- Redazione Pressenza -
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QUANDO UNA RISPOSTA? Un Appello che per la completezza delle argomentazioni riproponiamo qui in versione integrale e che è stato inviato all’attenzione della Presidente Roberta Metsola e a una ventina di deputati particolarmente sensibili alle ragioni del NO al Tav
Era esattamente un mese fa quando persino la nostra stampa mainstream non poteva fare a meno di registrare (nella costernazione generale) i non pochi motivi di incertezza da parte del governo francese circa la volontà di proseguire nella strombazzata Grande Opera secondo il cronoprogramma concordato soprattutto con l’Europa, che dovrebbe garantire la copertura finanziaria per una consistente quota di lavori. Costernazione per la verità più rituale che altro, perché come ha sottolineato Il Fatto Quotidiano la riluttanza del governo francese a prendere posizione su un fronte tutt’altro che prioritario, era nota da un bel pezzo, o senz’altro dall’anno scorso. Ma tant’è, “grande è la confusione sotto il cielo”, riepilogava qualche giorno fa Alberto Poggio (membro della Commissione Tecnica del Movimento NoTav) sul sito di sbilanciamoci.info ed è precisamente in questa delicata ma interessantissima congiuntura che si situa l’ennesima Iniziativa/Appello che il Movimento NoTav (nella persona di Paolo Prieri, di PresidioEuropa) ha indirizzato in questi giorni al Parlamento Europeo.
Un Appello che per la completezza delle argomentazioni riproponiamo qui in versione integrale e che è stato inviato all’attenzione della Presidente Roberta Metsola e a una ventina di deputati particolarmente sensibili alle ragioni del NO al Tav. E un’iniziativa che significativamente arriva a pochi giorni dalla manifestazione indetta per il 17/18 giugno in Maurienne, promossa da una galassia di gruppi ambientalisti francesi (i Soulevements de la Terre, la Confederation Paysanne, e molti altri, oltre alla locale VAM-Vivre et Agir en Maurienne,) insieme al Movimento NoTav Valsusino e non pochi bus che si aggiungeranno da varie parti d’Italia.
Situazione dunque quanto mai interessante e speriamo decisiva, che anche noi come Pressenza non mancheremo di seguire.
Questo il testo integrale dell’appello inviato al Parlamento Europeo:
Appello al Parlamento Europeo
Giugno 2023
Torino-Lione, Un Crimine Ambientale
Vivre et Agir en Maurienne – Movimento No TAV
Di quale Progetto Stiamo Parlando
La Torino-Lione è il progetto per una nuova linea ferroviaria che comprende il tunnel sotto le Alpi a due canne più lungo d’Europa di 57,5 km e ha una lunghezza totale, comprese le linee nazionali di accesso al tunnel da Torino e da Lione, di 270 km. Il suo costo è stimato superiore a 30 miliardi di euro.
L’Unione Europea è disponibile a finanziare la costruzione di questa Grande Opera che definisce coerente con il Green Deal Europeo.
Ma da oltre trent’anni cittadini italiani, francesi, europei si oppongono a questo progetto che hanno invece definito un Crimine Ambientale.
L’Opposizione al Progetto e il Diritto dei Cittadini a Conoscere
Tra Torino e Lione già esiste una linea funzionante e sottoutilizzata a circa il 25% della sua capacità e qualunque siano le prestazioni di un nuovo progetto, quando non si utilizza ciò che si ha, si distrugge l’ambiente.
È un’opera che è stata imposta ai territori senza un vero processo democratico come richiesto dalla Convenzione di Århus alla quale hanno aderito l’Unione Europea, l’Italia e la Francia.
I cantieri già installati da TELT per eseguire delle prospezioni geologiche e dei lavori preliminari relativi al tunnel di base sono da anni protetti militarmente come delle fortezze.
