E con oggi, 1 gennaio 2022, è passato un mese esatto dal giorno in
cui senza neppure suonare il campanello, scavalcando come dei ladri il muro di
cinta intorno al giardino, incitandosi l’un l’altro come di fronte a un
pericoloso criminale (“… eccolo che esce, prendilo, dai, non lasciartelo
scappare…”), sono arrivati in forza a casa di Emilio Scalzo e se lo son portato via , auto nera che
sgomma rabbiosa lungo la statale che da Bussoleno porta dritto al carcere Le
Vallette di Torino. I compagni che da giorni si erano avvicendati davanti a
casa sua nel più conviviale dei presidii, che registrano ogni attimo
dell’arrembaggio mentre protestano con quanto fiato hanno in gola.
La moglie
Marinella che dopo un ultimo rapido abbraccio, si fa da parte con ammirevole
compostezza. Cani abbaianti mentre lui esce di scena A Testa Altissima,
come e più del libro che Chiara Sasso ha tratto dal suo percorso di vita. E
quel murales del lupo preso in trappola, che lo street
artist Alleg aveva dipinto solo pochi giorni prima sul primo piano
della facciata, che sembra prendere vita, più che mai premonitore – con
quell’orologio che incombe da sopra, mentre cerca di divincolarsi
Spettacolo vergognoso per sfoggio di blindati, blocco delle
strade, carabinieri, digos, elmetti caschi scudi, stra-potenza militare, contro
un uomo che da settimane, già da prima che anche alla Corte di Cassazione
venisse confermato il verdetto della Procura di Torino, era tranquillamente pronto
a partire, valigia fatta, sorriso rassicurante per i tanti che passavano a
trovarlo al presidio. Un uomo che quella stessa mattina, nelle ore precedenti
la cattura, era stato solo un po’ più serenamente occupato del
solito: verso le 9 c’era stata la diretta con Radio Popolare, per
ricostruire una vicenda così simile a quella di Mimmo Lucano, e persino più
difficile – per via di quel MAE, Mandato di Arresto Europeo, insindacabile,
che la Francia aveva emesso contro di lui, che era stato così supinamente accettato
dalle autorità italiane nel silenzio generale. Come Mimmo Lucano, anche Emilio
Scalzo era infatti impegnato sul fronte dei migranti, che giungendo dalla
rotta Balcanica fanno tappa agli ultimi avamposti italiani, le cittadine di
Oulx e Claviere, al confine con la Francia lungo la via delle Alpi: percorso
quanto mai pericoloso, per chi non conosce i sentieri. E verso le 11 della
stessa mattina, ecco che era passato a trovarlo anche Zero Calcare, che in un
video aveva sintetizzato la vicenda giudiziaria di Emilio, la sua leggendaria
generosità verso i tanti che aveva accompagnato lungo quei sentieri, l’accusa
di aggressione verso un gendarme durante una manifestazione lo scorso maggio –
video brevissimo ma quanto mai provvidenziale date le circostanze, e che
infatti tutte le testate hanno poi ripreso con la notizia
dell’arresto.
Alle Vallette Emilio è restato solo per poco, il 3 dicembre eccolo
già consegnato alle autorità francesi. E diversamente da quanto il suo stesso
legale aveva ipotizzato, la detenzione non è riuscita neppure lontanamente a
replicare i domiciliari che gli erano stati concessi in
Italia, ma è carcere vero, per giunta a Aix en Provence, a centinaia di
chilometri dalla Val Susa. Particolare inquietante, inspiegabile: a un mese
dall’avvenuta estradizione, i suoi cari, persino sua moglie, ancora non sanno
quando potranno vederlo, andarlo a trovare. Le comunicazioni avvengono
attraverso il legale francese che per fortuna parla un ottimo italiano e solo
recentemente ha trasmesso una lettera in cui Emilio dice di star bene, di non
preoccuparsi per lui, di essere felice per le tante lettere che arrivano a lui.
Ma ancora non si sa quando il procedimento potrà avere inizio, con quali
scadenze: queste le scarne notizie circa questa storia di incredibile
ingiustizia nella legalità, che vede protagonista il “gigante buono” Emilio
Scalzo.
Come redazione di Pressenza abbiamo pensato che
il miglior augurio di Buon Inizio Anno potesse quindi essere questo corale
“Caro Emilio” che abbiamo raccolto in Val Susa, e che vi condividiamo qui
sotto. E senz’altro continueremo a seguirla questa storia, importante tenere
viva l’attenzione. Non meno importante (raccomandano gli amici di Emilio) è
continuare a scrivergli, nel carcere in cui si trova detenuto, c/o Maison
d’arrêt d’Aix Luynes, 70 Route Deus, Chateaux du Mont Robert, CS 20600, 13595
Aix en Provence, “per far capire quanto è amato e benvoluto da tutti e
NON il criminale che vorrebbero far credere e processare”. Perché questo
avrebbero in mente di fare. E sarebbe gravissimo!
Tanti Auguri caro Emilio, a Testa Alta…!
da Nicoletta D.
… sono andata a cercare le immagini del carcere che ti tiene
recluso. Quale sarà la tua, tra le finestrelle che popolano come tanti occhi
dolenti le mura di questa moderna fortezza? Che cosa vedi oltre le sbarre? Il
reticolo delle recinzioni che intersecano i cortili? O il muro di cinta con le
garitte delle guardie? C’è qualche macchia d’alberi, qualche prospettiva in
lontananza che ti ricordi la tua casa e la tua valle? E come trascorri il
non-tempo di quel non-luogo?
Penso alla tua grande figura costretta nel breve perimetro della
cella. Tu sei davvero il grande lupo, quello affrescato da Alleg sui muri di
casa tua, preso alla tagliola della “Giustizia”, comunque deciso a non
arrendersi. E con te ci sono pur sempre la cornacchia e il topolino, piccole, forse
insignificanti creature, ma determinate a lavorare di tronchese per tagliare
l’immane catena che ti tiene in trappola…
Certo la tua generosità sarà un dono prezioso per i tanti ultimi
con te rinchiusi: storie di povertà, inferni da cui fuggire, dignità calpestata
e fame… Quella tua mano forte e dolce sarà per loro una carezza.
Caro Emilio, ti vogliamo libero subito, insieme a noi, a lottare
ancora.
Con rabbia, affetto e nostalgia,
da Franco T.
… poche ore prima che ti portassero via, avevamo trascorso la
notte insieme ai giovani e meno giovani, che tu sapevi unire, con la forza del
tuo amore incondizionato per la verità!
Hai scelto di rinunciare a un’esistenza tranquilla, per
privilegiare la “felicità comune”, la fede senza confini nell’aiutare il prossimo…
Ti abbraccio con infinito affetto.
da Maurizio P. con A.B. e I.P.
… buone feste caro Emilio, anche se sei dietro le sbarre.
Sei prigioniero perché hai dato le tue scarpe a chi ne aveva
bisogno per camminare, il tuo cuore ai perseguitati, agli ultimi, perché
sei fratello di chi è oppresso, amico, compagno di tutte e tutti noi
e per questo tuo esempio, per la tua sete di giustizia e libertà sei ostaggio e
prigioniero dell’ingiustizia e dell’arroganza del potere.
Grazie di esserci, grazie di esistere. Le loro sbarre non possono
dividerci. Ci stringiamo a Te complici e solidali.
da Giulia F.
… da un mese ti hanno portato via dai compagni, dalla tua
famiglia, dalla tua terra, ma non dalle tue lotte. Sono arrivati come ladri,
hanno scavalcato i cancelli, invaso la tua casa, come fanno i persecutori e i
vigliacchi, senza il coraggio di guardarti dritto negli occhi, come invece sai
fare tu.
Non c’è stato giorno in cui tu non sia stato pensato da tutti noi,
ciascuno a modo suo ma con l’intensità che sai. Ci siamo, siamo con te, ti
siamo vicini, con la voglia di dimostrarti solidarietà e vicinanza, e non senza
il timore di recarti un qualche danno con la nostra testarda resistenza, con la
fratellanza che rappresenta una colpa per chi semina discriminazione e odio.
Ti abbracciamo stretto e ci stringiamo attorno a chi ti
attende più di tutti, alla tua famiglia – ma quanto è difficile sopportare una
simile ingiustizia! Come fa arrabbiare il continuo abuso di potere! Ti
scriviamo sperando che tu possa leggere questi messaggi, per dirti di non
lasciare che ti facciano del male, perché abbiamo bisogno del nostro Emilio,
non di un eroe, ma dell’uomo buono, dalle mani grandi che ciascuno vorrebbe
accanto quando la lotta diventata dura.
da Ezio B.
… nel 2015 avevo raccolto una tua video-testimonianza per il Tribunale
Permanente dei Popoli che aveva aperto una sessione su “Diritti
fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere” e il TAV era
ovviamente in primo piano. Eri stato colpito per la prima volta da misure
cautelari, dovevi startene chiuso in casa a Bussoleno. Avevi affrontato la
situazione senza piangerti addosso, ma non riuscivi a darti pace circa quel
capo d’accusa, “infaticabile attivista notav”: inaudito che il concetto di
“presunzione di innocenza” potesse venir rovesciato in “presunzione di
colpevolezza”. In quella testimonianza rivendicavi con fierezza la tua
militanza, dalle grandi manifestazioni alle riunioni di preghiera con i
Cattolici per la vita della valle, alle azioni al cantiere di Chiomonte,
sottolineando che mai era stata messa a repentaglio l’incolumità di esseri
viventi. Non è difficile immaginarti oggi mentre racconti ai tuoi compagni di
prigione i tanti capitoli di una vita vissuta sempre A Testa Alta (questo
il titolo del bel libro che scritto insieme a Chiara Sasso, ndr). Anche nel
carcere di Aix en Provance, sei sicuramente tu che dai coraggio ai più deboli.
Sono passati più di sei anni da quando scoprivi di essere
colpevole del reato di “infaticabile militanza”, oggi scopri che è reato anche
la solidarietà che ti ha portato ad aiutare i migranti. Di questi crimini, oggi
come ieri, puoi essere orgoglioso.
da Irene R.
… ci siamo visti due sere prima dell’arresto, al presidio che si
era creato davanti a casa tua. Abbiamo chiacchierato attorno al fuoco, ci siamo
abbracciati. Poi ecco la telefonata che temevo: “Sono arrivati a
prenderlo!”. Ero appena rientrata da lavoro, mi rifiondo fuori, e correndo con
la macchina arrivo dinnanzi ai posti di blocco di polizia al bivio verso Susa;
poco più in là, verso casa tua, anche una volante dei carabinieri.
Parcheggio la macchina un po più giù, a piedi eludo i
controlli. Arrivo proprio di corsa, giusto in tempo per gettare uno
sguardo dentro la brutta auto nera che sta per portarti via.
Sono certa che anche tu mi hai vista e hai colto l’amore, la compagnanza con
cui intendevo augurarti Buona Fortuna, visto che non ci rivedremo per un
po’.
Forza e coraggio, caro Emilio! A presto!!!
da Valerio C.
… penso a Emilio è mi sembra di vederlo, che gira in bicicletta
per il paese di Bussoleno, salutando tutti con cordialità e amicizia,
conosciutissimo da tutti. