Prefazione a In viaggio immobile di Antonio Negri
Questa raccolta nasce dal ritrovamento da parte di Sergio Bianchi, in un cassetto, di una cartella di testi, scritti tra il 1996 e il 1999, ai quali ne sono stati aggiunti alcuni, proposti in traduzione dal portoghese quando gli originali non erano disponibili. Pensati e destinati per «La Fohla de S. Paulo», da una parte ci restituiscono uno spaccato della produzione culturale, politica, e intellettuale di quegli anni, attraverso le parole di un corrispondente d’eccezione che, una volta al mese per alcuni anni, racconta nelle sue cronache il presente a lui contemporaneo; dall’altra, attraverso questi testi, emergono alcuni dei tratti più caratteristici di Toni Negri: la capacità di analisi, certo, ma anche la curiosità, l’umorismo pungente, il movimento di un pensiero esigente e di un’attività continua.
Anche solo il titolo, ossimorico, ne è una conferma. Prima a Parigi, poi rinchiuso nel carcere di Rebibbia o ai domiciliari a Trastevere, Toni Negri scrive per un pubblico che lo legge a un oceano di distanza, e al quale vengono restituiti, attraverso una sorta di viaggio transatlantico, degli spaccati di un’Europa e di una globalità che, in quegli anni, si stanno definendo sempre di più in tutte le loro contraddizioni. Ma sebbene immobile, perché costretto dallo Stato italiano, Toni Negri è comunque in viaggio attraverso le sue letture, i suoi scritti, le corrispondenze, e le relazioni e i dialoghi che continuava a tessere.
E ritroviamo allora prima Parigi, con i suoi «giochi di società», la povertà e il grande sciopero del 1995 degli cheminots, poi il ruolo e la pratica della filosofia, la fabbrica della storia per pensare il presente, il postfordismo e l’analisi del postmoderno e delle sue produzioni (tra il film Crash, il Milan, Dario Fo, o le figure di Lady D. e di papa Wojtyla); poi ci sono l’Europa, l’Impero, le trasformazioni del lavoro, gli Stati Uniti e la globalizzazione. E, infine, anche degli scritti pensati per i Mondiali (che si sono tenuti nel 2002 in Giappone e Corea del Sud, e che videro vincere proprio il Brasile). Così si passa dall’Appiani e da un gol (solo immaginato) di Cappello contro il Torino agli stadi giapponesi e coreani, da Padova al calcio nella globalizzazione.
Nell’ultimo periodo, quando Toni mi ha chiesto di aiutarlo a ricomporre questa raccolta, non poteva uscire a causa delle sue condizioni di salute. E però era comunque in movimento e al lavoro, continuamente in viaggio e attento osservatore dei processi di trasformazione, di soggettivazione e di lotta in Europa e nel mondo, sempre curioso di avventurarsi nel nuovo e assetato di sapere come e cosa succedesse lì fuori, tra le manifestazioni contro la riforma delle pensioni in Francia, le lotte ecologiste e le manifestazioni femministe.
Alle persone che leggeranno queste pagine viene chiesto di fare «un viaggio immobile». Con questo libro tra le mani, probabilmente seduti (alla scrivania, o forse – per aggiungere un altro asse – in un treno o in tram e in viaggio), saranno trasportati nell’Europa della fine degli anni Novanta, per ritrovare, forse, la possibilità di assumere una modalità dello stare nel mondo che permetta, nonostante la solitudine immobilizzante e l’impotenza in questi tempi sempre più bui, di rimetterci in movimento con forme nuove, potenti. E tutte, ancora una volta, da inventare in comune.