UN PASSAGGIO
PER L’INTERA SOCIETÀ ITALIANA
\ la principale forza politica extraparlamentare, disposta a raccogliere e ad alimentare le lotte operaie e sociali, sotto la Mole raggiunse un radicamento secondo solo a quello del Partito comunista
\ la principale forza politica extraparlamentare, disposta a raccogliere e ad alimentare le lotte operaie e sociali, sotto la Mole raggiunse un radicamento secondo solo a quello del Partito comunista
\ la parabola del ’77 e
delle sue principali componenti sociali: dai Circoli del proletariato giovanile
al movimento femminista e agli studenti medi e universitari
\ i processi e le
dinamiche che legarono insieme la crisi dei gruppi rivoluzionari e l’esplosione
di un movimento che ruppe gli equilibri e gli schemi politici figli del boom
economico
gli anni Settanta sono una creatura complessa e poliedrica, un grande e
sfaccettato mosaico composto da un infinità di tessere da smontare e
ricostruire continuamente per provare a suggerire il senso della figura
complessiva. Alberto Pantaloni, con il suo saggio di stampo pienamente
storiografico, si concentra su un pezzo specifico di questo complicato puzzle,
mettendo in rapporto la dissoluzione di Lotta continua, iniziata nel 1976, con
la contemporanea parabola del movimento del 1977 nel contesto della città di
Torino. Si tratta di una scelta che circoscrive molto la ricerca, ma che
risulta niente affatto banale o arbitraria. Torino, anzitutto, rappresenta un
osservatorio privilegiato sugli anni Settanta italiani (soprattutto, ma non
solo, per la presenza della FIAT), durante i quali la città fu caratterizzata
dalla resilienza del conflitto sociale, che raggiunse non di rado grande
intensità e varietà di forme. Negli anni centrali del decennio spiccava, senza
dubbio, il forte radicamento di Lotta continua, ma anche una certa diffusione
dei collettivi e delle esperienze autonome e del fenomeno della lotta armata.
Senza dimenticare, ovviamente, la funzione centrale svolta dal Partito
comunista. Torino fu in questo senso un contesto particolarmente variegato, in
cui convivevano, si confrontavano e si intrecciavano esperienze diverse,
soprattutto nel lasso di tempo analizzato da Pantaloni, dall’autunno 1976 alla
fine del 1977, che rappresentò una fase di passaggio fondamentale non solo per
movimenti sociali, ma per l’intera società italiana
[dalla recensione “Storie locali
degli anni Settanta: Torino fra la dissoluzione di Lotta Continua e il
Settantasette” – di Giorgio Del Vecchio]
Nel
corso dei decenni che ci distanziano dagli eventi e dalle situazioni narrate in
questo libro si sono generalmente affermate due visioni. La prima è quella del
cosiddetto «scioglimento» di Lotta continua: già Luigi Bobbio, nel suo libro
sulla storia dell’organizzazione, affermava che «la storia di Lotta continua
come organizzazione, si è conclusa definitivamente con il Congresso di Rimini
del 1976»(1). La seconda è rappresentata da una certa tematizzazione
del ’77, come già accennato nell’introduzione: questo movimento non avrebbe
sostanzialmente soluzioni di continuità con la precedente stagione dei gruppi
rivoluzionari e, con il suo portato di violenza, avrebbe rappresentato una
specie di anticamera dell’omicidio Moro. Le due questioni sono in realtà indissolubilmente
legate. Sulla prima, già Guido Crainz ed Enrico Deaglio avevano sostenuto in
passato che Lotta continua rimase attiva come organizzazione nazionale almeno
fino al rapimento Moro (2). Al di là degli aspetti di politica
formale (le riunioni del Comitato nazionale continuarono comunque a svolgersi
almeno fino a tutto il ’77), che di per sé possono non dire molto, la
ricostruzione fatta nelle pagine di questo volume attesta quanto meno,
innanzitutto, che a Torino sia preferibile parlare di lenta dissoluzione
dell’organizzazione piuttosto che di scioglimento[…].
11. Cfr. L. Bobbio, Storia di
Lotta Continua, cit., p. VII
22. Cfr. Come finì Lotta
continua, «Micromega», 8/2006