-GUIDO
VIALE-
nel movimento convivono
posizioni diverse ma tutti vorrebbero uno screening prima di iniettarli nei
loro bambini /molti sostengono che l’immunizzazione artificiale dei vaccini
debilita il sistema immunitario naturale ed è temporanea, per cui andrebbe
periodicamente rinnovata
Un
mare di scartoffie, imposte dalla legge sui dieci vaccini resi improvvisamente
obbligatori, ha reso piuttosto complicata la riapertura dell’anno scolastico.
Intanto, si moltiplicano proteste, ricorsi dei genitori e delle
associazioni e, soprattutto, azioni dirette dei genitori contrari al
decreto. Si tratta di donne e uomini molto determinati, come si è visto nelle
manifestazioni, grandi e piccole, nazionali e diffuse, che hanno accompagnato
l’iter del decreto-legge. Azioni di protesta riprenderanno forza con miriadi di
iniziative di resistenza, attiva e passiva, difficili da fronteggiare. Spiega
Guido Viale: “Chi è convinto – motivatamente – che tutti quei vaccini mettono
in gioco salute, integrità, e anche la vita, dei propri figli non abbandonerà
il campo facilmente… Il governo lo sa e non fa niente per convincerli del
contrario. Dei vaccini, della loro utilità e dei rischi connessi non si
discute, si deve solo obbedire…”
Si
riaprono le scuole e il problema principale che insegnanti, allievi, genitori,
autorità scolastiche e personale amministrativo si troveranno di fronte non
sarà la mancanza di docenti, i ritardi nelle nomine, o il disastro della “Buona
scuola” di Renzi, ma il mare di scartoffie imposte dalla legge sui
dieci vaccini resi improvvisamente obbligatori. Per la privacy scuole,
Asl e direzioni didattiche non possono dialogare tra loro; devono passare
attraverso i genitori, che dovranno produrre altre carte (siano o no disposti a
vaccinare i loro figli) che non faranno che procrastinare il caos burocratico
fino al 18 marzo e oltre. Tra l’altro, per sei settimane dopo il
vaccino i bambini sono infettivi e dovrebbero star lontani dai loro compagni.
Come la mettiamo? Al tutto si aggiungerà lo tsunami dei
ricorsi: dei genitori, delle associazioni e delle istituzioni, che
intaseranno ulteriormente (come se ne avesse bisogno) il sistema giudiziario
italiano, dai tribunali amministrativi alla Corte costituzionale. Infine
ci saranno le azioni dirette dei genitori contrari al decreto, che sono molti e
molto determinati, come si è visto nelle manifestazioni, grandi e piccole,
nazionali e diffuse, che hanno accompagnato l’iter del decreto-legge, che si
sono protratte per tutte l’estate in tante città e che – a partire da quella di
domenica 10 settembre – riprenderanno forza con miriadi di iniziative
di resistenza, attiva e passiva, difficili da fronteggiare: chi è convinto
– motivatamente – che tutti quei vaccini mettono in gioco salute, integrità, e
anche la vita, dei propri figli non abbandonerà il campo facilmente.
Il
governo lo sa e non fa niente per convincerli del contrario. Dei
vaccini, della loro utilità e dei rischi connessi non si discute, si deve solo
obbedire. In prima fila è scesa in campo la ministra dell’istruzione
Valeria Fedeli: niente deroghe, niente proroghe, niente eccezioni; chi sgarra è
fuori. Dietro tanta determinazione c’è Renzi che cerca con i vaccini una
rivincita sul referendum che ha perso e su Minniti e Gentiloni che gli hanno
portato via la scena. La ministra Lorenzin, affogata nel mare di sciocchezze
che ha propalato, ha lasciato la parola al suo guru, Roberto Burioni, che in TV
e sui social ha continuato a dar voce alla sua concezione della scienza, che
non ammette contraddittorio o repliche. Così biologi, epidemiologi e
pediatri – con alle spalle trenta quarant’anni di professione, studi,
pubblicazioni e carriere sistematicamente bloccate – che non concordano
con le verità ufficiali del ministero e dell’Agenzia del farmaco(e dietro a
loro, l’associazione internazionale Gavi, l’Organizzazione mondiale della
sanità e Big Pharma, che finanzia entrambi) vengono
trattati alla stregua del dottor Di Bella o del “metodo stamina”; come
fattucchiere che approfittano dell’ignoranza dei loro assistiti per far soldi.
