venerdì 11 agosto 2023

IL SENSO (DEL) COMUNE - La Premessa

-Danilo Mariscalco-

 biopolitica e forme della rappresentazione 

Pubblichiamo la premessa dell’antologia curata da Pietro Maltese e Danilo Mariscalco  - “Il senso (del) comune. La radicalità del presente e il suo concetto” (Studi culturali -Palermo University Press, 2021) - una ricerca collettiva sul Comune che “eccede il discorso accademico per farsi gesto politico e, se si vuole, artistico”


Il volume, corrispondente in parte agli argomenti discussi  durante l’omonimo convegno palermitano del maggio 2018, vede  la luce per provare a rispondere ad alcune urgenze teoriche e  politiche individuate all’interno del laboratorio “Vita, politica,  rappresentazione”, afferente al Dottorato di ricerca in Studi Culturali  Europei/Europäische Kulturstudien del Dipartimento Culture  e Società dell’Università degli Studi di Palermo, nonché alla rete  internazionale  Italian Thought Network. Laboratorio che, già nelle  sue premesse fondative, intende procedere dal confronto fra i  Cultural  Studies (felicemente praticati, nell’Ateneo del capoluogo siciliano, da  oltre quindici anni1) e i temi posti nell’ambito della cosiddetta Italian  Theory, ovvero di quel paradigma che negli ultimi anni ha rilanciato  il pensiero italiano contemporaneo evidenziandone, in relazione ad  altre filosofie internazionali, le potenzialità critiche e (bio)politiche.  Due sono gli assi concettuali sui quali si muove, e dei cui incroci  si alimenta, il laboratorio di ricerca: 1) la biopolitica, tematizzata,  com’è ovvio, a partire dalla lezione foucaultiana – letta, in special  modo, attraverso le lenti dei suoi fautori continentali (Esposito,  Negri, Agamben, Chignola etc.) e del paradigma neo-operaista  –, ma “forzata” a interagire e a confrontarsi con l’elaborazione  gramsciana, ispiratrice dei  Cultural Studies  internazionali e, nella  nostra prospettiva, tanto attenta al tema del bios da risultare, ancora  oggi, una viva traiettoria da percorre nell’analisi del politico e delle sue incidenze, e premesse, pedagogiche e culturali; 2) le forme della  rappresentazione, analizzate in continuità con i risultati più avanzati  raggiunti dai  Visual Studies ma con aperture che conducono ai  lidi, in parte ancora inesplorati, della biopoetica, dei dispositivi di  riproduzione, proliferazione e sussunzione digitale delle immagini,  della prassi culturale dei gruppi sociali e dei movimenti antagonisti  contemporanei. Tema della presente occasione argomentativa, definito  appunto dall’incontro fra queste direzioni critiche, è (passi il gioco di  parole) un tema “comune”, variamente affrontato tanto nella filosofia  internazionale – qui sottoposta a un “carotaggio” à la Althusser con  il quale si individuano quattro dominanti: Negri e i neo-operaisti,  Esposito, Dardot e Laval, Agamben – quanto nelle pratiche culturali  e antagoniste dei movimenti sociali e politici più recenti. Il comune,  dunque, nelle sue articolazioni più evidenti, intercettate nei contributi  che si propongono ed esposte in una sequenza corrispondente a un  preciso, e qui dichiarato, ordine argomentativo. Apre il volume un  capitolo nel quale uno dei curatori, Pietro Maltese, esplora il “senso” del  comune nei pensatori sopracitati – evidenziandone differenze talvolta  concorrenti ma anche determinate affinità all’altezza della diade  proprietà/improprietà – per porre, in conclusione, alcune domande,  suggerite dalla vicenda della ZAD di Notre-Dame-des-Landes, sulle possibilità (e le difficoltà) di una «politica del comune». Segue,  dunque, una sezione dedicata alle quattro dominanti individuate,  con gli approfondimenti condotti da Andrea Fumagalli (sul nesso  fra valore e comune in una prospettiva neo-operaista, della quale è  uno dei maggiori e più attivi promotori), Alice Pugliese (su Dardot e  Laval), Yuri Di Liberto (su Lacan ed Esposito), Luca Cinquemani (su  Agamben). Ubaldo Fadini, invece, inaugura idealmente la sezione  dedicata alle forme della rappresentazione, offrendoci, con la sua  analisi del senso disambientato, un’ulteriore chiave di lettura delle  pratiche culturali indagate nei saggi successivi; pratiche inquadrabili,  dunque, anche alla luce di una concezione secondo cui la fantasia,  squisitamente sociale e comune, plurale e affermativa, è inscritta nei  processi di soggettivazione. Seguono infatti, insieme al mio articolo  dedicato a una Palermo forgiata dall’arte “comune” della precarietà,  gli scritti di Nicolas Martino (su Krahl, Bianciardi e l’operaismo),  Claire Fontaine (sulla comune condizione critica della prassi artistica  contemporanea), Laura Strack (sull’esperienza dell’Asilo di Napoli). 

Casi in cui il comune eccede il discorso accademico per farsi gesto  politico e, se si vuole, artistico. Arte e comune, dunque, in un  rapporto politicamente orientato che Negri, nell’ultima edizione di  Arte e multitudo, definisce come «un tentativo di agire sulla vita, da  dentro la vita per qualificarne la dimensione comune2, per costruirne  un senso», auspicando, infine, l’affermazione di un rinnovato «senso  comune», categoria evidentemente recuperata a una prospettiva  affermativa della biopolitica. Non può darsi performance del  comune che non abbia, continua Negri, una direzione e un valore,  determinazioni del suo senso; essa “produce” nella misura in cui si fa  costruzione linguistica, anche se in quest’ultima il comune non si dà  immediatamente, bensì attraverso la lotta. La questione linguistica,  ricorda Maltese, era centrale anche nei Quaderni gramsciani, laddove  venivano indagate la modalità di organizzazione di uno studio della  grammatica funzionale alla riforma del senso comune3, categoria  che assume, nella filosofia della praxis, una caratterizzazione  generalmente critica, sebbene nei suoi confronti Gramsci promuova  interventi pedagogici (politici) al fine di svilupparne i contenuti  progressivi. Posizione, questa, forse non troppo distante dalla  “direzione” negriana. Per non lasciare spazio ad alcuna suggestione  indeterminata, chiude il volume, in appendice, ancora Maltese con  un saggio sul senso comune nei Quaderni del carcere: piano sul quale  è sempre producente tornare, come si è verificato in tutte le occasioni  laboratoriali, non per affrontare un mero esercizio filologico, ma per  riscoprire e scatenare nel presente categorie tuttora cariche di vitalità  intellettuale. Pratica specifica, si diceva, del comune laboratorio che,  nelle seguenti pagine, rende pubblica la sua ricerca più recente. 

1 Ci si riferisce alle attività del Dottorato di ricerca in Studi Culturali Europei/ Europäische Kulturstudien e al Laboratorio di Cultura Visuale, entrambi ideati e  promossi da Michele Cometa.

2 T. Negri, Arte e multitudo, a cura di Nicolas Martino, DeriveApprodi, Roma 2014, pp.  90-92. 

3 Cfr. A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci, a cura di V.  Gerratana, Einaudi, Torino 2007, vol. III, Q. 29, pp. 2339-2351.