L’ONTOLOGIA È ANCHE TEORIA DELLA CONOSCENZA E TEORIA ETICA NONCHÉ TEORIA SOCIALE E POLITICA:"Da ogni situazione si può uscire perché la potenza espressa dalla nostra stessa esistenza, dalla nostra capacità di lotta è qualche cosa di invincibile, e questo è veramente l’elemento centrale, nella mia lettura di Spinoza" (Negri)
Sì, è la critica della dialettica che ho fatta in quell’opera [L’Anomalia selvaggia], ed è la linea che appunto soprattutto emerge, nel senso di un’autocritica dell’operaismo, se vogliamo, nella figura – in realtà lotte, sviluppo, crisi, e ristrutturazione – che Tronti ci aveva lasciato. Ma Tronti ci aveva dato la ristrutturazione fondamentalmente come una aufhebung, un superamento, un andar oltre che andava verso il Politico. Per me il problema era quello invece di cogliere la continuità delle lotte nella stessa struttura fisica della storia che noi avevamo vissuto: cioè come le lotte fossero elementi che portavano avanti i livelli di forza e anche di trasformazione nella prospettiva, nell’orizzontalità del tempo, nella temporalità nella quale noi eravamo immersi. Ogni lotta residua una potenza, ed è questa potenza che noi dobbiamo continuamente restaurare, all’interno dello sviluppo storico: la lotta non finisce mai, la lotta è sempre questa affermazione del nostro essere, una costruzione di essere nuovo, è una volontà di costruire giustizia. Questi concetti sviluppati fondamentalmente in questo superamento della dialettica nel senso in cui appunto l’operaismo me l’aveva fornita e ho interpretato, questo sentimento di una continuità del lavoro politico come costruzione di essere, costruzione di movimento, costruzione di sempre nuove condizioni di lotta, sono una conclusione a cui sono arrivato e che poi ha nutrito, appena ho finito il carcere, una serie di altri scritti di filosofia politica come sopratutto Il potere costituente, un libro per me, ma credo anche per i movimenti, e non solo per i movimenti italiani ma ormai a livello internazionale, molto importante; e poi andando avanti questo concetto di potenza spinozista sta anche alla base della triade Impero, Moltitudine e Comune. Quindi questa scoperta di Spinoza è stata diciamo improvvisa, non evidentemente preventivamente valutata, ma estremamente portatrice di un grande sviluppo interiore, che è stato critico, anche autocritico, ovviamente, ma mai riflesso o piegato verso un sentimento di sconfitta dal quale fosse impossibile uscire. Da ogni situazione si può uscire perché la potenza espressa dalla nostra stessa esistenza, dalla nostra capacità di lotta è qualche cosa di invincibile, e questo è veramente l’elemento centrale, nella mia lettura di Spinoza. Poi quello che facciamo ha sempre caratteristiche di eternità, direbbe Spinoza.
* dall'intervista a Toni Negri di Marcello Lorrai “Tra realtà e speranza, una immaginazione costituente” su RadioPopolare