giovedì 11 ottobre 2018

thalassa\“ABBIAMO LANCIATO UNA NAVE DI SALVATAGGIO MIGRANTI ”

PER RESISTERE ALLA DESTRA XENOFOBA IN ITALIA
–m. hardt/ s.mezzadra-



\ Mediterranea: un’impresa azzardata come lanciare questa nave di salvataggio dimostra che invece si può fare di più  Il progetto si colloca in un contesto politico in cui il governo italiano ha cercato ripetutamente di bloccare e persino criminalizzare l’assistenza umanitaria. Queste campagne anti-migranti coincidono con l’aumento del razzismo su entrambe le sponde dell’Atlantico

Siamo parte di una rete di attivisti che ha messo in mare la “Mare Jonio”, il nome di una nave di salvataggio che si sta dirigendo verso la zona di “Ricerca e salvataggio” al largo delle coste della Libia. A differenza delle altre navi di soccorso delle Ong umanitarie, bloccate negli ultimi mesi dal governo di Roma, la “Mare Jonio” batte bandiera italiana e a bordo è gestita principalmente da un equipaggio italiano. Questo significa che alla Mare Jonio non può essere legalmente interdetto l’accesso in un porto italiano.
Per coordinare l’operazione è stata creata una piattaforma, Mediterranea, che si pone anche obiettivi più generali: promuovere la discussione e le azioni per contrastare le attuali politiche in materia di migrazione e denunciare il razzismo sempre più aggressivo diffuso in Italia e altrove. Il sito web (mediterraneanrescue.org) fornisce informazioni sui promotori dell’operazione, sui sostenitori e sul modo in cui il progetto viene finanziato.
Il desiderio che ci ha spinto ad aderire a questa missione non è solo quello di contribuire a fornire aiuti umanitari a coloro che rischiano la morte in mare. Vogliamo anche intervenire tangibilmente nel clima politico reso tossico da un razzismo che investe non solo l’Italia, ma molti altri Paesi in Europa e nel mondo. Di fronte a uno stato di emergenza apparentemente interminabile in cui i governi promuovono politiche razziste e reazionarie, spesso con il sostegno delle maggioranze elettorali, abbiamo il dovere di protestare e di resistere per difendere i soggetti vulnerabili e le conquiste del passato.
Troppo spesso, tuttavia, si tende a pensare che non possiamo fare nulla più che questo – resistere.
Per noi, un’impresa azzardata come lanciare questa nave di salvataggio dimostra che invece si può fare di più. Anziché semplicemente reagire alle aggressioni quotidiane dei partiti di governo o tentare di bloccare le manifestazioni dei gruppi xenofobi e fascisti, possiamo e dobbiamo fare un salto di qualità nel pensiero e nelle pratiche, agendo con coraggio fuori dalle strutture politiche stabilite in modo da creare una società diversa, più giusta e democratica.
La Mare Jonio è partita nel giorno in cui cadeva l’anniversario del naufragio del 2013: quasi 400 migranti persero la vita in prossimità dell’isola di Lampedusa. Negli anni successivi a questa tragedia, le politiche italiane ed europee hanno reso il viaggio dei migranti attraverso il Mediterraneo ancora più pericoloso e letale, ostacolando, inoltre, gli sforzi volti a portare loro soccorso e aiuto umanitario. Di conseguenza, il numero dei migranti che muoiono in mare continua ad aumentare, in maniera allarmante.
Il progetto si colloca in un contesto politico in cui il governo italiano ha cercato ripetutamente di bloccare e persino criminalizzare l’assistenza umanitaria. Nel giugno 2018, ad esempio, l’Italia ha respinto l’Aquarius, una nave di soccorso dell’ONG SOS Méditerranée che trasportava oltre 600 migranti soccorsi in mare, rifiutando alla nave l’ingresso in un porto italiano. In agosto, la Diciotti, una nave della guardia costiera italiana, è arrivata al porto di Catania con più di 170 migranti salvati, ma il governo italiano ha a lungo rifiutato di farli sbarcare, di fatto sequestrandoli a bordo. Infine, il primo ottobre scorso Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, noto per aver creato un programma per aiutare e insediare i migranti nella sua città, trasformandola in una vera e propria città-santuario, è stato arrestato per “favoreggiamento all’immigrazione clandestina”.
Le politiche italiane contro i migranti, che questo progetto contesta, corrono parallele per molti aspetti a quelle degli Stati Uniti. Proprio come i governi europei hanno reso la traversata del Mediterraneo più difficile e pericolosa per i migranti, trasformando il mare in un cimitero, così anche la polizia di frontiera degli Stati Uniti ha reso le rotte dei migranti attraverso il deserto piene di asperità e potenzialmente più mortali. Allo stesso modo, la crudeltà della politica di separazione familiare (tra genitori e figli) dell’amministrazione Trump trova eco nello squallore dei campi per i migranti e nella barbarie dei metodi italiani ed europei per rendere insopportabile la vita dei migranti.
Va sottolineato che queste campagne anti-migranti coincidono con l’aumento del razzismo su entrambe le sponde dell’Atlantico. Matteo Salvini, il ministro degli interni italiano che guida queste politiche, dichiara che una parte essenziale del suo programma consiste nel mettere sempre “l’Italia al primo posto”. Rifiutando di permettere ai migranti salvati di sbarcare in agosto, ad esempio, ha fatto eco a dichiarazioni tipiche di Donald Trump: “per me, gli italiani vengono prima, poi il resto del mondo”. Un principio che ha poi messo in atto dispiegando politiche disumane.
E l’Italia, purtroppo, non è sola. I governi di tutta Europa, spinti, in molti casi, dalla crescita delle forze politiche di destra, mettono in atto diverse varianti delle politiche per contrastare le migrazioni. Il presidente Trump può certo guadagnare l’attenzione della stampa internazionale per la sua retorica e per le sue azioni contro i migranti, ma sfortunatamente molti governi europei gli fano concorrenza su questo stesso terreno.
Siamo ben consapevoli del fatto che l’operazione “Mediterranea” è azzardato, non sottovalutiamo affatto le difficoltà che ci attendono. Sappiamo di muoverci da molti punti di vista contro-corrente. Possiamo immaginare che nel caso in cui la Mare Jonio salvasse dei migranti e ne chiedesse lo sbarco in un porto italiano, potrebbe nascere uno scontro con il governo italiano: la nave potrebbe essere bloccata e gli attivisti potrebbero essere persino incriminati per aver aiutato i migranti. Della piattaforma fanno parte giuristi, che ci aiuteranno eventualmente a definire i modi migliori per rispondere a tali eventualità.
Stiamo navigando contro corrente, inoltre, anche nel senso che in Italia, come altrove in Europa e negli Stati Uniti, c’è un’egemonia crescente ostile ai migranti e che, spesso in nome della sicurezza o della salvaguardia dei valori nazionali, chiede di chiudere i confini, di rifiutare l’asilo ed espellere i migranti che già sono arrivati. Questo dato politico rende solo più urgente, a nostro avviso, agire ora con ogni mezzo a nostra disposizione. E il nostro auspicio è che la Mare Jonio riesca a dimostrare che, anche in tempi come questi, non siamo impotenti ma possiamo compiere audaci interventi mirati a una reale trasformazione sociale. Alla fine dei conti potremmo scoprire che l’egemonia della destra è molto più fragile di quanto sembri – che può essere efficacemente sfidata e rovesciata.

Michael Hardt insegna teoria politica nel programma di letteratura alla Duke University, North Carolina
Sandro Mezzadra insegna teoria politica all’Università di Bologna. Insieme sono co-direttori del Social Movements Lab di Duke.
traduzione di Giovanna Ferrara per EuroNomade