venerdì 22 gennaio 2021

SOVRANITÀ LOTTIZZATA

-Turi Palidda -

   il controllo sociale delle multinazionali 

Democrazia condizionata, dispositivi di comando e sabotaggio oligarchico in favore dei processi capitalistici transnazionali.
Ma il cd. "populismo di sinistra" è una illusione tatticistica destinata
 a soccombere, tanto quanto le ideologie identitarie di destra, inneggianti alla conservazione dei valori della tradizioni popolare e che beneficiano, comunque, di una maggior presa politica in termini di consenso, giacché raggiungono direttamente le viscere etnologiche reazionarie   


La sovranità è un fatto politico totale[1] prodotto dal processo di affermazione del dominio di pochi su molti. Quindi sovranità e dominio sono di fatto sinonimi[2]. Il dominio di pochi si impone perché questi possiedono saperi, mezzi e forze che i dominati non hanno. All’origine di questo fatto politico sociale nell’antichità si situa l’emergere dei maschi capaci di produrre e usare armi, cacciare e quindi assoggettare chi non ha questi strumenti e capacità, cioè sia i maschi non aggressivi, sia le donne in generale e ancora di più disabili[3] e tutto il mondo animale e la stessa natura in genere (su quest’ultimo aspetto si veda anche Murray Bookchin, 2017, 2021[4]). 

La sovranità su un territorio e sulle persone che vi abitano si esercita attraverso molteplici dispositivi e istituzioni o attori istituzionali. Il primo dispositivo è il quadro normativo che definisce lo stato di diritto (sia esso reazionario o “democratico”). Lo stato sovrano si traduce quindi in una panoplia di figure di sovranità specifica: in uno stato detto democratico il parlamento dovrebbe essere sovrano rispetto a tutto; il governo è sovrano rispetto ai ministeri; il ministro è sovrano rispetto al campo di sua competenza; i genitori sono sovrani rispetto ai figli, l’insegnante è sovrano rispetto agli alunni, il giudice è sovrano nell’aula del tribunale, la polizia è sovrana rispetto alla popolazione, il padrone di una attività economica è sovrano rispetto a questa attività e rispetto ai suoi dipendenti sulla base del contratto che ne regola il lavoro e anche sulla base dell’effettivo rapporto di forza (che può dare al padrone molti più poteri di quanto siano previsti dal contratto di lavoro - obbliga a lavorare più dell’orario previsto ma non paga questo straordinario ecc. - e per questo può anche far ricorso a power brokers o caporali).

Nei fatti ogni sovranità è sempre limitata cioè condizionata dalle mediazioni indispensabili affinché il dominio sia accettato, goda cioè di consenso. L’importanza di questi condizionamenti e mediazioni dipende dai rapporti di forza.

A livello macro-politico la sovranità di uno stato ècondizionata dai suoi rapporti di forza rispetto agli altri stati. A livello nazionale e locale la sovranità del dominio capitalista può essere subappaltata a forze private (come è il caso delle mafie).

L’Italia è sempre stata un paese a sovranità molto limitata perché nasce come concessione delle potenze allora dominanti e non ha abbastanza risorse essendo un paese relativamente piccolo e con forze interne che hanno interessi diversi da quelli nazionali (non è uno stato-nazione e la chiesa cattolica mantiene una forte egemonia sulla popolazione oltre ad avere importanti beni materiali). 

L’Italia è uno dei tre paesi che hanno perso la II^ guerra mondiale e quindi paga un ulteriore limitazione della sua sovranità anche perché lo spazio geostrategico in cui si situa passa sotto il dominio della nuova potenza mondiale cioè gli Stati Uniti, dominio sancito anche dagli accordi di Yalta. Nei fatti la sovranità italiana del secondo dopoguerra è lottizzata: la difesa militare e gli affari esteri sono subordinati all’alleato-dominante (gli Stati Uniti) e gli affari interni sono governati dal partito-stato (cioè la DC) che governa anche con il sostegno della Chiesa cattolica a cui concede tanti privilegi e l’egemonia sul sociale (tranne quella parte che è conquistata dalle sinistre).

Da allora l’Italia coltiva l’aspirazione non già a una vera e propria riconquista della effettiva sovranità nazionale ma all’autonomizzazione rispetto all’alleato-dominante. Questa prospettiva riesce solo in parte e in certi periodi ma sostanzialmente non ha speranze perché i gruppi di potere italiani sono quasi tutti coinvolti in processi di transnazionalizzazione che quindi non supportano alcuna strategia nazionale ma anzi a volte la sabotano scientemente.

