martedì 30 maggio 2023

ELEZIONI COMUNALI IN ITALIA PREVEDIBILI

 -Turi Palidda-

 trionfo delle destre neofasciste per l’evasione fiscale e il supersfruttamento 

Le destre neofasciste trionfano. L’ex-sinistra e il M5S non arrivano a fare opposizione. Meloni, Salvini e berlusconiani occupano tutti i posti di poter a livello nazionale e locale (parenti e amici ministri e manager dei grandi enti, dirigenti di TV e i media passano quasi tutti a destra). È l’affermazione di un “fascismo democratico”, poiché eletto -dal 27% degli aventi diritto al voto-, apparentemente soft ma pericoloso e foriero di lacrime e sangue

Il 14 e 15 maggio si è votato per le elezioni comunali e il 28 e 29 maggio in Sicilia e Sardegna, in Trentino e Valle d’Aosta il 21 maggio, mentre in Friuli si è già votato. Tale rientro ha riguardato 790 comuni, di cui 165 a statuto speciale, per un totale di 6,3 milioni di cittadini aventi diritto di voto per l’elezione del proprio sindaco. Tra i principali comuni interessati, sette erano governati dalla destra e cinque dal centro-ex-sinistra; ora i diritti prevalgono quasi ovunque.

Ricordiamo che durante le ultime – più importanti – elezioni regionali in Lombardia e Lazio e precedentemente in Sicilia e altrove, l’astensionismo è stato molto, molto eclatante: i vincitori sono stati eletti con meno del 20% dei voti degli aventi diritto!!! Tutti i partiti si sono a lungo affidati all’astensionismo per avere meno elettori da acquistare e controllare e per vincere con pochissimi voti. Ed è in questa deriva che abbiamo visto emergere la « post-politica » e dell’anomia liberista au-delà di ogni ideologia. I funzionari eletti dell’ex sinistra sono passati con la destra e un gran numero di elettori di sinistra non ha votato.

Nei comuni di questa nuova scadenza la percentuale di votanti ha superato quasi ovunque – spesso di poco – il 50%, perché si trattava di elezioni in piccoli comuni.

Le destre (cioè i partiti del capo del governo Meloni, la Lega di Salvi e Forza Italia di Berlusconi) erano quasi ovunque unite nel sostenere questa o quell’altra cosiddetta lista “civica” o coalizione locale. Dal canto loro, Pd (Partito Democratico – ex sinistra pseudo-rinnovato dal nuovo segretario Elly Schlein) e Movimento 5 Stelle (M5S) hanno unito le forze solo in 4 capoluoghi.

I risultati del primo turno e poi di quello del 28-29 maggio sono stati netti: le destre vincono un po’ ovunque nei centri grandi e piccoli!

Una vittoria molto prevedibile visto che il governo neofascista della signora Meloni ha il “vento in poppa” in tutti i settori e promette di poter fare ciò che vuole senza alcun ostacolo. E soprattutto ha adottato misure a favore dell’evasione fiscale, quindi a vantaggio della clientela delle destre stimata a una decina di milioni di elettori (che in parte in passato hanno votato anche per l’ex-sinistra). 

Ormai quasi tutti i media accreditano le performances della signora Meloni, nonostante i palesi conflitti di interesse di lei stessa e del suo governo, e gli abusi e soprusi! Il suo governo ha nominato parenti e amici ai posti di manager delle più importanti aziende italiane, alla direzione della TV pubblica, mentre i quotidiani e i settimanali passano nelle mani di uno dei suoi amici, il boss della sanità privata, Angelucci, anche lui parlamentare, al quale il nuovo presidente della regione Lazio, eletto grazie al suo appoggio, gli ha concesso pieni favori nel suo campo. Inoltre, questo governo si è anche permesso di attaccare la Corte dei Conti – mai successo in passato – perché questa Corte ha osato criticare la gestione del Pnrr e quindi le vistose carenze nella spesa dei finanziamenti europei. Nel frattempo, il Consiglio dei ministri ha adottato una serie di scelte a favore dell’evasione fiscale. Così avremmo certamente un aumento delle economie sommerse che già superano il 32% del PIL e quindi più precarietà, più lavoro nero e più supersfruttamento, già insostenibile. Durante il comizio a Catania la signora Meloni si è anche permessa di dire che “le tasse sono un pizzo di stato”.

Il governo Meloni non si è risparmiato nel ridefinire in senso reazionario tutti gli ambiti della politica di governo (che tra l’altro erano già abbastanza neoliberisti per opera dell’ex sinistra e del dispotismo di Draghi).

Tutto questo passa senza problemi perché non c’è una vera opposizione né da parte dei sindacati, né da Pd e M5S. C’è solo qualche resistenza locale di sindacati autonomi e piccoli movimenti locali (come NO-TAV, NO-Tap, No-Muos ecc.) e qualche manifestazione (come i diecimila a Roma per un reddito garantito di sabato 28 maggio, 2023). La CGIL (CGT italiana) ha addirittura invitato M.me Meloni al suo congresso (vedi il commento di Marco Revelli) e M.me Schlein passa per un segretario-vedette del PD senza riuscire a cambiare registro rispetto a ciò che era questo partito totalmente dedito all’orientamento neoliberista ed estraneo ai lavoratori e alla popolazione meno fortunata. Per quanto riguarda la politica estera, il Pd della signora Schlein è totalmente schierato a favore degli Stati Uniti e della Nato e mantiene il suo immancabile sostegno alla lobby militare-poliziesca.

Peraltro, non è un caso che alcuni intellettuali (per esempio, l’ex-sessantottino Salvati diventato super neoliberista) propugnino un dialogo “necessario” fra governo e opposizioni, se si mettono da parte le divergenze ideologiche precostituite.

L’Italia, di fatto, sta sprofondando in una congiuntura buia che rischia di durare a lungo perché non c’è nulla di simile all’intersindacale e al NUPES in Francia. La devastante destrutturazione economica, sociale, culturale e politica avvenuta con la controrivoluzione capitalista neoliberista negli ultimi 40 anni ha distrutto ogni “densità dinamica”, quindi il progresso dell’aggregazione collettiva a favore della resistenza alla deriva reazionaria attuale. Resta solo la speranza di un ritorno dei sindacati verso l’unità con gli autonomi e i piccoli movimenti locali per un impegno a sostegno della popolazione senza tutele e dei lavoratori alla mercé del furore di super sfruttare.

pubblicato anche su Pressenza