- Turi Palidda -
“il maschio violento non è malato, è il figlio sano del patriarcato”
Tutti gli esseri umani fanno sempre parte di “cerchie di riconoscimento sociale e morale” (Simmel). È in queste cerchie che si forgiano la mentalità, i “valori”, le categorie negative e positive
Secondo dati dell’Unione europea, in tutti i paesi europei le ragazze e le donne in generale sono alla mercé di brutalità (malgrado i presunti progressi tanto sbandierati). Nell’UE ogni giorno due donne sono assassinate dal loro partner o ex (eige.europa.eu). Una donna su 3 ha subito delle violenze sessuali e/o psicologiche nel corso della sua vita (fra.europa.eu). E questi dati sono solo la parte visibile dell’iceberg.
Tutte le forme di violenze sulle donne mirano allo stesso obiettivo: costringerle all’assoggettamento totale al dominio maschile a cui corrisponde anche il loro super sfruttamento al lavoro, i loro salari sempre più bassi di quelli degli uomini (in media del 40%, a parità di merito e persino anche con capacità superiori), un’inferiorizzazione che spesso va insieme alle molestie e violenze sessuali.
Qualcuno ha invocato la pena di morte per gli autori di femminicidio, ma è noto che tale pena non ha mai ridotto i delitti efferati ma anzi li ha aumentati (basta vedere cosa ha prodotto la pena di morte negli Stati Uniti che passano per una “grande democrazia”). E non si tratta affatto di una necessaria “buona educazione”: la pedagogia serie serve, ma l’“educazione” genericamente intesa non ha mai aiutato a liberarsi dalla violenza, dal razzismo ecc. Solo le pratiche concrete di vita collettiva antagoniste alle violenze possono indurre a comportamenti umani anziché all’opposto da assassini! Il patriarco-capitalismo uccide perché il dominio è sempre violento e quindi -come suggerisce bene Lorenza Pleuteri- uccide il subalterno, cioè anche maschio che non subisce passivamente; si pensi ai tanti casi di operaie o operai / immigrate o immigrati uccisi (fra i quali il caso di Ion Cazacu vedi libro di Dario Fo, Un uomo bruciato vivo o i 119 polacche e polacchi torturate/i e uccise/i). Lasciano perplessi quei progetti che alimentano l’illusione di “nuovi modelli di mascolinità, d’educazione all’emotività ecc.”. No, l’amore non fa rima con proprietà, è l’antitesi! (qui è una critica alla recensione del film di Soldini e Mainardi sul progetto Zeus).
Tutti gli esseri umani fanno sempre parte di “cerchie di riconoscimento sociale e morale” (Simmel). È in queste cerchie che si forgiano la mentalità, i “valori”, le categorie negative e positive. Un soggetto sociale che diventa capace di un assassinio efferato è sicuramente uno che sguazza in un universo che condivide questi comportamenti come possibili e persino legittimi (al pari del mafioso che squaglia nell’acido il bambino pensando magari che sia una legittima sentenza …). E non dimentichiamoci poi che c’è anche la variabile della follia omicida che però non è mai scusabile, né un attenuante, perché per arrivare a questa follia si segue sempre un dato percorso che vi conduce … E non dimentichiamo neanche che il carcere non può mai essere capace di risocializzare e reintegrare nella società nel rispetto assoluto di ogni essere umano! Per i casi estremi come il femminicidio ci vorrebbe una specialissima seria terapia socio-psicologica sicuramente in luogo di detenzione probabilmente di lunghissima durata.
L’omicidio di una dirigente di polizia da parte di un suo collega che poi s’è suicidato non è casuale (lo descrive bene Lorenza Pleuteri qui). Perché nelle polizie non c’è alcun controllo della cosiddetta personalità e ci sono quasi unicamente psicologi sempre “comprensivi” e leccapiedi dei vertici e del “corpo”. L’assassino della povera Giulia Tramontano ha detto subito che l’unica cosa che avrebbe dovuto fare era suicidarsi … proprio perché è ovviamente incapace di intravedere un futuro umano.
