domenica 21 ottobre 2018

schede \ BIFO: "COME DECODIFICARE LA SHITSTORM ?"

SE A DISSOLVERSI È IL GENERAL INTELLECT
[da Gabriella Putignano*]



\ L’inconcepibile – scrive Bifo – sarebbe oggi creare una piattaforma culturale e poetica per costruire e diffondere una comune coscienza di possibile solidarietà tra i cognitari di tutto il mondo (gli odierni neuroproletari)… Eppure, su come farcela a realizzare questo radicale stravolgimento Bifo, con il suo bel libro, rimane terribilmente (e consapevolmente) evasivo


Nel suo ultimo libro, Futurabilità, Franco «Bifo» Berardi si pone, anzitutto, l’obiettivo critico di decodificare il presente, di forgiare concetti per la comprensione di questo nostro mondo; in secondo luogo, intende scrutare la molteplicità di possibili futuri immanenti (la futurabilità, appunto), che implica un divenire altro, una mediazione relazionale e conflittuale.
L’odierno tessuto sociale si presenta, dunque, come una shitstorm (tempesta di merda), pervasa da risentimento identitario, desertificazione del pensiero complesso, autismo corale. È l’infosfera ad essere iper-satura, sovraccaricata e bombardata da stimoli d’ogni tipo, che annientano alla radice la lentezza scardinante della riflessione, il criticismo ponderato del lògos e fanno emergere una seriale ed estemporanea “cultura in polvere” (cfr. A. Appadurai, Modernità in polvere, Cortina Editore, Milano 2012), la demenzialità di urla scomposte e sguaiate.
Tale dinamiche, studiate a fondo da Bifo, si riverberano inevitabilmente nella struttura del contesto lavorativo attuale, la cui comprensione sarà la nostra principale premura. Difatti, nel passato, proprio dell’orizzonte fordista, assistevamo, sì, ad una riduzione del sé a corpo muto e ad una espropriazione del tempo vissuto, ma v’era al contempo una chiara definizione di “classe”, in grado di far vivere e vibrare concetti patici quali la compattezza unitaria, la coesione sociale, la reciproca complicità. A partire dagli anni Ottanta in poi, abbiamo un’importante torsione: il lavoro si “mentalizza”. Non riguarda più solo l’operaio padre di famiglia, le cui mansioni erano ben scandite dentro la fabbrica, ma un «Quinto Stato» (cfr. G. Allegri-R. Ciccarelli, Il Quinto Stato, Ponte alle Grazie, Milano 2013), fatto per lo più da lavoratori indipendenti, qualificati e mobili.

Se il capitalismo tradizionale si basava sullo sfruttamento dell’energia fisica, adesso esso (in quanto semio-capitalismo) tenta di sussumere la stessa energia nervosa e cognitiva, modellandola ed addomesticandola attraverso lo stillicidio di determinati imperativi: la competizione, la prestazione, il felicismo obbligatorio. Oggi il lavoro tira, pertanto, in ballo risorse immateriali, diviene un processo mentale specialistico, ma rende pure ciascuno di noi un imprenditore di se stesso, uno sterile capitale umano io-centrico in permanente concorrenza con il prossimo. L’intelligenza connettiva – continua Bifo – sembra incapace di agire come intelligenza collettiva (general intellect) e movimento organizzato.

*Per una lettura integrale "Se a dissolversi è il general intellect" clicca  www.alfabeta2.it