quale gretto e   ottuso arroccamento di ognuno all’interno del proprio personale castello di paure ancestrali, per non ridurla ad una mera manifestazione di complottismo e, in sostanza, da un dichiarato antagonismo alla scienza comunque sia, e ancor di più da una "visione" del rapporto uomo/scienza pre-illuministica e strutturalmente illogica, irrazionale e oscurantista.

Il movimento è reazionario perché mette al primo posto la “libertà” individuale contro il bene comune. La possibilità di non vaccinarsi e di potere andare ovunque senza limiti viene sbandierata come “libertà”, senza tenere conto che c’è in atto una pandemia che ha fatto più di 5 milioni di vittime nel mondo e più di 132 mila morti in Italia. I no greenpass di fatto negano l’esistenza della pandemia stessa e contestano in modo becero tutte le norme di prevenzione quali le mascherine e il distanziamento. Questo è ben accetto da parte della dirigenza capitalista che vede nelle norme di prevenzione pandemica un freno allo sviluppo economico e alla accumulazione di capitale.

Già nell’inverno-primavera 2020 i vari governatori leghisti e la stessa Confindustria negavano la pandemia per potere continuare a produrre ed ad accumulare profitti. A causa di questa scellerata visione migliaia di lavoratori sono stati costretti ad andare a lavorare in piena crisi pandemica mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei propri cari, come gli operai della logistica, costretti a lavorare e morire durante il lockdown, senza alcuna protezione, senza controllo e distanziamenti, senza tracciamenti e sanificazioni. Lavoratori sfruttati come schiavi, mentre l'Italia cantava e suonava sui balconi.

So bene che il greenpass serve da supporto per tamponare le deficienze del sistema di tutela della salute: oggi chi ha costretto i lavoratori a rischiare la vita durante il lockdown, vuole voltare pagina e vuole ancora che si vada a lavorare con un certificato vaccinale diventato invece una malevola coperta per coprire il disinteresse assoluto di ogni protocollo.

La pandemia ha messo a nudo le colpevoli fallanze del sistema sanitario in Italia e in occidente in generale, sistema sanitario basato più sulla cura che sulla prevenzione. Ad aggravare il tutto in Italia è stata la sciagurata regionalizzazione della sanità, che non ha permesso un efficace intervento immediato a livello centrale. Gli ospedali sono stati colti impreparati e si è gestita l’emergenza nel caos. Ma il fatto grave sta che in quasi due anni di pandemia non è stato potenziato il sistema sanitario nazionale. La sanità di base è ancora al palo, non sono stati costruiti nuovi reparti speciali per il covid, costringendo, in caso di aumento del tasso di infettività, a limitare al massimo, fino al respingimento, i ricoveri di tutti quei casi non riconducibili al covid come pazienti cardiopatici, oncologici, dializzati, ecc. Né è stato rafforzato il personale sanitario sia infermieristico che medico. Né è stato fatto un intervento reale per il dimezzamento delle classi pollaio nelle scuole di ogni ordine e grado, né c’è stato l'aumento dei mezzi per il trasporto pubblico.

Ho già denunciato che il sistema capitalista ha usato i provvedimenti di lockdown, oltre all'obiettivo di fermare la circolazione del virus, per l'irreggimentazione, la subordinazione, l'abitudine all'obbedienza, per affinare i meccanismi di produzione del comando e dello sfruttamento capitalista.


Il ruolo dei movimenti antagonisti e anticapitalisti è quello di lottare per ottenere la tutela della salute di tutti. Questo passa da una dura battaglia per togliere il monopolio dei brevetti alle grandi case farmaceutiche e rendere di dominio pubblico le scoperte scientifiche contro le pandemie e le relative tecnologie per produrre vaccini e farmaci. La vaccinazione di massa è uno strumento efficace per contrastare la pandemia, ma questa deve essere fatta a livello globale per raggiungere almeno il 90% di vaccinati nel Pianeta. Questa battaglia va condotta rivendicando il rafforzamento della medicina di base e di prossimità, l'aumento del personale sanitario, la salvaguardia della salute nei posti di lavoro e nel sociale.

La pandemia è figlia della devastazione capitalista del Pianeta, che viene saccheggiato quotidianamente per la fame di profitto delle lobby capitaliste. Bisogna denunciare a gran voce che la fame di profitto capitalista sta portando il Mondo verso la catastrofe, le pandemie sono una delle conseguenze che siamo costretti a contrastare ora e in futuro.

Contro le scelte scellerate del Governo Draghi l’unica risposta attualmente data sul piano nazionale è stato lo sciopero del sindacalismo di base e conflittuale dell’11 ottobre scorso. In tutta Italia sono scesi in piazza migliaia di lavoratori con una precisa indicazione: il problema è la gestione capitalista dell’emergenza.

Certamente le mobilitazioni dell’11 ottobre sono state ben poca cosa rispetto alle mobilitazioni sindacali degli anni passati, ma dopo il lockdown, le zone rosse, arancioni e gialle vedere scendere in piazza i lavoratori, seppur una minoranza, è stato un momento molto significativo.

Certamente queste mobilitazioni non hanno nulla a che spartire con quelle dei no greenpass che non riescono a guardare oltre alla limitazione di propri piccoli privilegi intaccati dalle norme anti covid. Mobilitazioni no greenpass organizzate anche da sindacati di comodo come il fascista FISI (che ha promosso lo sciopero a tempo indeterminato contro il greenpass) che danno il pretesto per una stretta repressiva e autoritaria contro qualsiasi forma di protesta diversa da quella “prevista” dai governanti, come è avvenuto con la risoluzione della Commissione di Garanzia che per la prima volta ha stabilito che i lavoratori che hanno aderito allo sciopero ad oltranza indetto dal FISI sono stati assenti ingiustificati, non coperti dall’articolo 40 della costituzione, e quindi passibili di licenziamento, creando un pericolosissimo precedente.

Falsa è l’affermazione, sentita più volte anche da esponenti di sindacati di base, che “oggi in Italia i lavoratori sono costretti a pagare per lavorare”, barattando una scelta individuale all’esposizione al virus come diritto alla libertà. Oggi il problema fondamentale nei posti di lavoro e nel sociale è garantire la sicurezza per la salute di tutti. La vaccinazione di massa è un mezzo efficace, anche se non risolutivo. Chi non vuole vaccinarsi per paure ancestrali o per teorie negazioniste deve dimostrare di essere immune e quindi deve fare periodicamente i tamponi. Ogni scelta individuale  ha un costo, e questo non può essere addossato alla collettività. Tutti i fondi disponibili devono essere indirizzati per il rafforzamento della sanità pubblica e non deviati verso le scelte individuali.

Unica alternativa può essere quella di strappare alla controparte padronale l’onere del costo dei tamponi, ma questo è un problema che riguarda i rapporti di forza fra sindacato e padronato.

Le piazze novax, mascherate più o meno da no greenpass, non possono essere considerate in alcun modo un elemento di positività. Lo schierarsi contro lo Stato, a prescindere dai contenuti e dai componenti della piazza, è irrazionale e prepolitico.

L’isteria collettiva, prodotta dalla paura di vaccinarsi, produce la distrazione di massa, incentiva l’antipolitica, mette nella stessa barca elementi fino ad ieri incompatibili, nascondendo i veri  obiettivi che il mondo del lavoro deve perseguire: fare rispettare i protocolli anticovid, denunciare la   mancanza di controlli sanitari, fare rispettare le distanze, pretendere le protezioni individuali.

Ci permettiamo ora una punta di polemica, ci togliamo un sassolino dalla scarpa, nei confronti di chi preferisce invece camminare a fianco di chi inneggia a Bolsonaro, al “giù le mani dai bambini” (???), a pagliacci televisivi in cerca di visibilità, alla bandiera "rivoluzionaria" di Qanon o alla bandiera della Romania come notoria immagine di libertà ... per non parlare delle organizzazioni neofasciste che ovviamente si buttano in quest'avventura perché è quello il mare di una vandea qualunquista di destra dove loro possono nuotare.

Questa è solo una facile semplificazione in risposta a chi sostiene che se non sei schierato contro il green pass in quanto tale stai dalla parte dei padroni. Ma lasciamo questi idioti politici a crogiolarsi nel proprio infantilismo, questo sì la quintessenza della radicalità, che però, ed è questo  il vero dato negativo, rende impossibile un confronto ora e in futuro perché manca il presupposto della condivisione di evidenti dati oggettivi.

Ed è qui che crediamo possa vincere la borghesia, con questa arma di divisione e distrazione di massa se non ci si ferma a riflettere e fotografare la realtà da un punto di vista materialista.


le parti in corsivo sono tratte dal documento de I compagni e le compagne del Csa Vittoria di Milano che ringrazio