da Dinamo Press -
Blockupy ha segnato la rotta: estendere, organizzare, dare forza alle
lotte è possibile. Ora è necessario connettere le sperimentazioni di
mutualismo, le lotte contro l’austerità, la precarietà e lo sfruttamento, per
costruire lo sciopero sociale transnazionale
"Questa
città è oggi un meraviglioso casino delle resistenze contro l'austerità!".
Non c'è migliore
definizione di questa, per raccontare la potente giornata di lotta
transnazionale del 18 marzo a Francoforte, così com’è stato urlato dal camion
dello spezzone anticapitalista. Blockupy è stato una grande successo, la
giornata del 18 marzo in tutta la sua complessità, in tutta la sua
eterogeneità, in tutte le sue differenze ha rotto la normalità della città di
Francoforte, il cuore finanziario d’Europa.
Facciamo
un passo indietro, la settimana è iniziata con l’annuncio di Mario Draghi: le
banche greche non saranno inserite all’interno del programma di quantitative easing. Niente prestiti a
chi non segue le regole prestabilite e non dà le adeguate garanzie. Ed è
proseguita con l’annuncio dell’eurogruppo: il programma delle riforme greco non
è abbastanza dettagliato, deve essere riformulato in profondità. Niente sconti
per chi non attua piani di riformi basati sui dogmi dell’austerity:
liberalizzazioni e privatizzazioni. Continuano ancora oggi i negoziati con il
governo greco sotto il ricatto della governo tedesco e il fucile puntato di
Mario Draghi.
1.4
milioni di euro sono stati spesi per costruire la nuova sede della Banca
Centrale Europea. Ma il giorno della sua inaugurazione non è stata la celebrazione
dell’euro-tecnocrazia, al contrario la sua disfatta. In migliaia hanno
raggiunto le strade di Francoforte, decine di autobus, macchine, pulmini, treni
sono riusciti, nonostante i controlli, ad arrivare nel cuore della bestia. Al
contrario di quello che è stato scritto, Blockupy in questi ultimi quattro anni
non è stato solo la costruzione di un grande evento, ma in Germania ha
sedimentato una rete diffusa di gruppi e organizzazioni che si sono dati un
obiettivo comune: decostruire l’immagine del paese che ha vinto la crisi,
grazie alla sua economia austera e priva di sprechi, al contrario del sud
Europa, spendaccione e corrotto.
Blockupy
ha costruito un nuovo spazio politico per i movimenti sociali e ha guadagnato
anno dopo anno agibilità politica. Ricordiamo bene la prima manifestazione del
2012 dove la polizia ha bloccato la metà dei pullman e non ha lasciato libertà
di muoversi al corteo. Sono proprio i collettivi, i gruppi e le varie
organizzazioni locali di Francoforte, ad aver costruito giorno per giorno il 18
marzo, legandolo alle lotte locali per il diritto alla città, contro la
gentrificazione, per la libertà di movimento, contro il caro vita e per i
diritti sul lavoro.
I blocchi della mattina
I
cinque blocchi, con pratiche diverse ma tutte conflittuali e incompatibili con
l'austerità e la Troika, hanno bloccato il cuore della bestia, facendo saltare
i piani di controllo e di militarizzazione della città, trasformando lo spazio
urbano attorno alla Banca Centrale in uno spazio libero, incontrollabile,
incompatibile con la dittatura della finanza.
Dalle
cinque del mattino migliaia di persone si muovevano attraverso Francoforte: il
blocco blu, prima del sorgere del sole, aveva già occupato l’autostrada, poi
attraverso i parchi ha bloccato la ferrovia, mentre dalla città si alzavano
colonne di fumo attorno alla nuova Eurotower, barricate in fiamme apparivano
ovunque. Nel tentativo di congiungersi con gli altri blocchi, viene prima
diviso in due e poi chiuso in un kettle dalla polizia. Oltre trecento
attivisti, principalmente italiani, sono stati sequestrati per quattro ore,
portati via di peso e rilasciati dopo l’identificazione. Ma tutto intorno si è
creata subito un rete di supporto: gli abitanti della strada che lanciavano
acqua e biscotti e mettevano a disposizione i bagni, mentre un corteo di
migliaia di persone tenta di forzare i cordoni della polizia, per chiedere il
rilascio di tutti i fermati.
