venerdì 21 dicembre 2018

schede \MARCO SCAVINO. POTERE OPERAIO [Alberto Pantaloni] la storia la teoria


\ La tesi principale sostenuta da Scavino è che l’elaborazione teorica dell’operaismo, nata all’inizio degli anni Sessanta e proseguita lungo tutto il decennio, abbia prodotto diversi tentativi di dare organizzazione e prospettiva rivoluzionaria alle lotte operaie dell’epoca e che Potere Operaio sia stato quello più genuino, più conseguente sul piano politico. Al tempo stesso, proprio l’esaurirsi del progetto politico di PO rappresenta secondo l’autore, la dimostrazione del fallimento di questi tentativi (epilogo che accumuna Potere Operaio ad altri gruppi “gemelli”, anche se ideologicamente più spuri, come ad esempio Lotta Continua)


Il primo volume si divide in due parti. Nella prima viene inizialmente analizzato il retroterra teorico di PO, attraverso l’elaborazione e l’esperienza delle riviste operaiste che si sono succedute: dai “Quaderni Rossi” (dal 1961 fino alla spaccatura interna del 1963), passando poi per “Classe Operaia” (1964-1967) e l’effimera esperienza di “Contropiano” (nata nel 1968 dalle ceneri di “Classe Operaia”, ma che già nello stesso anno e dopo solo due numeri vedeva lasciare uno dei suoi fondatori, Toni Negri, per dissidi interni). L’autore prosegue poi ricostruendo la formazione di quello che oggettivamente sarebbe diventato il central core di Potere Operaio, cioè il gruppo di Marghera, composto da alcuni militanti politici legati inizialmente al Psi (Negri, Bianchini, Tolin, ecc.) e da diversi attivisti sindacali e avanguardie di fabbrica (fra i quali svetta la personalità di Italo Sbrogiò). Si trattava di un gruppo che, prima attraverso il giornale socialista “Progresso veneto” e poi, a partire dal 1° maggio 1967, con “Potere Operaio” di Marghera, aveva messo in piedi un vero e proprio intervento politico nelle mobilitazioni operaie della zona, acquisendo man mano una certa consistenza organizzativa e uscendo da una dimensione esclusiva da gruppo di intellettuali, seppur militanti. La prima parte del libro termina poi con l’esplosione del Sessantotto e l’incontro del gruppo di Marghera col movimento studentesco, sia veneto, sia soprattutto romano (attraverso le figure di Piperno e Scalzone). La seconda parte affronta il periodo in cui il gruppo cerca di accelerare sul piano dell’organizzazione politica, prima con la nascita del giornale “La Classe”, poi con la partecipazione alle lotte autonome che esplosero alla Fiat nella primavera del ’69, ancora con l’esperienza dell’Assemblea operai-studenti a Torino nell’estate-autunno del ’69, infine con le contraddizioni che all’interno di essa emersero con l’altra area politica che si stava formando in quel momento, legata al movimento studentesco torinese e trentino e al Potere Operaio toscano, e che avrebbe dato poi vita a Lotta Continua. Fu a cavallo di questi eventi che fu presa la decisione di fondare un nuovo settimanale, questa volta nazionale e non solo veneto, che avrebbe sostituito “La Classe”: “Potere Operaio”. Il volume si conclude con l’esperienza fallimentare di fusione col Manifesto (convegno operaio di Milano, 1971) che, al di là degli esiti per l’appunto negativi (per molti versi anche prevedibili, viste le profonde differenze di impostazione teorica e di visione strategica) dà conto di come le questioni della costruzione di un movimento politico veramente di massa e della lotta per il “potere” fossero diventati quelle centrali per PO.
L’operazione culturale fatta da Marco Scavino su questa prima fase della vita di Potere Operaio non è solo cronologica, l’autore non si limita esclusivamente a una ricostruzione in ordine temporale degli eventi, sebbene ovviamente egli ci ricordi che questa rappresenta la linea su cui il libro si muove.

*recensione di Alberto Pantaloni  (“Quando l’operaismo si fece progetto politico: la storia di Potere Operaio”)per Effimera 
MARCO SCAVINO, Potere operaio. La storia. La teoria”, DeriveApprodi, Roma 2018, pp. 185,vol. I