di
Defne Gursoy
contribuiamo
alla diffusione di questo articolo già lanciato dalle pagine di alfabeta2 che è stato scritto domenica. Defne Gursoy è
una famosa giornalista turca che scrive per giornali turchi e per vari giornali
europei. È nota anche come saggista, conferenziere e docente in comunicazione
Tutto
è precipitato ieri sera a piazza Taksim (sabato 15 giugno, ndr). La polizia ha
scatenato la guerra, ne sono testimone diretta poiché ero sul posto. La
violenza poliziesca smisurata ha fatto centinaia di feriti; il parco è stato
sgomberato a forza con gas; cannoni d’acqua violentissimi contenenti prodotti
chimici che causano bruciature sulla pelle e proiettili di gomma hanno ferito
decine di persone, fra le quali una donna incinta. Fra l’altro, sono state
lanciate granate cataplessizzanti (incapacitanti) che hanno seminato terrore in
tutto il quartiere. L’intervento è iniziato quando non c’era alcuna
manifestazione, alcun raduno né nel parco Gezi, né sulla piazza. Era un sabato
ordinario e gli abitanti erano venuti con i bambini per prendere aria nel parco.
L’operazione di guerra è cominciata alle 19,40 quando la Piattaforma di Taksim
aveva annunciato alle 11,00 il ritiro pacifico degli occupanti dal parco a
partire da lunedì. Gli scontri sono durati sino al primo mattino; ero
incastrata tra le barricate e la polizia. Mi sono rifugiata in uno di quei
passages (galleria commerciante); la polizia ha lanciato il gas anche
all’interno di tutti questi passages dove la gente si cercava riparo. Sono
stata intossicata dal gas e ho visto gente cadere come mosche sulla strada
Istiklal. A migliaia sono affluiti da tutti i quartieri di Istanbul per venire
in soccorso a Gezi Park e ai manifestanti. La municipalità ha fermato tutti i
trasporti pubblici a partire dalle 11,00 per impedire l’afflusso della
popolazione dai quartieri verso il parco. Ma la gente è passata dalla riva
asiatica attraverso i ponti del Bosforo. La polizia ha tirato gas anche su
questa gente che passava a piedi sul ponte, senza lasciar loro alcuna
scappatoia, salvo forse buttarsi giù dal ponte. Persino all’interno degli
hotels che hanno accolto i feriti sono stati lanciati i candelotti di gas. I
turisti hanno accolto i feriti nelle loro camere d’albergo ma hanno subito
anch’essi violenze; la polizia ha attaccato tutti gli hotels le cui sale e ingressi
s’erano trasformati in centri di soccorso medico. Questo è crimine contro
l’umanità, del mai visto neanche in paesi con regimi fra i più repressivi.
Tutta questa violenza non ha fermato la popolazione che si è riunita in ogni
quartiere. Non conosciamo esattamente il numero di feriti, ma sappiamo che ce
ne sono tanti in grave stato. Centinaia di feriti non hanno potuto ricevere
soccorso medico poiché la polizia ha vietato l’accesso delle ambulanze a Taksim
e dintorni. Oggi, Erdogan terrà un meeting a Istanbul con i suoi sostenitori e
probabilmente non esiterà ad aizzarli contro i resistenti. Gli abitanti delle
Settanta città turche sono oggi in strada per protestare. Decine di migliaia
stanno per marciare verso piazza Taksim. La violenza del potere attuale contro
questi cittadini deve essere fermata al più presto! Chiedo di divulgare questo
messaggio ovunque voi possiate. Quello che è avvenuto è veramente gravissimo ed
è molto probabile che questa guerra di Erdogan contro la popolazione continui.
La disinformazione da parte del potere turco non deve passare nei media
europei, la verità deve essere ascoltata ovunque nel mondo. Istanbul, 16 giugno
2013, 11h (ora locale)
Traduzione
dal francese di Salvatore Palidda