Ai cittadini, per ragioni di ordine e sicurezza pubblica, ma anche agli stessi MEPs, è negato il diritto all’accesso integrale ai documenti riguardanti i finanziamenti e lo stato dell’avanzamento dei lavori del progetto Torino-Lione. È quindi calpestato l’interesse pubblico prevalente nella divulgazione delle informazioni per il loro controllo dal basso.
Le opposizioni popolari sono da decenni violentemente represse dai militari e dalle polizie in accordo con le Procure, mentre i Tribunali hanno già comminato decine di condanne al carcere.
Incoerenze del Progetto con la Legislazione Europea
Rivolgendosi al Consiglio europeo e al Parlamento europeo sul Green Deal europeo, la Commissione ha sottolineato la necessità di valutare sistematicamente la coerenza tra la legislazione attuale e le nuove priorità. Al fine di garantire che tutte le iniziative del Green Deal raggiungano i loro obiettivi, la Commissione prescrive che tutte le proposte legislative e gli atti delegati includano un memorandum contenente una sezione specifica che spieghi come ogni iniziativa sia conforme al principio “non nuocere”.
La realizzazione di questo progetto non rispetta i due Principi europei di Precazione e di Non Arrecare Nessun Danno Significativo all’Ambiente – DNSH.
Enormi Emissioni di CO2
Mentre la normativa europea per contrastare i cambiamenti climatici ha stabilito l’obbligo giuridico di ridurre le emissioni di CO2 nell’Unione di almeno il 55% entro il 2030, i lavori in corso per la Torino-Lione emettono già enormi quantità di CO2. Allo stato delle cose, se il progetto fosse realizzato, l’inaugurazione non avverrà entro il 2033 come annunciato, ma molti anni dopo.
Il risparmio di emissioni di CO2 derivante dallo spostamento delle merci dalla strada alla ferrovia immaginato dai sostenitori del progetto potrebbe dunque iniziare ben oltre la data imposta dalla UE.
Ma mentre le emissioni di CO2 derivati dalla sua costruzione, e i relativi danni climatici, sono certi e ammontano, secondo le stime degli stessi proponenti, complessivamente a 10 milioni di tonnellate di CO2 non certificate da alcuna autorità indipendente, le minori emissioni di carbonio, sarebbero altamente incerte e sicuramente tardive, dato l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050.
In ogni caso se i traffici dovessero crescere quanto dichiarato dai proponenti anche le emissioni, sia pur con un certo rallentamento, continuerebbero a crescere.
Imponenti Perdite d’Acqua
I cambiamenti climatici stanno determinando una siccità che devasta l’Europa, e lo scavo del tunnel di base sotto le Alpi sta già dando il suo contributo. Il Rapporto COWI 2006 aveva riportato che “il tunnel drenerebbe dai 60 ai 125 milioni di m3 all’anno, comparabile alla fornitura d’acqua necessaria a una città di circa 1 milione di abitanti”.
Sono già state osservate perdite d’acqua significative fino al prosciugamento di acquiferi causati dallo scavo delle quattro gallerie di ricognizione.
Responsabilità del Parlamento Europeo e Ascolto dei Cittadini
Di fronte a questa realtà il Parlamento europeo, che ha approvato e sostenuto il progetto, non deve sostenere in silenzio il perpetuarsi del “Crimine Ambientale” ma, per prima cosa e con urgenza, aprirsi all’ascolto dei cittadini che hanno dimostrato da decenni che esistono alternative ad un crimine ambientale, a partire dell’uso della linea esistente.
Sollecitiamo il Parlamento Europeo a compiere un atto di democrazia organizzando audizioni in seno alle commissioni TRAN, ENVI e LIBE per valutare la coerenza di questo investimento europeo con la realtà del cambiamento climatico in atto, con le politiche dell’UE in materia ambientale e con l’effettiva partecipazione dei cittadini alle decisioni dell’Unione Europea, alle quali dovrebbero essere invitati scienziati, esperti, giuristi, associazioni ambientaliste, movimenti popolari, Commissione europea, Corte dei conti e tutte le altre parti interessate.