di Blockupy European Coordination
Considerazioni sui
risultati delle elezioni greche del Coordinamento di Blockupy, verso la
manifestazione transnazionale del 18 marzo contro la BCE a Francoforte
Abbiamo
fin troppo aspettato che la BCE annunciasse la data della non-apertura del suo
quartier generale. Nel mentre ci siamo chiesti se avessimo ripetuto l’errore
dei movimenti anti-globalizzazione: finire per essere dipendenti dall’agenda e
dai calendari dei dominanti. Adesso possiamo dire: quell’errore è stato la
nostra pausa fortunata. Perché qualcosa è successo. La popolazione greca non ha
accettato ciò che era considerato senza alternative. Hanno rimandato la loro
crisi – la crisi della vita quotidiana, della sanità, dei rifugiati e dei
migranti, dei lavoratori e dei disoccupati, delle scuole e delle famiglie –
dritta al mittente: all’Europa tedesca della troika, del mandante
dell’austerità, dell’esclusione. Non hanno dato in cambio né si sono rassegnati
dopo le inasprite lotte resistenziali degli ultimi anni. Vogliamo dirlo senza
enfasi: ci inchiniamo davanti a questa determinatezza e ribellione, davanti
all’energia e alla speranza che generano.
Il
18 marzo è la nostra opportunità, ed è allo stesso tempo nostra responsabilità,
per formare la nostra risposta. A Francoforte, in Germania. Di fronte alla BCE
e con i nostri amici da tutta Europa e oltre. Questo è anche il motivo per cui
abbiamo “inventato” Blockupy 2012, l’abbiamo fermamente mantenuto, e l’abbiamo
sviluppato in uno spazio transnazionale che è attivo anche a Francoforte, in
Germania.
Stiamo
dicendo anche che non vogliamo avere false speranze riguardo ciò che è stato
reso possibile dalle elezioni in Grecia. Non si può banalmente votare per
buttare fuori dai giochi la crisi del capitalismo. Un mondo migliore e diverso
non sarà introdotto da una decisione presa alle urne ma piuttosto attraverso la
decostruzione di una democrazia dal basso e oltre ogni frontiera. Questa è la
ragione per cui non ci stiamo posizionando dalla parte di un progetto
governativo. Non è la nostra questione; non è il nostro obiettivo. Noi siamo
dalla parte di un’unità solida, del popolo Greco in lotta e della sinistra
sociale. Ma finché il nuovo governo porta la sua lotta nelle istituzioni
europee in opposizione alle costrizioni imposte dall’austerità sul suo popolo,
c’è una possibilità per tutti noi. Sì, tutto ciò apre ad uno spazio per un
dibattito politico di nuova qualità intorno al regime della crisi e il
neoliberalismo e mette in moto un effetto domino in Spagna, Italia, e altrove.
L’apertura di questa sorta di corridoio politico è quello che tutti noi si
stanno aspettando da Syriza – ed è ciò contro cui Syriza avrà da misurarsi nel
futuro.
Certamente
questo si applica a tutte le altre lotte nella società greca: quelle dei
migranti, della comunità LGBT, degli anti-fascisti, e degli attivisti contro
gli sgomberi forzosi, privatizzazioni e progetti distruttivi su larga scala.
Comunque, non dovremmo cadere nella vecchia modalità di pensiero della
contraddizione principale, nella fattispecie alla luce della coalizione con i
populisti di destra di ANEL. L’opportunità delle elezioni greche non sarà
tarata soltanto dal negoziato del governo Greco con le restrizioni della
troika, ma ugualmente dalla loro relazione con le questioni dei movimenti di
sinistra. Il sociale non può funzionare come nazionale, patriarcale, omofobo,
anti-semita, o razzista. Sappiamo che la decisione in merito ad ANEL è stata
intesa tatticamente. Sappiamo che il lavoro di Syriza, come l’unità solida dei
movimenti anti-razzisti, è stato una roccaforte contro il populismo e il
fascismo in Grecia. Ciononostante, la decisione su ANEL mostra chiaramente
quanto sia piccolo il margine politico di azione offerto dalla situazione e
quali costrizioni siano inerenti al processo governativo. Questo ci induce a
mantenere costante la discussione e il confronto tra di noi; non c’è nessun
bisogno di una solidarietà incondizionata. Allo stesso tempo non dobbiamo
scordare che è proprio nelle ragioni pratiche dove le controversie possono
diventare produttive
Evitare
la sottomissione sotto gli obblighi del governo e della politica partitica è
possibile soltanto con un forte, indipendente movimento di sinistra. Il
progresso politico può essere raggiunto laddove è una realtà sociale. Lo
sviluppo ad Atene ha reso chiaro che c’è bisogno di essere pazienti e attenti
ad ogni posizione, c’è bisogno che ci siano progetti auto-organizzati per
creare speranza e rivoluzionare una società. La situazione che è emersa dalla
Grecia non può essere liquidate con un riferimento ad ANEL e alla coalizione di
governo. Va oltre la questione dei partiti e dei governi e il suo luogo
d’incontro è di nuovo l’Europa. La questione che è esplosa per tutti qui in
Germania è se stare o meno dalla parte del governo della crisi, o muoversi
dalla parte di coloro che ne sono vittime quotidiane. Molti dei media tedeschi
– dagli ambienti di sinistra fino ai liberali – hanno iniziato a posizionarsi
chiaramente contro “l’insolvente Grecia”. E meno sorprendentemente: Bruxelles e
Berlino stanno mostrando i denti – non solo nella direzione della Grecia ma in
tutti gli angoli dell’Europa che hanno fatto recentemente la loro mossa.
Abbiamo
bisogno di fare la nostra mossa. Il 18 marzo possiamo prenderci le strade e
mostrare chiaramente che la resistenza alle richieste irragionevoli del regime
di crisi è più urgente che mai; che possiamo riconoscerci nelle lotte dei
movimenti greci per una vita migliore per tutti. Nel farlo, ci posizioneremo
attivamente contro tutti i nazionalismi e razzismi. Abbiamo bisogno di rendere
ampia la protesta a Francoforte del 18 marzo, non solo perché la BCE a Francoforte
sta nel regno delle élites europee, ma perché la crisi si sta diffondendo qui
in Germania e non c’è alternativa. Stiamo accettando la sfida. Adesso.