-Danilo Mariscalco-
Pubblichiamo la premessa dell’antologia curata da Pietro Maltese e Danilo Mariscalco - “Il senso (del) comune. La radicalità del presente e il suo concetto” (Studi culturali -Palermo University Press, 2021) - una ricerca collettiva sul Comune che “eccede il discorso accademico per farsi gesto politico e, se si vuole, artistico”
Il volume,
corrispondente in parte agli argomenti discussi durante l’omonimo
convegno palermitano del maggio 2018, vede la luce per provare a
rispondere ad alcune urgenze teoriche e politiche individuate all’interno
del laboratorio “Vita, politica, rappresentazione”, afferente al
Dottorato di ricerca in Studi Culturali Europei/Europäische Kulturstudien
del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di
Palermo, nonché alla rete internazionale Italian Thought Network. Laboratorio che, già nelle sue
premesse fondative, intende procedere dal confronto fra i Cultural
Studies (felicemente praticati, nell’Ateneo del capoluogo siciliano,
da oltre quindici anni1) e i temi posti nell’ambito della
cosiddetta Italian Theory, ovvero di quel paradigma che negli
ultimi anni ha rilanciato il pensiero italiano contemporaneo
evidenziandone, in relazione ad altre filosofie internazionali, le
potenzialità critiche e (bio)politiche. Due sono gli assi concettuali sui
quali si muove, e dei cui incroci si alimenta, il laboratorio di ricerca:
1) la biopolitica, tematizzata, com’è ovvio, a partire dalla lezione
foucaultiana – letta, in special modo, attraverso le lenti dei suoi
fautori continentali (Esposito, Negri, Agamben, Chignola etc.) e del
paradigma neo-operaista –, ma “forzata” a interagire e a confrontarsi con
l’elaborazione gramsciana, ispiratrice dei Cultural Studies
internazionali e, nella nostra prospettiva, tanto attenta al tema del bios
da risultare, ancora oggi, una viva traiettoria da percorre
nell’analisi del politico e delle sue incidenze, e premesse, pedagogiche e
culturali; 2) le forme della rappresentazione, analizzate in continuità
con i risultati più avanzati raggiunti dai Visual Studies ma
con aperture che conducono ai lidi, in parte ancora inesplorati, della
biopoetica, dei dispositivi di riproduzione, proliferazione e sussunzione
digitale delle immagini, della prassi culturale dei gruppi sociali e dei
movimenti antagonisti contemporanei. Tema della presente occasione
argomentativa, definito appunto dall’incontro fra queste direzioni
critiche, è (passi il gioco di parole) un tema “comune”, variamente
affrontato tanto nella filosofia internazionale – qui sottoposta a un
“carotaggio” à la Althusser con il quale si individuano quattro
dominanti: Negri e i neo-operaisti, Esposito, Dardot e Laval, Agamben –
quanto nelle pratiche culturali e antagoniste dei movimenti sociali e
politici più recenti. Il comune, dunque, nelle sue articolazioni più
evidenti, intercettate nei contributi che si propongono ed esposte in una
sequenza corrispondente a un preciso, e qui dichiarato, ordine
argomentativo. Apre il volume un capitolo nel quale uno dei curatori,
Pietro Maltese, esplora il “senso” del comune nei pensatori sopracitati –
evidenziandone differenze talvolta concorrenti ma anche determinate
affinità all’altezza della diade proprietà/improprietà – per porre, in
conclusione, alcune domande, suggerite dalla vicenda della ZAD di Notre-Dame-des-Landes, sulle possibilità (e le difficoltà) di una «politica del comune».
Segue, dunque, una sezione dedicata alle quattro dominanti
individuate, con gli approfondimenti condotti da Andrea Fumagalli (sul
nesso fra valore e comune in una prospettiva neo-operaista, della quale
è uno dei maggiori e più attivi promotori), Alice Pugliese (su Dardot
e Laval), Yuri Di Liberto (su Lacan ed Esposito), Luca Cinquemani
(su Agamben). Ubaldo Fadini, invece, inaugura idealmente la sezione
dedicata alle forme della rappresentazione, offrendoci, con la sua
analisi del senso disambientato, un’ulteriore chiave di lettura delle
pratiche culturali indagate nei saggi successivi; pratiche inquadrabili,
dunque, anche alla luce di una concezione secondo cui la fantasia, squisitamente
sociale e comune, plurale e affermativa, è inscritta nei processi di
soggettivazione. Seguono infatti, insieme al mio articolo dedicato a una
Palermo forgiata dall’arte “comune” della precarietà, gli scritti di
Nicolas Martino (su Krahl, Bianciardi e l’operaismo), Claire Fontaine
(sulla comune condizione critica della prassi artistica contemporanea),
Laura Strack (sull’esperienza dell’Asilo di Napoli).
Casi in cui il comune
eccede il discorso accademico per farsi gesto politico e, se si vuole,
artistico. Arte e comune, dunque, in un rapporto politicamente orientato
che Negri, nell’ultima edizione di Arte e multitudo, definisce
come «un tentativo di agire sulla vita, da dentro la vita per
qualificarne la dimensione comune2, per costruirne un senso»,
auspicando, infine, l’affermazione di un rinnovato «senso comune»,
categoria evidentemente recuperata a una prospettiva affermativa della
biopolitica. Non può darsi performance del comune che non abbia,
continua Negri, una direzione e un valore, determinazioni del suo senso;
essa “produce” nella misura in cui si fa costruzione linguistica, anche
se in quest’ultima il comune non si dà immediatamente, bensì attraverso
la lotta. La questione linguistica, ricorda Maltese, era centrale anche
nei Quaderni gramsciani, laddove venivano indagate la modalità di
organizzazione di uno studio della grammatica funzionale alla riforma del
senso comune3, categoria che assume, nella filosofia della praxis,
una caratterizzazione generalmente critica, sebbene nei suoi confronti
Gramsci promuova interventi pedagogici (politici) al fine di svilupparne
i contenuti progressivi. Posizione, questa, forse non troppo distante
dalla “direzione” negriana. Per non lasciare spazio ad alcuna suggestione
indeterminata, chiude il volume, in appendice, ancora Maltese con un
saggio sul senso comune nei Quaderni del carcere: piano sul quale
è sempre producente tornare, come si è verificato in tutte le occasioni
laboratoriali, non per affrontare un mero esercizio filologico, ma per
riscoprire e scatenare nel presente categorie tuttora cariche di vitalità
intellettuale. Pratica specifica, si diceva, del comune laboratorio che,
nelle seguenti pagine, rende pubblica la sua ricerca più recente.
1 Ci si riferisce alle attività del Dottorato di ricerca
in Studi Culturali Europei/ Europäische Kulturstudien e al Laboratorio di
Cultura Visuale, entrambi ideati e promossi da Michele Cometa.
2 T. Negri, Arte e multitudo, a cura di Nicolas
Martino, DeriveApprodi, Roma 2014, pp. 90-92.
3 Cfr. A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione
critica dell’Istituto Gramsci, a cura di V. Gerratana, Einaudi, Torino
2007, vol. III, Q. 29, pp. 2339-2351.