[toni negri1]
\il conflitto metafisico tra concezione
materialista dell’essere produttivo e concezione mistico-trascendentale
dell’essere negativo \la scelta tra Hobbes e Spinoza, tra fascismo e libertà \la
paura costruttiva dei poveri, degli sfruttati e degli esclusi nella sfida alla
superstizione al dominio per progettare nuova civiltà
La progressiva “rivoluzione
lessicale” che il cd postoperaismo produceva (dall’ ”operaio
massa” all’ ”operaio sociale” alla “moltitudine”), rispecchiava le
trasformazioni dell’essere reale, era cioè ontologicamente fondata.Torniamo dunque su
quella parola indicibile: “ontologia”. Perché averne paura, di questa parola –
analisi dell’essere in quanto essere – quando è evidente che, per i
materialisti, essa null’altro dichiara se non la lezione materialista
dell’essere come produzione? Chi ha paura dell’ontologia quand’essa sia
definita come ontologia della produzione e quindi degli antagonismi sociali?
Possono provare paura solo quelli che non riescono ad essere radicalmente
materialisti. Ora, “ontologicamente fondato” significa qui tre cose. La prima è
che la storia, l’essere determinato è la base ineludibile di ogni lotta di
liberazione e che nella storia residuano le lotte del proletariato, vittoriose
o sconfitte, ed essa è diversamente composta da queste determinazioni. Questo
fondamento storico duro che costituisce il terreno materialista della nostra
analisi, è quanto definito nella “forma” del valore, intesa alla Rubin* (ma
anche nel giovane Marx e nel “materialismo storico”).
La
seconda annotazione insiste sul fatto che questa ontologia è dualista,
antagonista. Essa si sviluppa nella lotta di classe ed investe in tal modo il
rapporto di capitale secondo dimensioni biopolitiche. Sono la vita messa al
lavoro e la vita sottoposta al dominio che qui si scontrano continuamente e
l’ontologia è segnata e mai risolta da questo scontro. Di qui l’illusorietà di
ogni “via di fuga” che voglia far esplodere in maniera istantanea, evenemenziale,
in un immaginario jetz-Zeit, il
rapporto di capitale. No, questo rapporto deve essere lavorato, con continuità,
per aprirlo alla liberazione. È infatti l’intero terreno della riproduzione che
la socializzazione della produzione mobilita. Bisogna lavorare questa ontologia
finché gli sfruttati, i lavoratori, i poveri, gli esclusi non solo avranno la
forza di sovvertire ma anche quella di reinventare il nostro mondo.
Ed è qui
che emerge il terzo punto di questa ontologia: il dispositivo costituente.
Nell’antagonismo si formano forze soggettive, nella storia si produce
soggettività – perché produzione di soggettività è “produzione di produzione”,
è lo sviluppo stesso della storia, vista dalle lotte e nella capacità di
costruire – con le soggettività stesse – ricchezza e libertà. L’essere, in
questo materialismo, non è mai vuoto, mai impotenza; è sempre percorso
dal lavoro e dal desiderio, cioè dalla produttività del lavoro vivo. Risalta
qui il conflitto principe di ogni storia della metafisica: quello fra concezione
materialista dell’essere produttivo e concezione mistico-trascendentale
dell’essere negativo, e viene insistita la scelta necessaria tra Hobbes e
Spinoza, tra fascismo e libertà. La stessa “paura” – che secondo Hobbes
starebbe alla base del trascendentale sovrano – ha infatti una seconda e più
vera definizione che sta alla base della nostra stessa civiltà: la paura
costruttiva, quella ricordata nell’“anno Mille”, quella che, sorgendo dalle
barbarie dell’evo di mezzo, la gente europea ebbe la capacità di superare,
contrastando decisamente la superstizione ed il mito distruttivo che la regge.
Gettandosi, pur poveri, sfruttati ed esclusi, oltre i margini della paura,
della superstizione, del dominio – per costruire civiltà.
* Per “forma del valore” si
intendeva che, quando mutavano le grandezze del valore (ed andasse in crisi la
“legge del lavoro-valore” come strumento di misura della valorizzazione) e la
sostanza del valore, cioè il rapporto che stringeva la qualità del lavoro
produttivo (ora sempre più immateriale) al comando capitalista, ciò comportava
la modificazione dell’involucro complessivo del dominio del capitale.
1 - dall’intervento pronunciato a Cambridge il 25
aprile 2017
pubblicato su EuroNomade.info col titolo “POSTOPERAISMO? NO, OPERAISMO”