-ROBERTA POMPILI-
il Piano
femminista: rivendicazione politica e rivendicazione economica
/la generazione precaria e cognitiva verso il sindacato biopolitico
/ogni generazione ha il suo sciopero
/la generazione precaria e cognitiva verso il sindacato biopolitico
/ogni generazione ha il suo sciopero
/quella precaria del general intellect dovrà inventarselo
/oltre i vincoli di subalternità imposti dal sindacalismo tradizionale
/oltre i vincoli di subalternità imposti dal sindacalismo tradizionale
Uno sciame
operoso e produttivo ha invaso nello scorso fine settimana le aule della
facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bologna, dove circa
2000 donne hanno dato vita ai tavoli e alla plenaria di Non una di meno. È
bastato infilarsi in uno di quei tavoli per vedere questa straordinaria forza
all’opera: una tempesta, come qualcuna suggerisce, di emozioni e di intelligenza
cooperante. Un movimento acefalo, risultato da una fitta rete di intrecci e di
trame, di relazione e di nodi, un reticolo di figure ricche di vita, di
esperienza, di conoscenza e saperi. Tante, tantissime le giovani, ma anche
tante le trentenni. Rimango davvero affascinata nell’osservare le
determinazioni di questo grande cervello collettivo in azione.
Un sindacato biopolitico
Lo sciame ha
un obbiettivo verso cui orienta la sua potenza organizzativa: redigere il Piano
femminista contro la violenza maschile sulle donne e costruire lo sciopero più
importante della recente storia politica. Nel redigere questo Piano ci si
divide in tavoli di lavoro e questa divisione rispecchia desideri, interessi,
ma anche impegno politico e professionale delle donne: di qua il tavolo
giuridico con le avvocate, di là quello della formazioni con le insegnanti,
sotto quello della comunicazione con le giornaliste, sopra i tavoli del lavoro
sociale con le operatrici di accoglienza per donne migranti in aula e le
operatrici dei Centri antiviolenza in un’altra. Ogni tavolo sviluppa un piano
di riflessione e di intervento su temi specifici, di rivendicazione politica e
contemporaneamente rivendicazione economica: ecco come la generazione precaria
e cognitiva dà vita al primo grande sindacato biopolitico.
Ed è cosi che le mobilitazioni contro la violenza
maschile contro le donne, assunta come un aspetto strutturale e sistemico del
patriarcato e dello stato, si sono trasformate in un importante spazio di
politicizzazione che reclama i diritti della vita, del lavoro, del welfare.
La pratica
del femminismo ha, di fatto, aperto una dinamica di relazione ed insieme di
organizzazione, uno spazio di flusso e di inclusione, un divenire comune. Per
questo se Non una di meno fa riferimento
al grido di lotta delle donne argentine per rivendicare a sé tutte le donne
sottraendole dalla violenza del dominio patriarcale, possiamo anche individuare
in queste parole d’ordine la traccia del metodo femminista che ha operato in
questi giorni.
Nel tavolo del welfare, ad esempio, si sono incontrate
e scontrate soggettività con sensibilità e storie diverse, molte provenienti
dalla politica in senso più stretto, collettivi politici e universitari, il
variegato mondo del sindacalismo (quasi del tutto extraconfederale, anche se la
presenza di base delle esperienze sindacali varie ha compreso anche la Cgil).
La pratica del consenso ha permesso che tutte le posizioni fossero ascoltate,
nominate, riconosciute, contribuendo a creare la traccia comune di un nuovo
welfare, che reclama insieme il salario minimo europeo ed il reddito di
autodeterminazione.
E non poteva
essere altrimenti. Non una di meno rappresenta uno
spazio politico, un dispositivo aperto, un flusso di co-produzione del “noi”:
strumento di inclusione affettiva ancora prima che razionale. Questo incubatore
di nuova soggettività opera per la costruzione di una potenza comune e non per
la semplice giustapposizione della somma dei singoli e dei gruppi. La politica
femminilizzata d’altra parte è interattiva, flessibile ed empatica, si basa sul
consenso e la fiducia reciproca, privilegia il lavoro di gruppo, la
partecipazione e la condivisione.
Un metodo
che sembrava essere acquisito anche dai pochi e discreti “maschi” presenti in
alcuni tavoli. (i tavoli erano aperti anche alla loro presenza tranne quello
specifico sulla fuoriuscita dalla violenza) Durante il tavolo sul welfare un
ragazzo mi chiede di abbassare la voce mentre contesto, con un timbro un po’
fuori dalle righe, qualcuna al microfono (e nonostante condivida le mie
posizioni!). Questa nuova generazioni sembra avere chiara la percezione di
quanto la lotta delle donne sia imprescindibile, dimensione della lotta di
classe, punto di partenza per un processo di cambiamento radicale e generale.
Fuori dalla dittatura identitaria, questo femminismo annuncia il soggetto donna
in quanto “soggetto politico”, che come un caleidoscopio rompe con l’universale
soggetto neutrale per aprire spazio alla molteplicità delle differenze subalternizzate,
sfruttate, oppresse. Lo ribadisce non solo la presenza
protagonista del reti del transfemminismo queer, ma la stessa attenzione ai
confini come dispositivi di controllo, di assoggettamento, di cattura di
valore.
Ad ogni generazione il suo sciopero
“Non un’ora di sciopero in meno”, annuncia Tatiana dal
microfono nella plenaria conclusiva, ricordando l’appello dello sciopero
transnazionale lanciato dalle argentine per l’otto marzo, e che viene proprio
in quel giorno rilanciato dalle donne statunitensi attraverso un nuovo appello
che reca, tra le altre, la firma di Angela Davis (per un femminismo dal basso
ed anticapitalista).
Le donne
sanno che questa è una partita globale importante: quello che accadrà,
dipenderà dalla potenza che sapranno da adesso in avanti sprigionare per
fermare la macchina della produzione e della riproduzione. La generazione
precaria del general intellect d’altra parte non ha alcun vincolo di
subalternità con la sinistra ed i vecchi sindacati tradizionali (la CGIL verrà
fischiata più volte). Sa che lo sciopero dovrà comunque inventarselo, lo ha
messo in conto.
Qui di seguito alcuni link utili
“8 punti per
l’8 marzo”, la piattaforma politica sintetica di Non Una Di Meno per lo
sciopero transnazionale femminista delle donne:https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/02/08/8-punti-per-l8-marzo-non-unora-meno-di-sciopero/Tutta l’assemblea plenaria finale della due giorni è on line, qui il video
dell’intervento conclusivo: https://www.youtube.com/watch?v=6_1PORLzV40I link a cui
fare riferimento per tutti gli aggiornamenti: https://nonunadimeno.wordpress.com/; https://www.facebook.com/nonunadimeno/Un
intervento del Laboratorio Bios/Fuxia Bloch: http://www.bioslab.org/nonunadimeno-divenire-soggetto-imprevisto/