-Andrea Fumagalli-
il costo del gas è diminuito del 70%ma i prezzi finali al consumo non saranno ridotti
Diciamo subito che non
è stata formulata nessuna politica energetica comune di tipo strutturale. Sono
stati presi provvedimenti temporanei, parziali e selettivi che non sono in
grado di modificare i criteri che stanno alla base della determinazione del
prezzo del gas, di cui avevamo discusso in un precedente intervento su Effimera. Si tratta
quindi di un “accordicchio”.
Sono 9 i punti che
definiscono questo “accordicchio”. Analizziamo i principali, quelli che
maggiormente sono state descritti dai giornali mainstream e salutati con
giudizi molto positivi come ultima strenna natalizia di Mario Draghi prima di
lasciare il timone del governo a Giorgia Meloni.
- l’acquisto
congiunto e volontario di gas, per sfruttare il peso collettivo del
mercato dell’Unione. È stato il punto che ha suscitato meno diatribe e che
ha visto un generale accordo, purché tale acquisto comune si limitasse a
non superare il 15% dei fabbisogni nazionali. In tal modo, ogni paese
europeo è ancora libero di comprare il proprio gas dai paesi produttori
che preferisce per una quota molto elevata. La preoccupazione di
interferire nelle politiche nazionali di approvvigionamento non ha ragione
di esistere, con buona pace di una politica comune europea.
- un corridoio
di prezzo dinamico temporaneo sulle transazioni di gas naturale
(il famoso “tetto”). Tale punto, riportato dalla servile e stampa
nazionalista è stato salutato come la vittoria di Draghi. Peccato che tale
tetto non venga quantificato. Nel documento finale, non si discute il
tetto massimo del prezzo del gas, ma paradossalmente ci si sofferma sul
suo pavimento. Si afferma infatti che il prezzo del gas non debba scendere
sotto un certo livello, per non penalizzare eccessivamente gli scambi di
mercato (che sappiamo essere di natura speculativa). Al momento, non c’è
alcun accordo al riguardo. E in ogni caso, aspetto non secondario, si
parla di tetto al prezzo del gas solo per quello che viene utilizzato
nella generazione della sola energia elettrica Il prezzo del gas consumato
dagli utenti (siano esse imprese o famiglie) non viene toccato.
- Riguardo
il mercato di Amsterdam (TTF) che decide il prezzo del
gas sulla base delle aspettative speculative dettate da titoli future e
non sull’effettivo scambio tra offerta e domanda, nulla viene detto, se
non un banale impegno a monitorare tale mercato.
- Ovviamente
non mancano impegni per misure di solidarietà energetica in
caso di interruzioni della fornitura di gas a livello nazionale, regionale
o dell’Unione, in assenza di accordi di solidarietà bilaterali né impegni
per lo sviluppo per le energie rinnovabili. Ma, come oramai sappiamo, si
tratta di impegni formali che accompagnano ogni summit europeo, senza
alcuna conseguenza reale. Alcuni commentatori hanno intravisto in questi
impegni la possibilità di creare un fondo europeo comune finanziato
dell’emissione di titoli di debito. Il 4 ottobre scorso il commissario
europeo agli affari economici Paolo Gentiloni ha parlato della necessità
di uno strumento comune Ue, sulla falsariga dello schema Sure sui sostegni
all’occupazione in tempi di Covid, per finanziare tariffe più basse per il
gas. Difficile che ciò possa accadere, visto che il giorno precedente, il
governo tedesco di Scholz ha presentato un piano nazionale di 200 miliardi
di euro a vantaggio esclusivo della propria economia. E lo stesso
Gentiloni sì è poi peritato di ribadire in ogni caso che un simile
provvedimento non sarebbe stato all’ordine del giorno del summit del 20-21
ottobre. Si va quindi in ordine sparso e i più forti possono far la parte
dei leoni.
È evidente come tale
supposto accordo non sia in grado di intervenire in modo efficace nel controllo
del prezzo del gas. Ciò significa che l’inflazione è libera di crescere. E
anche le riunioni successive della commissione energetica che dovevano definire
i decreti attuativi e la tempistica di tale accordo non hanno prodotto, almeno
al momento, nessun risultato, evidenziando ancora una volta le divergenze tra i
vari paesi europei.
Un solo risultato
positivo è stato ottenuto. L’annuncio di un accordo (anche se del tutto
inadeguato e contradditorio) ha però generato aspettative ribassiste sul valore
futuro atteso del gas. Sappiamo che la politica degli annunci può influenzare
il trend delle aspettative soprattutto sui mercati speculativi, in presenza di
un certo livello di reputazione. L’Unione Europea gode sicuramente di una buona
reputazione, anche negli ultimi anni è in netto declino, alla luce della
litigiosità interna, dell’incapacità di sviluppare politiche economiche,
militari e energetiche autonome in grado di sfuggire alla tenaglia
dell’influenza Usa e Nato, da un lato, e la penetrazione commerciale cinese
(non ultimo l’acquisto da parte di COSCO, la compagnia cinese di stato dello
shipping – China Ocean Shipping Company -, la più grande al mondo, del 25%
delle quote del porto di Amburgo).
Ne è conseguito un
calo sostanziale del prezzo del gas sul mercato dei future di Amsterdam,
arrivando a un valore inferiore dei 100 euro al MWa, dopo aver raggiunto i picchi
massimi di oltre 330 euro a cavallo di lugli e agosto scorso. La riduzione del
70% del prezzo del gas è anche spiegata da aspettative decrescenti sul consumo,
vista le temperature oltre la media, in buona parte dell’Europa (con il
posticipo nell’accensione dei riscaldamenti) e il fatto che il gas non sarà una
risorsa scarsa nel prossimo anno, visti gli ingenti stoccaggi dei paesi
europei, con la sostituzione del gas russo con quello norvegese e algerino e
quello liquido proveniente da Usa e Qatar.
In Europa, il forte
aumento del tasso d’inflazione è stato trainato (a differenza degli Usa) dal
rincaro dei prodotti energetici che ha successivamente contaminato con effetto
domino gli altri prezzi delle filiere produttive. A ciò si è aggiunto l’aumento
del costo della logistica, come effetto della ripresa produttiva post-Covid.
Nel giro di pochi i mesi il tasso d’inflazione è triplicato.
Ma ora che i prezzi
del gas sono diminuiti del 70% non ci sarà una pari riduzione dei prezzi finali
al consumo.
Se il prezzo del gas
viene determinato sulla base di una logica speculativa e non di mercato, così i
prezzi dei beni finali di consumo si determinano sulla base di una logica di
profitto (con buona pace della concorrenza e della trasparenza). Una volta
aumentati i prezzi finali per far fronte all’aumento dei costi energetici e
logistici di produzione, se tali costi si riducono i prezzi finali rimangano
gli stessi seguendo una dinamica inerziale che consente di lucrare ampi margini
di profitti alle spese dei redditi da lavoro.
Ancora una volta
L’Europa perde l’occasione per definire una politica industriale ed energetica
comune che possa influenzare il prezzo dei prodotti energetici sulla base delle
esigenze e dei bisogni sociali dei suoi residenti.
È il capitalismo, bellezza!
L’articolo è
stato pubblicato anche su Effimera