di
Riccardo Bottazzo
Venezia
24/25 maggio- conclusasi la due giorni del Convegno “l’Europa oltre l’Europa”.
Dopo la cronaca di ieri sulla prima giornata pubblichiamo quella relativa alla
seconda e alla fase conclusiva dell’assise, puntualmente argomentata da Bottazzo
per Global Project che ha organizzato l’appuntamento lagunare assieme
a European Alternatives. Temi di
chiusura: l’Europa tra crisi della rappresentanza e le politiche dall’alto ed
il rilancio dei movimenti sociali per una Europa dei popoli e dei diritti. La
strada “per un nuovo patto costituente tra cittadini e cittadini”, obiettivo
dichiarato dai promotori, sembra essere percorribile. Proviamoci anche in nome
di Don Andrea Gallo
Cronaca della seconda
giornata
Spazio
alle istituzioni, in questo secondo appuntamento del seminario l’Europa oltre
l’Europa. La cornice prescelta non poteva che essere la sala consigliare di Ca’
Farsetti, sede del municipio di Venezia che si affaccia su un canal Grande
fortunatamente miracolato dall'acqua alta. A far gli onori di casa, il
consigliere comunale Beppe Caccia in collaborazione con Segolene Prunot.
Apertura
a Ugo Mattei che focalizza il suo intervento sulla centralità dei beni comuni.
“Quando
leggiamo che Delors e altri economisti invocano la necessità di apportare
riforme strutturali all’Europa, sappiamo che parlano delle riforme imposte dal
Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale che continuano ad avere
come obiettivo una ipotetica e futura crescita. Il nostro obiettivo, al
contrario, è proporre una visione alternativa a questo riformismo già
rivelatosi fallimentare. Perché la crescita, possiamo esserne certi, non ci
sarà più”. In quanto alla crisi della rappresentanza, Mattei osserva che “un
sistema che pensa ad una Europa sempre più simile ad uno Stato federale non è
una soluzione. La causa di questa crisi non sta nella mancanza di sovranità del
un Governo centrale ma nella mancanza di sovranità nel locale. Lo scontro sul
livello della costituente è sorto proprio perché il sistema capitalista non
tollera più quel poco di sovranità ancora concesso ai territori”. Come
affrontare allora la sfida costituente? “intanto bisogna superare vecchi
concetti come quello di destra e di sinistra. Non dobbiamo porci lo scopo di
rifondare la sinistra ma trovare un linguaggio comune tra tutti coloro che non
credono che l’accumulazione capitalista possa essere un criterio fondante
dell’Europa”. Per Mattei, bisogna ripartire dai beni comuni portando la
battaglia nel locale e, in particolare, nell'istituzione del Comune, come ente amministrativo
più vicino ai cittadini. Un concetto questo, ribadito in tanti interventi.
“Sforziamoci di costruire istituzioni nuove che si oppongano alla
concentrazione verticistica del potere in nome della governabilità. Superiamo
le vecchio distanze tra pubblico e privato. Poniamo al centro della nostra
azione, sia nei movimenti che nelle istituzioni, concetti come l’inclusione,
l’ecologia e un nuovo modo di stare assieme. E smettiamola di dare credito a
quanti affermando che l’economia, prima o poi, tornerà a crescere!”
Con
Theano Fotiou, parlamentare di Syriza,
si torna a parlare di Grecia. Fotiou cita il motto della rivoluzione francese, libertà, fraternità ed uguaglianza, per
ricordare come la politica europea promuova soluzioni completamente opposte.
“Con i livelli di disoccupazione che abbiamo in Grecia come si fa a parlare di
democrazia? Con le leggi che ogni giorno il parlamento approva e che sono
contro la nostra costituzione, come si fa a parlare di democrazia? Queste sono
le premesse ottimali per il fascismo. Noi in Grecia siamo arrivati al capolinea
prima degli altri ma sula nostra stessa strada siete incamminati anche voi
italiani. L’alternativa, non è il ritorno agli Stati nazionali ma una radicale
rifondazione dell’Europa che abbia come base i cittadini e non la finanza”.
Voce
fuori del coro, quella di Francesco Martone, responsabile degli esteri di Sel che polemizza con Mattei: “se non
vogliamo più parlare di destra e di sinistra come possiamo combattere quello
che sta succedendo in Ungheria dove si è imposto un regime fascista?” Anche la
battaglia, secondo Martone, non va combattuta sul locale - “non c’è più tempo
per ricostruire l’istituzione Comune” - quanto piuttosto dai banchi del
parlamento europeo. Banchi ai quali sarà presumibilmente uno dei prossimi
candidati di Sel. E conclude
invitando la platea a “dare più forza alla propria rappresentanza al parlamento
europeo”.
Addirittura
sul “tragico ruolo del parlamentare europeo” si sofferma Niccolò Rinaldi, per
l’appunto, parlamentare europeo nelle file dei liberali e democratici. Tragico
ruolo in quanto “le nostre scelte sono distanti dal sentire comune dei
cittadini”. Rinaldi si sofferma sul ruolo centrale del parlamento “espressione
di democrazia diretta”, e paventa alle prossime elezioni l’arrivo di una forte
rappresentanza euroscettica.
Roberto
Musacchio di Altramente nota come la
centralità della crescita abbia inquinato anche il pensiero socialista. “Le
prossime elezioni saranno un vero e proprio referendum sull’Europa” commenta e
bacchetta il relatore che lo ha preceduto, il parlamentare Rinaldi, sulla
“distanza tra l’istituzione europea e il comune sentire del cittadino”
osservando che “come dopo il disastro di Chernobyl tutti si sono informati su
cosa è il nucleare, stavolta tutti si sono informati su cosa sia l’Europa”.
Sulla questione euro sì o euro no, Musacchio ricorda che “già la lira era stata
privatizzata dall'allora ministro Andreatta. L’euro non ha fatto altro che
portare a termine un percorso già avviato. In questo nuovo panorama, ha ragione
Ugo Mattei quando afferma che destra e sinistra sono uguali. Bisogna tornare al
senso effettivo di questi parole. Spazio quindi alle politiche di movimento, ai
beni comuni ad una nuova politica sul reddito. Proprio il diritto al reddito potrebbe
rivelarsi un cardine fondamentale per scardinare l’Europa della grande finanza.
Rovesciamo l’egemonia culturale liberista. Considerato che c’è tanta gente che
lavora senza reddito, battiamoci per il diritto al reddito senza lavoro”.
Più
come ex portavoce di Sbilanciamoci
che come neo deputato di Sel -
“all’opposizione” sottolinea-, interviene Giulio Marcon che osserva come la
politica risponda solo alle logiche del mercato. “La questione sta nel
riportare la finanza sotto il controllo dei cittadini. Questa è l’unica
risposta alla crisi”. Per democratizzare l’Europa Marcon individua tre
strade parallele: la democrazia diretta di cui i referendum sono lo strumento
più efficace, la democrazia locale come focalizzato da Mattei e anche la
rappresentanza elettorale.
Città
e popoli sono il focus su coi si concentra l’assessora all’Ambiente del Comune
di Venezia, Gianfranco Bettin, definite “le prime vittime delle politiche
europee”. “Il patto di stabilità europeo ha colpito e mortificato proprio i
Comuni che sono sempre stati, soprattutto in Italia, il cardine della
partecipazione sociale e anche culturale dei cittadini. Il processo di
spossessamento dei beni comuni ha investito le città perché queste erano il
primo presidio di queste ricchezze di tutti”. Proprio sul terreno delle città
quindi, si giocherà la partita determinante “tra i due poli dell’eurocrazia e
del populismo. Sarà indispensabile allora aver maturato una sintesi politica in
grado di dare una risposta razionale ma anche comprensibile a popolazioni
impoverite e angosciate”. Un percorso che ci faccia uscire tanto dalla
rassegnazione che ci porta ad accettare ingiuste ed inefficaci politiche di
austerity, quanto dalle “nebbie di un populismo che oscilla tra rigurgiti
fascisti e tentazioni di affidarci a vuoti demagoghi”. Ripartire quindi dallo
spazio metropolitano per costruire una nuova condivisione dei beni comuni ma
facendo attenzione che, di per sé, il ritorno al Comune non basta per garantire
questo percorso. Bettin fa l’esempio dell’Arsenale di Venezia, recentemente
tornato sotto la gestione del Comune. Un passo positivo, senza dubbia, ma non
sufficiente a garantire un suo usufrutto slegato dalle logiche di mercato.
