NO ALLA VIOLENZA CONTRO I COMMONS!
\ La distruzione violenta delle pratiche comuni della ZAD di Notre-Dame-des-Landes da parte del governo francese è un atto rivoltante e infame. Qual è la vera ragione di questa rabbia distruttrice?
L’attuale offensiva della polizia, condotta da migliaia di agenti e dai reparti
CRS con blindati ed elicotteri, non è che l’esercizio della violenza statale
più pura contro un insieme di pratiche collettive in corso o in gestazione, di
cui le fragili condizioni materiali (edifici, luoghi di riunione,
strumenti di lavoro, allevamenti) sono spazzate via dai bulldozer e dalle
squadre della polizia.
Dalle prima giornata
di assalto contro la ZAD di Notre-Dame-des-Landes, la distruzione della
fattoria dei “cento nomi” costituisce una vera dichiarazione di guerra sociale
e politica. La distruzione di questo luogo non risponde in alcun modo ai
criteri invocati dal governo nella sua “comunicazione”. Nicole Klein, prefetto
dei paesi della Loira, giustifica l’operazione della polizia fingendo che
i “cento nomi” non avesse presentato un progetto agricolo. Ciò è palesemente
falso: gli abitanti di questa fattoria erano portatori di un progetto agricolo
alternativo e alcuni di loro avevano presentato una domanda di
regolarizzazione.
Qual è la vera ragione di questa rabbia distruttrice? Non è l’assenza di un
progetto, è la natura dei progetti ad essere in ballo. Ciò che lo Stato e i
suoi rappresentanti non sopportano è che si sperimentino da 10 anni delle forme
di vita che prefigurano qui e ora quello che potrebbe essere una società libera
dall’influenza della logica proprietaria in tutte le sue forme. Da questo punto
di vista, è di enorme valore il fatto che gli abitanti e i difensori della zona
abbiano proposto dall’inizio che l’Assemblea degli usi prendesse in
carico la gestione collettiva delle terre e degli spazi. Questa soluzione
presentava il vantaggio di prolungare direttamente l’esperienza iniziata e
perseguita durante tanti anni: far prevalere la logica dell’uso comune, che è
una logica di cura e di mantenimento, sulla logica proprietaria, che è una
logica distruttrice e mortifera.
Non è lo “Stato di diritto” che si difende, come sostiene il Primo
Ministro, è uno Stato di forza che vuole eliminare il più velocemente e
completamente possibile tutto ciò che ha a che fare con il principio
in atto del Comune: associazioni, cooperative di consumo e produzione, progetti
agricoli e artigianali, modi scambio e di vita conviviali. Lo Stato vuole
impedire con i suoi smisurati mezzi di polizia quella che è una vera invenzione
del modo di produrre e di vivere, vuole fare tabula rasa di un
modello di vita collettiva ed ecologica di cui abbiamo bisogno oggi.
Lo Stato appare qui
con il suo vero volto: non è semplicemente il garante della proprietà privata,
è lui stesso sottomesso da cima a fondo alla logica proprietaria, è lo Stato
proprietario in guerra contro i commons. Occorre farlo fallire costi quel
che costi per preservare il tesoro minacciato dei commons.
Articolo
apparso su mediapart
Traduzione a cura di DINAMOpress