lunedì 13 febbraio 2017

movimenti - L’ALBA PINK DEL GENERAL INTELLECT

-ROBERTA POMPILI-


il Piano femminista: rivendicazione politica e rivendicazione economica
/la generazione precaria e cognitiva verso il sindacato biopolitico
/ogni generazione ha il suo sciopero
/quella precaria del general intellect dovrà inventarselo
/oltre i vincoli di subalternità imposti dal sindacalismo tradizionale 


Uno sciame operoso e produttivo ha invaso nello scorso fine settimana le aule della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bologna, dove circa 2000 donne hanno dato vita ai tavoli e alla plenaria di Non una di meno. È bastato infilarsi in uno di quei tavoli per vedere questa straordinaria forza all’opera: una tempesta, come qualcuna suggerisce, di emozioni e di intelligenza cooperante. Un movimento acefalo, risultato da una fitta rete di intrecci e di trame, di relazione e di nodi, un reticolo di figure ricche di vita, di esperienza, di conoscenza e saperi. Tante, tantissime le giovani, ma anche tante le trentenni. Rimango davvero affascinata nell’osservare le determinazioni di questo grande cervello collettivo in azione.

Un sindacato biopolitico                                                                                                                                                                                                               
Lo sciame ha un obbiettivo verso cui orienta la sua potenza organizzativa: redigere il Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e costruire lo sciopero più importante della recente storia politica. Nel redigere questo Piano ci si divide in tavoli di lavoro e questa divisione rispecchia desideri, interessi, ma anche impegno politico e professionale delle donne: di qua il tavolo giuridico con le avvocate, di là quello della formazioni con le insegnanti, sotto quello della comunicazione con le giornaliste, sopra i tavoli del lavoro sociale con le operatrici di accoglienza per donne migranti in aula e le operatrici dei Centri antiviolenza in un’altra. Ogni tavolo sviluppa un piano di riflessione e di intervento su temi specifici, di rivendicazione politica e contemporaneamente rivendicazione economica: ecco come la generazione precaria e cognitiva dà vita al primo grande sindacato biopolitico.
Ed è cosi che le mobilitazioni contro la violenza maschile contro le donne, assunta come un aspetto strutturale e sistemico del patriarcato e dello stato, si sono trasformate in un importante spazio di politicizzazione che reclama i diritti della vita, del lavoro, del welfare.
La pratica del femminismo ha, di fatto, aperto una dinamica di relazione ed insieme di organizzazione, uno spazio di flusso e di inclusione, un divenire comune. Per questo se Non una di meno fa riferimento al grido di lotta delle donne argentine per rivendicare a sé tutte le donne sottraendole dalla violenza del dominio patriarcale, possiamo anche individuare in queste parole d’ordine la traccia del metodo femminista che ha operato in questi giorni.
Nel tavolo del welfare, ad esempio, si sono incontrate e scontrate soggettività con sensibilità e storie diverse, molte provenienti dalla politica in senso più stretto, collettivi politici e universitari, il variegato mondo del sindacalismo (quasi del tutto extraconfederale, anche se la presenza di base delle esperienze sindacali varie ha compreso anche la Cgil). La pratica del consenso ha permesso che tutte le posizioni fossero ascoltate, nominate, riconosciute, contribuendo a creare la traccia comune di un nuovo welfare, che reclama insieme il salario minimo europeo ed il reddito di autodeterminazione.
E non poteva essere altrimenti. Non una di meno rappresenta uno spazio politico, un dispositivo aperto, un flusso di co-produzione del “noi”: strumento di inclusione affettiva ancora prima che razionale. Questo incubatore di nuova soggettività opera per la costruzione di una potenza comune e non per la semplice giustapposizione della somma dei singoli e dei gruppi. La politica femminilizzata d’altra parte è interattiva, flessibile ed empatica, si basa sul consenso e la fiducia reciproca, privilegia il lavoro di gruppo, la partecipazione e la condivisione.
Un metodo che sembrava essere acquisito anche dai pochi e discreti “maschi” presenti in alcuni tavoli. (i tavoli erano aperti anche alla loro presenza tranne quello specifico sulla fuoriuscita dalla violenza) Durante il tavolo sul welfare un ragazzo mi chiede di abbassare la voce mentre contesto, con un timbro un po’ fuori dalle righe, qualcuna al microfono (e nonostante condivida le mie posizioni!). Questa nuova generazioni sembra avere chiara la percezione di quanto la lotta delle donne sia imprescindibile, dimensione della lotta di classe, punto di partenza per un processo di cambiamento radicale e generale. Fuori dalla dittatura identitaria, questo femminismo annuncia il soggetto donna in quanto “soggetto politico”, che come un caleidoscopio rompe con l’universale soggetto neutrale per aprire spazio alla molteplicità delle differenze subalternizzate, sfruttate, oppresse. Lo ribadisce non solo la presenza protagonista del reti del transfemminismo queer, ma la stessa attenzione ai confini come dispositivi di controllo, di assoggettamento, di cattura di valore.

Ad ogni generazione il suo sciopero

“Non un’ora di sciopero in meno”, annuncia Tatiana dal microfono nella plenaria conclusiva, ricordando l’appello dello sciopero transnazionale lanciato dalle argentine per l’otto marzo, e che viene proprio in quel giorno rilanciato dalle donne statunitensi attraverso un nuovo appello che reca, tra le altre, la firma di Angela Davis (per un femminismo dal basso ed anticapitalista).
Le donne sanno che questa è una partita globale importante: quello che accadrà, dipenderà dalla potenza che sapranno da adesso in avanti sprigionare per fermare la macchina della produzione e della riproduzione. La generazione precaria del general intellect d’altra parte non ha alcun vincolo di subalternità con la sinistra ed i vecchi sindacati tradizionali (la CGIL verrà fischiata più volte). Sa che lo sciopero dovrà comunque inventarselo, lo ha messo in conto.

Qui di seguito alcuni link utili
“8 punti per l’8 marzo”, la piattaforma politica sintetica di Non Una Di Meno per lo sciopero transnazionale femminista delle donne:https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/02/08/8-punti-per-l8-marzo-non-unora-meno-di-sciopero/Tutta l’assemblea plenaria finale della due giorni è on line, qui il video dell’intervento conclusivo: https://www.youtube.com/watch?v=6_1PORLzV40I link a cui fare riferimento per tutti gli aggiornamenti: https://nonunadimeno.wordpress.com/;  https://www.facebook.com/nonunadimeno/Un intervento del Laboratorio Bios/Fuxia Bloch: http://www.bioslab.org/nonunadimeno-divenire-soggetto-imprevisto/