È sacrosanta la scritta: “il maschio violento non è malato, è il figlio sano del patriarcato” (meglio dire del “patriarco-capitalismo”). Il dominio maschile nasce nella preistoria quando alcuni uomini acquisiscono le capacità di diventare aggressivi, di costruirsi armi per cacciare e DOMINARE … Da allora chi non ha armi, chi non è aggressivo, non diventa dominante ma dominato … La subalternità delle donne è paradigmatica del dominio di pochi sulla stragrande maggioranza sfruttata se non schiavizzata … E il dominio è sempre violento sebbene possa articolarsi con momenti soft o paternalisti (come appunto è comunemente il dominio maschile! (vedi il libro Sociologia e antisociologia).
Nel libro Polizie, sicurezza e insicurezze si smaschera anche la pseudo-psicologia che impera nelle polizie e che peraltro è conferita a psicologi o psichiatri di assai dubbia affidabilità. Fra questi un abile impostore, nonché condannato per molestie sessuali (e poi anche in Cassazione -vedi Repubblica, Genova-Cronaca del 13/06/2014, p.IX) ma considerato “Il neurologo” e “medico capo della Polizia di Stato”, oltre che “medico capo del Servizio sanitario della Polizia di Stato”, (vedi nel libro già citato dalla fine di p. 190 sino alla fine di p. 193 e in particolare la nota 11). Ancora oggi (maggio 2023) questo signore è accreditato come illustre dirigente medico e si fa passare per prof. associato dell’Università di Genova1, il che è del falso!
I casi di operatori delle polizie che diventano assassini e fra l’altro autori di femminicidi confermano che si tratta di persone del tutto simili ai maschi con cui probabilmente condividono cerchie di appartenenza amicale, quindi persone che non dovrebbero assolutamente essere titolari di una funzione pubblica quale quella di operatore di forze di polizia, dotato di armi! Si immagini poi come un soggetto come il dirigente di polizia condannato per molestie sessuali possa eventualmente trattare una donna che chiede protezione perché vittima di tale genere di molestie o perseguitata o oggetto di brutalità e persino minacciata di morte dal partner!!!! La verità è che nelle polizie non c’è alcuna seria valutazione della cosiddetta personalità dell’operatore né al momento del reclutamento, né dopo … Gli psicologi delle polizie sono quasi sempre dei leccapiedi dei vertici e del “corpo” per il quale prestano il loro servizio immancabilmente compiacente … L’operatore è reclutato innanzitutto per caratteristiche fisiche e diciamo di aggressività, sicuramente MAI per il suo pieno e comprovato rispetto di tutti gli esseri umani e quindi innanzitutto delle donne, dei bambini, degli immigrati (su come sono trattate le donne in polizia e le angherie, le “avances”, le molestie se non le violenze sessuali che sono costrette a subire se vogliono far carriera, vedi anche Polizia postmoderna, p.81-90).
È allora evidente che solo RARAMENTE le donne possono contare sulla protezione istituzionale (delle polizie e della magistratura) e degli uomini in generale. Nella maggioranza dei casi, nelle istituzioni dello Stato, gli uomini e persino buona parte delle donne -che hanno interiorizzato la logica maschilista- non fanno che reiterare “spontaneamente” il pensiero dominante che è quello del dominio maschile, appunto perché è parte integrante del patriarco-capitalismo che lo Stato è tenuto a tutelare! (così come altre istituzioni fra cui quelle di tutte le religioni). In altre parole, come hanno sempre affermato le femministe coerenti, la tutela delle donne può essere assicurata solo da donne (a condizione che siano assolutamente antagoniste al dominio maschile). Le donne non hanno bisogno di essere difese dagli uomini. Gli uomini che non sono nemici delle donne sono solo quelli che praticano con coerenza l’antagonismo al patriarco-capitalismo oggi incarnato dal liberismo e quindi l’assoluto rispetto di ogni essere umano.
articolo pubblicato anche su labottegadelbarbieri