Applauditissimo
l’intervento conclusivo di Lorenzo Marsili di European Alternatives. Uno che non te le manda a dire. “Parliamoci
chiaro. Se pensiamo di andare alle elezioni raccontando alla gente che siamo
per l’Europa ma che vorremmo rifondarla sulla base dei diritti, andiamo a
perdere. La gente ci manderà tutti a cagare e fa bene a mandarci a cagare.
Perché il tono delle danze lo sta dettando Beppe Grillo col referendum
sull’euro. Cosa fare allora? Andare tra gli euroscettici per tornare a seguire
le stesse politiche liberiste con una lire inflazionata piuttosto che con
l’euro? Credo piuttosto che dobbiamo imparare a radicalizzare la nostra
proposta alternativa”. Marsili non si nasconde che il nemico è un nemico
invisibile. “Il drago dell’alta finanza” lo chiama. “Ma questo drago ha una
rappresentanza politica che è ben visibile in figure come il cancelliere
tedesco Angela Merkel”. Marsili conclude citando la “rivoluzione giacobina”
proposta da Toni Negri. “I nostri eventuali candidati devono avere chiaro che
vanno al parlamento europeo per sovvertire il parlamento europeo. Altrimenti, è
meglio che se ne stiano a casa”. Dal conflitto internazionale alla costituente
europea.
Cronaca
conclusiva
Dopo
la vetrina istituzionale di Ca’ Farsetti, il convegno l’Europa oltre l’Europa organizzato da Global Project e European
Alternatives si sposta alle Zattere, all’interno degli antichi magazzini
del sale della repubblica serenissima, negli spazi gestiti da Sale Docks.
Stavolta tocca ai movimenti e ai loro portavoce gestire la maratona di
interventi conclusivi che durerà tutto il pomeriggio sino a sera in una lunga e
partecipata assemblea. All’incirca una trentina i relatori che si alternano ai
microfoni dopo l’introduzione di Omeyya Seddik, ricercatore tunisino e
protagonista della Primavera di Tunisi. Provengono da tutta Europa: dalla
Spagna alla Gran Bretagna, dalla Grecia alla Romania, senza trascurare le tante
realtà di lotta per la democrazia e i beni comuni e contro le grandi opere
attive nel nostro Paese. Il bilancio e il racconto delle varie mobilitazioni,
lascia presto spazio alla preparazione dei prossimi appuntamenti come l’Alter Summit di Atene sabato e
domenica 8 e 9 giugno, o Occupy Frankfurt
in programma nel prossimo fine settimana.
Il
passaggio di tre enormi navi da crociera proprio davanti alla fondamenta dove
si apre il portone di Sale Docks - uno “spettacolo” che non ha mancato di
lasciare esterrefatti gli ospiti stranieri - ha commentato meglio di tanti
discorsi l’invito di Tommaso Cacciari del Morion
a partecipare all’imminente “tre giorni” in difesa della laguna di Venezia, in
programma da venerdì 7 a domenica 9 agosto. “Come abbiamo verificato anche al
recente Social Forum di Tunisi, in
cui sono stati discussi molti casi simili, questo sistema economico predatorio
usa la politica delle grandi opere, portata avanti nel nome di un interesse
generale che alla fin fine si riduce all’interesse di pochi privati, per
devastare il territorio e impossessarsi dei beni comuni. Anche la laguna per
noi veneziani è un bene comune e anche noi abbiamo le nostre grandi opere
devastatrici. Una di queste sono quei mostri galleggianti che avete visto
passare qui davanti e che distruggono l’ambiente lagunare, la città d’acqua e
compromettono la nostra salute a vantaggio esclusivo degli interessi delle
multinazionali del turismo. Per dire no alle grandi navi e per difendere
Venezia e la sua laguna, e per ribadire che ambiente e salute non sono merci da
cui trarre guadagno, invitiamo tutti a partecipare al queste giornate di
lotta”. La nuova Europa comincia anche da qui.