sabato 18 maggio 2019

CITTÀ E AUTORGANIZZAZIONE

ri-costruire processi democratici 

dentro la crisi della democrazia 
        

 [Carlo Cellamare]

  ri-significazione dei luoghi come  valore simbolico degli spazi   

 Roma 24 maggio 

Auditorium MACRO ASILO  

 Lectio Magistralis dell’urbanista  Cellamare 
una occasione per ascoltare di persona uno   straordinario racconto  di  vita  



 che le  cronache dei media mainstream 
non trovano interessante  

A Roma si moltiplicano le esperienze di autorganizzazione, non soltanto legate alle occupazioni a scopo abitativo. Una mappa realizzata recentemente delle diverse pratiche a Roma restituisce un mondo ricco e complesso, ancorché parziale (Brignone, Cacciotti, 20181).
D’altra parte, non solo a Roma, ma anche nel resto d’Italia e all’estero (Hou, ed, 2010), emergono diffusamente nelle città pratiche e processi di autorganizzazione. Le città sono attraversate da pratiche e processi di riappropriazione in cui gli abitanti, organizzati o meno in comitati e associazioni, “producono” o “riproducono” spazi, trasformandoli in “luoghi”, anche recuperando e riutilizzando spazi abbandonati, degradati o inutilizzati, e rimettendoli nel “ciclo di vita” della città, attraverso azioni di cura, ricostruzione, gestione responsabile, manutenzione, ecc. (Cellamare, Cognetti, 2014). I processi di riappropriazione sono anche processi di ri-significazione dei luoghi, ovvero processi che ridanno un valore simbolico agli spazi, che ricostruiscono una relazione di significato tra lo spazio e il vissuto. Sono esperienze in cui si esprimono forme diverse di autorganizzazione, dalla riutilizzazione di spazi per la produzione culturale agli orti e ai giardini condivisi o autogestiti, dai servizi autogestiti di quartiere (comprese palestre e attività sportive) alle fabbriche recuperate, dalle occupazioni a scopo abitativo alle piazze riabitate e rivissute. Sono esperienze che esprimono una capacità di futuro (Appadurai, 2013).
Le forme di autorganizzazione rivelano sicuramente grandi potenzialità. In primo luogo esprimono un protagonismo sociale che comporta l’attivazione di importanti capacità sociali di organizzazione. In secondo luogo, permettono di costruire tessuto sociale e valori simbolici. Svolgono inoltre un servizio “per” e “sui” territori. Essi sono poi l’espressione di processi che mirano a ricostruire processi democratici dentro una fase storica di crisi della democrazia. E, in questo, di fatto sono i luoghi dove oggi si produce veramente politica. Si tratta di una politica che potrebbe essere definita “significante” in quanto veramente in grado di esprimere i significati emergenti e pertinenti alle condizioni sociali di vita quotidiana, quel “magma di significati sociali emergenti” che Castoriadis (1975) associa alla “società istituente”.
D’altra parte comportano alcuni problemi e alcune ambiguità, relativamente ad alcuni aspetti della “città fai-da-te”: il rischio di sostituirsi al “pubblico” e di coprire una carenza; il carattere di democraticità o meno dei processi interni di organizzazione e decisione; le differenti “culture di pubblico” che esprimono; i processi di inclusione o esclusione che innescano; il rischio di attivare dinamiche di controllo sui territori. Il punto più debole è sicuramente legato al carattere sostitutivo nei confronti delle carenze o delle assenze dell’amministrazione pubblica, di cui sono spesso una risposta.
1 Cfr. a questo proposito l’ultimo numero della rivista Tracce Urbane, dedicato al tema “città e autorganizzazione”, dove è stata pubblicata la mappa citata ma anche diversi altri articoli sul tema (https://ojs.uniroma1.it/index.php/TU)

Hou J. (ed., 2010), Insurgent Public Space. Guerrilla Urbanism and the Remaking of Contemporary Cities, Routledge, Taylor & Francis Group, London – New York

Cellamare C., Cognetti F. (eds, 2014), Practices of Reappropriation, Planum Publisher, Milano

Appadurai A. (2013), The Future as Cultural Fact. Essays on the Global Condition, Verso, Londra

Castoriadis C. (1975), L’institution imaginarie de la societé. II: L’imaginaire social et l’institution, Editions du Seuil, Paris

estratto da “Viaggio dentro la città che fa da sé” Carlo Cellamare,  docente di Urbanistica presso l’Università La Sapienza di Roma