-Agostino
Mantegna\Andrea Tiddi-
“Reddito di cittadinanza verso la società del non lavoro” introduzione
il lavoro salariato
diminuisce, ma il livello di sfruttamento sociale aumenta: ognuno di noi è
creditore nei confronti del mondo del profitto, creditore di vita. Quando anche
il nostro ozio diventa produttivo e la nostra creatività è messa al lavoro,
quando il lavoro si estende oltre il lavoro, la produzione oltre il tempo di
lavoro, ognuno di noi, direttamente o indirettamente, come produttore Reddito
di cittadinanza e come consumatore, partecipa, innova, contribuisce alla
produzione sociale
Per quel che ci
riguarda vorremmo fosse estinto per intero quel credito che abbiamo stipulato
involontariamente con il capitale, con il suo sistema di sfruttamento: per il
momento, però, ci potremmo anche accontentare di un atto simbolico, un atto di
buona volontà da parte sua: un reddito universale e incondizionato, un reddito
di cittadinanza per tutti e per tutte !
Gli chomeurs parigini, le “tute
bianche” a Roma, i disoccupati di Napoli: da più parti si agita le mot d’ordre del reddito di
cittadinanza. Anche a livello istituzionale si stanno muovendo delle forze che
si indirizzano verso la soluzione della disoccupazione strutturale attuale
mediante interventi ridistributivi di parte della ricchezza nazionale a favore
delle “fasce più deboli” della società. Viste da un’ottica così lontana
potrebbe sembrare che le differenze politiche siano impercettibili. Di fatto uno
sguardo più ravvicinato ci permette di scorgere tra le proposte di
ridistribuzione non solo delle crepe, delle fratture, ma dei veri e propri
canyon tanto è grande la distanza di ragionamento e divergenti le prospettive
politiche che le differenziano. Differenze che si proiettano inevitabilmente
sulla definizione e la formulazione concreta delle ipotesi. La stessa
cartografia dei modi nei quali l’ipotesi redistributiva della ricchezza sociale
viene connotata nominalmente dovrebbe far rilevare immediatamente anche le
differenze di sostanza (le differenze strategiche) tra le posizioni in campo:
reddito di cittadinanza o reddito universale, reddito minimo di sussistenza o
reddito minimo garantito. I nomi nascondono o, più semplicemente, sottendono le
strategie politiche. Quando si avanza una battaglia politica, quando si
definisce una proposta di lotta bisogna chiedere a se stessi tre cose
indispensabili: in primo luogo, la definizione del campo di battaglia
(l’analisi delle forze sociali in lotta e della loro composizione); in secondo,
lo spiegamento delle truppe e il sistema delle alleanze (la determinazione
delle strategie politiche in gioco); in terzo luogo, bisogna armarsi di
concetti (come strumenti-incursori nel territorio sociale). In sostanza non si
dovrà mai poter scambiare per territorio amico l’accampamento dell’avversario.
Ci sembra il momento di tentare una se pur sintetica approssimazione
cartografica del campo di battaglia. Nel breve opuscolo che segue si tenterà la
strada della definizione “politica” della questione del reddito di cittadinanza
che, come ricorda Andrè Gorz , “è vecchia quanto la rivoluzione industriale
stessa o, se si preferisce, quanto la disgregazione della società operata dal
capitalismo” (1992: 223-224). Ed è proprio questa “disintegrazione” oggi più
che in altri tempi feroce della storia del capitalismo che ha rimesso in
circolo l’annosa disputa sul ruolo che questo istituto sociale può avere per
controbilanciare lo smottamento che sta mutando da cima a fondo il carattere della
società che abbiamo visto costituirsi negli altri ultimi duecento anni. Il
punto di partenza è quello di afferrare le coordinate dell’attuale dibattito
tentandone un’articolazione che faccia emergere la posta “politica” in gioco.
Ed è per questo che prima di enucleare le posizioni è necessario farle
procedere da due brevi excursus su
quelli che sono i presupposti fondamentali del dibattito sulla questione del
reddito di cittadinanza. Dibattito che fa perno attorno a quelle che chiameremo
“crisi della società del lavoro” e “crisi del sistema del Welfare state”.
Questi sono i due assi lungo i quali scorre tutta la discussione contemporanea.
Il superamento della “società salariale” e il “superamento dello stato
assistenziale” formano un triangolo con la questione del reddito di
cittadinanza.