La
repressione della polizia non si fa aspettare: idranti, spray al peperoncino,
manganellate e lacrimogeni, arresti di massa… ma la città è ormai totalmente
bloccata, spuntano cortei e blocchi ovunque mandano completamente in tilt il
sistema di sicurezza. Il blocco verde sfonda i cordoni e arriva alla zona
rossa, quello arancione assedia la zona rossa, gli altri blocchi, mobili e non,
presidiano e assediano la BCE, violata da alcuni arrampicatori che srotolano
uno striscione sulla torre con scritto: “ Il capitalismo uccide!”. Fin dalla
mattina alcune delle pratiche messe in campo in diversi luoghi della citta
hanno ecceduto l’action
consensus definito nelle assemblee pubbliche di Blockupy, senza
pregiudicare pero le pratiche altrui e il corteo stesso, in una giornata che ha
saputo mantenere uno spazio comune di lotta comprendendo al suo interno le
differenze. Ma probabilmente le parole di Naomi Klein dicono molto di più che
le tante parole e immagini spese per autocelebrarsi o condannare: “i veri
vandali, i devastatori siete voi, voi non bruciate le auto, ma state bruciando
l’intero pianeta!”
I cortei
Il
pomeriggio inizia con il corteo della IG Metal, che insieme a diversi sindacati
tedeschi ed europei (tra cui la Fiom italiana), per la prima volta scende in
piazza per Blockupy. Segue un rally da cui parlano in tanti, tra attivisti,
sindacalisti e rappresentanti di Syriza, Podemos e Die Linke. Alle cinque parte
il corteo, tra i più grandi organizzati da Blockupy. Lo spezzone
anticapitalista apriva la marcia dei trentamila anti-austerity provenienti da
tutta Europa. Nel corteo c’erano migliaia di attivisti, ma anche tanti
lavoratori, educatori in sciopero, precari di Amazon, sindacati conflittuali e
studenti.
In
quel corteo erano presenti tutte le lotte che in questi anni hanno contestato
il governo della crisi e il regime neoliberale europeo, che a Francoforte hanno
trovato uno nuovo spazio di connessione, con una intensità e un qualità nuova.
Questo è l’aspetto più interessante di Francoforte, non tanto la dimensione del
controvertice, che era chiaramente presente all’interno delle dinamiche di
lotta della giornata, ma proprio il processo di connessione transnazionale
delle lotte contro l’austerità, nel nuovo laboratorio neoliberale che è
diventata l’Europa.
L’autocelebrazione
del potere finanziario è completamente saltata: i dipendenti sono arrivati
scortati alla sede della Banca Centrale, Draghi in elicottero e l’inaugurazione
è diventa un piccolo discorso di fronte a qualche decina di persone. Ma il
blocco è stato dell’intera città, della produzione e della mobilità: è stato
messo in crisi per un giorno intero il funzionamento complesso della macchina
di accumulazione capitalistica, risignificando lo spazio urbano.
Dopo il 18 marzo: per Blockupy, oltre Blockupy!
Abbiamo
partecipato a Blockupy con la campagna Strike BCE, a partire dall’esperienza
dei laboratori dello sciopero territoriali, forti della discussione europea
svolta durante gli strike meeting. Abbiamo cioè partecipato al 18 marzo a
partire dalla lotte concrete costruite in questi mesi in Italia contro la
precarietà di vita e di lavoro. Per questo con i nostri strikers durante il
corteo abbiamo deciso di partecipare allo spezzone con la rete nazionale
tedesca di solidarietà agli scioperi, insieme a sindacalisti dei Ver.di,
lavoratori in sciopero di Amazon, lavoratrici in lotta delle cooperative
sociali di Francoforte. Un coro ci univa, semplice ma decisivo: “let’s unite,
social strike!”
Dopo
il 18 marzo questa è la scommessa: estendere, organizzare, dare forza alle
lotte e connettere le sperimentazioni di nuova organizzazione sociale, di
autogestione, di mutualismo, di lotte contro l’austerità, la precarietà e lo
sfruttamento. L’assemblea del 19 marzo “Towards a social and transnational
strike?” per questo è stato un appuntamento decisivo per costruire uno nuovo
tassello verso la possibilità di uno sciopero transnazionale. Quasi un
centinaio di persone, tra sindacati, collettivi di precari, studenti e
migranti, di tanti paesi d’Europa (Inghilterra, Svezia, Francia, Germania,
Italia, Polonia, Portogallo, Grecia…), si sono interrogati su che cosa
significa oggi lottare per i diritti sul lavoro e quali sono le possibilità per
la costruzione di lotte coordinate a livello europeo.
Si
è deciso di costruire un ulteriore e più grande momento di discussione a
settembre, ma anche di utilizzare i prossimi meeting internazionali per poter
continuare a pensare ed organizzare azioni e mobilitazioni comuni.
Abbiamo
lanciato la sfida, fianco a fianco, nei cordoni e liberi nelle strade, nei
blocchi e nelle piazze: da oggi, ancora con più determinazione, pazienza,
attenzione e passione, bisogna guardare alla continuità, per costruire un
processo di trasformazione radicale del mondo in cui viviamo.
Lo
spazio di discussione europeo sulla possibilità di costruire uno sciopero
sociale transnazionale vuole fare proprio questo: connettere le lotte locali a
livello transnazionale, per dargli più forza e riprendere dalla nostra parte la
parola vittoria!