Da che pulpito! Due eminenti pediatri sono già stati radiati dall’albo
(“colpirne uno per educarne cento”) e il governo sta mobilitando la polizia
postale per oscurare i siti che divulgano fake news sui vaccini, minacciando
anche procedimenti penali. Sono fake news, ovviamente, quelle che mettono in
guardia da rischi dei vaccini. Insomma, anche in questo campo si è imboccata la
strada dello Stato disciplinare, criminalizzando chi dissente, chi
cerca il confronto con posizioni diverse, chi si adopera per salvare vite e
dignità delle persone; come si è fatto con le Ong impegnate nel
Mediterraneo, con i centri sociali che producono cultura alternativa (l’unica
ancora in vita), con le associazioni che difendono la dignità delle persone e
il diritto alla casa, con il movimento NoTav e con cento altri.
Il
movimento per la libera scelta è esploso in Italia per cercare di fermare il
decreto Lorenzin o arginarne i danni (e qualcosa ha ottenuto: due vaccini in
meno, di cui uno mai testato; la rinuncia a togliere la patria potestà e a
escludere dalla scuola chi non si adegua; la riduzione delle multe). Ma alle
sue spalle ci sono non solo esperienze professionali e ricerche
cliniche eccellenti, ma anche studi epidemiologici e storici che da almeno
quarant’anni, o forse più, collegano la scomparsa o la drastica riduzione di
molte malattie non ai vaccini, e nemmeno ai farmaci, ma alla depurazione
dell’acqua, alla costruzione delle fogne e a una migliore nutrizione: tutte
cose che continuano a mancare in molti paesi ancora infestati da malattie epidemiche
(come lo era l’Italia all’indomani della seconda guerra mondiale, quando la
polio imperversava), ma dove si somministrano a man bassa vaccini invece di
fornire acqua pulita, cibo sufficiente e fognature adeguate.
Certo, nel
movimento convivono posizioni diverse: molti i vaccini proprio non li
vogliono; altri li accettano solo in presenza di una epidemia conclamata che
non sia frutto di bufale come quelle della Lorenzin; altri ancora ne vogliono
solo alcuni e altri no, singolarmente e non a botte di tre, quattro o sei per
volta. Tutti vorrebbero uno screening prima di iniettarli nei loro
bambini; pretendono maggiori controlli, neutrali e non fatti dalle case
farmaceutiche, sulla loro produzione; e soprattutto analisi ex post per
registrare e studiare le reazioni avverse – sia immediate che di lungo periodo
– e i livelli di immunizzazione effettivamente raggiunti. In molti sostengono
che l’immunizzazione artificiale dei vaccini debilita il sistema immunitario
naturale ed è temporanea, per cui andrebbe periodicamente rinnovata. Per
questo anche la decantata “copertura di gregge” (dall’80 al 95 per cento di
ogni comunità, a seconda dei casi) non protegge gli immunodepressi né dai non
vaccinati né da altre malattie.
Ma è
un movimento che si ispira al principio di precauzione: accuse di
voler tornare “nelle caverne” rivolte a chi contestava verità acquisite dalla
“scienza” – in realtà, dalla tecnica, senza alcuna riflessione al
contorno – le avevamo già sentite nei confronti del nucleare, della
rivoluzione verde, dei combustibili fossili, degli Ogm ed altro. Poi si è visto
che le precauzioni verso il nucleare erano sacrosante, che l’agricoltura
biologica è più produttiva di quella industriale (e non distrugge il suolo),
che i fossili ci portano al disastro climatico e che gli Ogm in agricoltura
avvelenano campi e cibo. Non potrebbe accadere lo stesso coi vaccini?
.
Fonte:
guidoviale.it
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