 

In realtà tutti gli stati hanno perso parti di sovranità sin dagli anni ’70 a causa dello sviluppo del liberismo globalizzato che è per definizione “meno stato più mercato”. Questo non vuol affatto dire che lo stato scompaia, al contrario alcune sue competenze e facoltà sono rafforzate, in particolare tutto ciò che riguarda il controllo sociale attraverso le polizie e la magistratura (repressione e penalità). In realtà questo controllo sociale è sempre più asservito agli interessi privati per continuare a imporre un dominio liberista globalizzato che accentua sempre più l’asimmetria di potere, di ricchezza e di mezzi e quindi anche la povertà e il ritorno a forme di neo-schiavitù.

Allo stesso tempo il crescente interesse del mercato induce le multinazionali a impadronirsi del controllo sociale grazie alle nuove tecnologie (vedi documentario La società di sorveglianza: 7 miliardi di persone sospette). Il dominio passa attraverso le stesse merci e fagocita il popolo consumatore annichilendone ogni barlume di capacità critica o di resistenza.  

Ne consegue che lo stato di oggi tende meno ad articolare il suo dominio fra biopolitica (il lasciar vivere per meglio sfruttare e disporre di bravi cittadini che pagano le tasse e si riproducano) e la tanatopolitica (il lasciar morire perché umanità già usurata o in eccesso). Il dominio liberista globalizzato non ha più bisogno di praticare il governo pastorale, l’umanità da “usa e getta” abbonda e anzi è in eccesso e nessun dominante vuol ridistribuire la sua ricchezza.

 

Dal punto di vista dei dominati è evidente che sovranità e dominio sono nemici che negano ogni sorta di emancipazione economica, sociale, culturale e politica.La sovranità non può che essere antitetica alla democrazia effettiva; nei fatti la democrazia borghese auspicata dai sinceri liberal-democratici  – che erano sempre contro le guerre (vedi Schumpeter, Polany, Keynes ecc.) – è non a caso approdata a una eterogenesi che si traduce in sempre meno spazi di partecipazione politica e sempre meno possibilità di rivendicare e negoziare l’emancipazione economica, sociale, culturale e politica dei subalterni. Infine, c’è sempre più tendenza del potere di optare per la gestione violenta del suo dominio anziché per la gestione pacifica, paternalista o negoziata.

L’accezione di popolo non può che essere ambigua per il fatto stesso che si tratta di un’entità indistinta che ingloba tutti gli umani che fanno parte della società. Il cosiddetto populismo di sinistra è una illusione tatticistica destinata al fallimento anche perché di fatto pretende competere con quello di destra che ovviamente ha gioco facile proprio perché può manipolare il “comune sentire” e parti della culturale folklorica ancor di più oggi grazie alla potenza dei social media e l’erosione delle dinamiche collettive antagoniste al dominio. 

La presa del potere porta inevitabilmente a sostituire il sistema di dominio con un altro che finisce per riprodurre … dominio (a cominciare dalla nomelklatura -fra altri si veda Dardot e Laval [http://effimera.org/la-circonstaziata-critica-di-dardot-e-laval-contro-la-sovranita-di-laurent-mauduit/].

Ovviamente, il comunismo compiuto potrà forse essere realizzato solo quando la maggioranza degli esseri umani disporrà di saperi, mezzi e forze per autogovernarsi e autodisciplinarsi senza bisogno di polizie, giudici, carceri ecc. Utopia

 



[1] L’accezione di “fatto politico totale” deriva dalla ridefinizione di “fatto sociale totale” di Marcel Mauss che a sua volta riscrive l’idea di “fatto sociale” di suo zio Emile Durkheim perché troppo a rischio di essere interpretata in chiave meccanicistica e quindi deterministica.

[2] Ho cominciato a interessarmi alla questione della sovranità all’inizio degli anni ’80 per la mia tesi di laurea e poi per quella di dottorato entrambe all’EHESS di Parigi. Cfr. https://www.academia.edu/33997534/Lanamorphose_de_lEtat_de_droit_pdf

[3] Cfr. Sociologia e antisociologia, libreriauniversitaria, 2016

[4] Cfr. M. Bookchin, L’ecologia della libertà, Elèuthera, Milano, 2017; M. Bookchin, Per una società ecologica, elèuthera, Milano, 2021 e ) e S. Varengo, La rivoluzione ecologica. Il pensiero libertario di Murray Bookchin, Zero in Condotta, Milano, 2020.