-alessandro delfanti-
\Il sindacalismo confederale, così come ieri non
riusciva a parlare con il nascente operaio-massa formatosi dopo la grande
emigrazione meridionale, oggi come allora non è in grado di comprendere
l’operaio-globalizzato venuto fuori dai flussi migratori planetari. Non è un
caso che esso riesca ad organizzare perlopiù – come si evidenzia giustamente
nell'inchiesta - i lavoratori bianchi italiani.
L’inchiesta, richiamando alcuni contesti di lotta vertenziale (Ikea, Gls, H&M) organizzati dal sindacalismo conflittuale di base, mette in luce anche un’altra possibile prospettiva che ci piace definire alquatiana: “in futuro i processi di ricomposizione e le alleanze che sono all’opera in altre aziende potrebbero espandersi ad Amazon, e questo potrebbe essere esplosivo per l’evoluzione dell’economia digitale italiana”[accì]
L’inchiesta, richiamando alcuni contesti di lotta vertenziale (Ikea, Gls, H&M) organizzati dal sindacalismo conflittuale di base, mette in luce anche un’altra possibile prospettiva che ci piace definire alquatiana: “in futuro i processi di ricomposizione e le alleanze che sono all’opera in altre aziende potrebbero espandersi ad Amazon, e questo potrebbe essere esplosivo per l’evoluzione dell’economia digitale italiana”[accì]
IL MITO DEL LAVORO ad Amazon si basa su
diversi elementi. Da un lato, Amazon assume migliaia di persone con contratti e
tempo indeterminato, una rarità nel panorama delle altre multinazionali della
logistica di Piacenza e della pianura padana. Dall’altro, Amazon ha importato
elementi della cultura aziendale della Silicon Valley dentro i suoi magazzini.
Per esempio, l’azienda fornisce aree comuni dove i lavoratori possono giocare a
calciobalilla, crea un ambiente di lavoro informale in cui i lavoratori possono
vestirsi come preferiscono o ascoltare musica ad alto volume, e usa un
linguaggio (il cosiddetto «amazoniano») che italianizza parole inglesi come
“stoware” o “lead” invece di usare le corrispondenti italiane (stoccare e
caposquadra). Questi elementi sono usati per presentare Amazon come luogo di
lavoro moderno e giovane. Ad ogni inizio turno, una sessione motivazionale di
qualche minuto guidata da un «manager» (capoturno) cerca di convincere i
lavoratori a credere nella missione di Amazon. Eppure questo progetto ideologico
sembra una mossa disperata di fronte alla realtà del lavoro nel magazzino.
NEL SUO LAVORO SULLA FIAT, Alquati
sottolineava come l’azienda usasse l’introduzione di nuove tecnologie sulle
linee di produzione per poter usufruire della massa di operai non qualificati
che stava emigrando verso Torino dalle aree depresse e rurali del Sud. Ad
Amazon lo scanner per codici a barre (la pistola sparacodici), che indica ai
lavoratori la collocazione di una merce e permette di inserire nel sistema
l’avvenuto prelievo (o meglio «pick»), è la tecnologia principale su cui si
basano questi processi di dequalifica. Anche il brevetto depositato alcuni mesi
fa da Amazon per un braccialetto elettronico che guiderà la mano del picker
verso l’oggetto giusto ha lo stesso scopo: non automare la produzione, ma
piuttosto velocizzare e intensificare il lavoro vivo, semplificando e standardizzando
i compiti e quindi riducendo la necessità di manodopera qualificata. Amazon
assume masse di lavoratori privi di esperienza o specializzazione, che possono
essere addestrati in poche ore. In questo modo Amazon gode di grande
flessibilità nell’organizzazione del lavoro, e può introdurre di continuo nel
magazzino lavoratori nuovi, disposti a tollerare ritmi di lavoro elevati e
turni imprevedibili.
LE «FORZE NUOVE» negli anni ‘60, analizzate da Alquati, erano il risultato
delle migrazioni interne verso il Nord in rapida industrializzazione. Il
sindacato faticava a comunicare con questa nuova massa di lavoratori che
entravano in Fiat. Tuttavia Alquati seppe prevederne il potenziale politico,
che sarebbe esploso da lì a pochi anni. Oggi i lavoratori e le lavoratrici di
Amazon sono piuttosto il risultato di migrazioni globali, e i bianchi italiani
ne sono solo una componente. Provengono dalla provincia e dalle periferie, con
una grande variabilità in termini di età e persino ceto sociale. Questa diversità
contribuisce a rendere il lavoro sindacale difficile, e i confederali tendono a
organizzare lavoratori bianchi italiani.
estratto da L'INCHIESTA “AMAZON È LA NUOVA FIAT”
IL MANIFESTO del 19.09.2018