venerdì 25 gennaio 2019

ALBERTO PANTALONI, LA DISSOLUZIONE DI “LC “ E IL’77 -[Giorgio Del Vecchio]-

UN PASSAGGIO PER L’INTERA SOCIETÀ ITALIANA
\ la principale forza politica extraparlamentare, disposta a raccogliere e ad alimentare le lotte operaie e sociali,  sotto la Mole raggiunse un radicamento secondo solo a quello del Partito comunista
\ la parabola del ’77 e delle sue principali componenti sociali: dai Circoli del proletariato giovanile al movimento femminista e agli studenti medi e universitari
\ i processi e le dinamiche che legarono insieme la crisi dei gruppi rivoluzionari e l’esplosione di un movimento che ruppe gli equilibri e gli schemi politici figli del boom economico



gli anni Settanta sono una creatura complessa e poliedrica, un grande e sfaccettato mosaico composto da un infinità di tessere da smontare e ricostruire continuamente per provare a suggerire il senso della figura complessiva. Alberto Pantaloni, con il suo saggio di stampo pienamente storiografico, si concentra su un pezzo specifico di questo complicato puzzle, mettendo in rapporto la dissoluzione di Lotta continua, iniziata nel 1976, con la contemporanea parabola del movimento del 1977 nel contesto della città di Torino. Si tratta di una scelta che circoscrive molto la ricerca, ma che risulta niente affatto banale o arbitraria. Torino, anzitutto, rappresenta un osservatorio privilegiato sugli anni Settanta italiani (soprattutto, ma non solo, per la presenza della FIAT), durante i quali la città fu caratterizzata dalla resilienza del conflitto sociale, che raggiunse non di rado grande intensità e varietà di forme. Negli anni centrali del decennio spiccava, senza dubbio, il forte radicamento di Lotta continua, ma anche una certa diffusione dei collettivi e delle esperienze autonome e del fenomeno della lotta armata. Senza dimenticare, ovviamente, la funzione centrale svolta dal Partito comunista. Torino fu in questo senso un contesto particolarmente variegato, in cui convivevano, si confrontavano e si intrecciavano esperienze diverse, soprattutto nel lasso di tempo analizzato da Pantaloni, dall’autunno 1976 alla fine del 1977, che rappresentò una fase di passaggio fondamentale non solo per movimenti sociali, ma per l’intera società italiana



Nel corso dei decenni che ci distanziano dagli eventi e dalle situazioni narrate in questo libro si sono generalmente affermate due visioni. La prima è quella del cosiddetto «scioglimento» di Lotta continua: già Luigi Bobbio, nel suo libro sulla storia dell’organizzazione, affermava che «la storia di Lotta continua come organizzazione, si è conclusa definitivamente con il Congresso di Rimini del 1976»(1). La seconda è rappresentata da una certa tematizzazione del ’77, come già accennato nell’introduzione: questo movimento non avrebbe sostanzialmente soluzioni di continuità con la precedente stagione dei gruppi rivoluzionari e, con il suo portato di violenza, avrebbe rappresentato una specie di anticamera dell’omicidio Moro. Le due questioni sono in realtà indissolubilmente legate. Sulla prima, già Guido Crainz ed Enrico Deaglio avevano sostenuto in passato che Lotta continua rimase attiva come organizzazione nazionale almeno fino al rapimento Moro (2). Al di là degli aspetti di politica formale (le riunioni del Comitato nazionale continuarono comunque a svolgersi almeno fino a tutto il ’77), che di per sé possono non dire molto, la ricostruzione fatta nelle pagine di questo volume attesta quanto meno, innanzitutto, che a Torino sia preferibile parlare di lenta dissoluzione dell’organizzazione piuttosto che di scioglimento[…].

11.    Cfr. L. Bobbio, Storia di Lotta Continua, cit., p. VII

22. Cfr. Come finì Lotta continua, «Micromega», 8/2006