mercoledì 24 ottobre 2018

scie \RIPRISTINO EFFETTIVO DELLA PROGRESSIVITÀ IMPOSITIVA

 FLAT TAX: EQUITÀ FISCALE O RENDITA FINANZIARIA?
- andrea fumagalli -  

\Come dimostrano i dati economici, l’Italia non è affatto a rischio di insolvenza, così come paventa la campagna mediatica "unificata", la quale de facto sta spianando la strada alla speculazione finanziaria. Infatti, da un lato, all’elevato debito pubblico fa da contraltare uno dei più bassi valori del debito delle famiglie e delle imprese; dall’altro, il surplus commerciale è superiore allo stesso deficit pubblico del 2,4% in rapporto al PIL. L’allarme lanciato è solo giustificabile sul piano politico e ideologico

Dovrebbe invece fare scandalo che negli ultimi 25 anni sono state promosse politiche  fiscali che hanno ridotto le imposte per le società di capitale e le aliquote sui redditi più alti, aumentato le aliquote sui redditi più bassi, ridotto fortemente la progressività, a vantaggio della rendita finanziarie e dei più ricchi, Tali misure hanno sottratto ingenti risorse al bilancio dello stato favorendo, insieme alla spese per interessi, l’aumento del debito pubblico
Dovrebbe fare ancor più scandalo che a fronte di questa situazione, uno dei cavalli di battaglia di questo governo, sia la “flat tax”

A MÒ DI SCHEDA ESEMPLIFICATIVA
  1. L’Italia non si trova in una situazione di rischio di insolvenza, come gli allarmismi del gotha finanziario vogliono far credere. La campagna mediatica, orchestrata anche da alcuni siti di informazione compiacenti (a destra come a sinistra), ha come scopo principale attivare campagne speculative, assai lucrose per chi detiene il controllo dei flussi finanziari;
  2. Il debito pubblico italiano è stato causato dall’incremento della spesa per interessi (a seguito delle campagne speculative) e da riforme fiscali che hanno favorito un poderoso trasferimento di risorse dalle fasce più povere della popolazioni a quelle più ricche. È quindi del tutto falsa la narrazione dominante che associa la crescita del debito pubblico all’aumento della spesa pubblica, soprattutto nel periodo degli anni ’80 del secolo scorso, quando passò dal 60% a oltre il 120%. Eppure, come correttamente scrive Marco Bersani: “i dati ufficiali sulla spesa pubblica di quel decennio raccontano un’altra verità: infatti, al netto della spesa per interessi, la spesa pubblica italiana è passata dal 42,1% del Pil nel 1984 al 42,9% nel 1994, mentre, nello stesso periodo, la media europea vedeva un aumento dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona dal 46,7% al 47,7%. Ovvero, sia in percentuale assoluta, sia in percentuale di aumento relativo, la spesa pubblica italiana si è costantemente posizionata a livelli inferiori rispetto al resto dell’Ue e dell’eurozona”.
  3. Il debito pubblico è così un”business”: favorisce la rendita finanziaria e coloro che sono già i più ricchi.
  4. L’attuale proposta di manovra finanziaria con l’enfasi sulla “flat tax” non fa altro che contribuire ad alimentare tale business. Solo il ripristino di una tassazione unica per tutti i cespiti di reddito e il ritorno ad una più elevata progressività delle imposte. 

da “Il grande business del debito italiano” di Andrea Fumagalli - Effimera