\ Alcune indicazioni
concrete perché il fine possa ritrovarsi e rinnovarsi in modo adeguato al XXI
secolo e alle future generazioni
\ la
differenza fra democrazia socialista, liberalismo borghese e dittatura
burocratica sul proletariato
\ il
socialismo non significa statalismo e men che mai dittatura di un partito unico
ma autogestione diretta da parte del popolo [seguendo il linguaggio dell’epoca]
\ il realismo non
dimentica mai che la liberazione può essere solo auto-liberazione
\ la
democrazia socialista significa espandere e non comprimere i diritti politici
La libertà solo per i
seguaci del governo, solo per i membri di un partito - per numerosi che possano
essere - non è libertà. La libertà è sempre unicamente la libertà di chi la
pensa diversamente. Non per fanatismo di “giustizia”, ma perché tutto ciò che
di educativo, salutare e purificatore deriva dalla libertà politica, dipende da
questa condizione, e perde ogni efficacia quando la “libertà” si fa privilegio
(...).
Ma col soffocamento
della vita politica in tutto il Paese anche la vita dei soviet non potrà
sfuggire a una paralisi sempre più estesa. Senza elezioni generali, libertà di
stampa e di riunione illimitata, libera lotta d’opinione in ogni pubblica
istituzione, la vita si spegne, diventa apparente e in essa l’unico elemento
attivo rimane la burocrazia. La vita pubblica s’addormenta poco per volta,
alcune dozzine di capipartito d’inesauribile energia e animati da un idealismo
sconfinato dirigono e governano: tra questi la guida effettiva è poi in mano a
una dozzina di teste superiori; e un’élite di operai viene di tempo in tempo
convocata per battere le mani ai discorsi dei capi, votare unanimemente
risoluzioni prefabbricate; in fondo dunque un predominio di cricche, una
dittatura, certo: non la dittatura del proletariato, tuttavia, ma la dittatura
di un pugno di politici, vale a dire dittatura nel senso borghese, nel senso
del dominio giacobino (...)
Noi non siamo mai stati
fanatici della democrazia formale, ciò significa soltanto: noi abbiamo sempre
distinto il nocciolo sociale dalla forma politica della democrazia borghese,
abbiamo sempre svelato l’amaro nocciolo della disuguaglianza e della soggezione
sociale sotto la dolce scorza dell’uguaglianza e della libertà formali, non per
ributtarle, ma per spronare la classe operaia a non ritenersi soddisfatta della
buccia; a conquistarsi piuttosto il potere politico per riempirlo di un nuovo
contenuto sociale. È compito storico del proletariato, una volta giunto al
potere, creare al posto della democrazia borghese una democrazia socialista,
non abolire ogni democrazia. Ma la democrazia socialista non comincia soltanto
nella terra promessa, una volta costruite le infrastrutture economiche
socialiste, come dono natalizio bell’e fatto per il bravo popolo, che nel frattempo
ha fedelmente sostenuto un pugno di dittatori socialisti. La democrazia
socialista comincia contemporaneamente alla demolizione del dominio di classe e
alla costruzione del socialismo. Essa comincia al momento della conquista del
potere da parte del partito socialista. Essa è null’altro che dittatura del
proletariato.
Certo: dittatura! Ma
questa dittatura consiste nel sistema di applicazione della democrazia, non
nella sua abolizione. In energici e decisi interventi sui diritti acquisiti e
sui rapporti economici della società borghese, senza i quali la trasformazione
socialista non è realizzabile. Ma questa dittatura deve essere opera della
classe, e non di una piccola minoranza di dirigenti in nome della classe, vale
a dire deve uscire passo passo dall’attiva partecipazione delle masse, stare
sotto la loro influenza diretta, sottostare al controllo di una completa
pubblicità, emergere dalla crescente istruzione politica delle masse popolari.
alcuni
stralci dall’articolo “La tragedia russa” (presumibilmente scritto tra il
settembre e l’ottobre 1918 ma pubblicato solo nel 1921, nota di m.n.) in Michele
Nobile, ROSA
LUXEMBURG. Nel centesimo anniversario
dell’assassinio, www.utopiarossa.blogspot.com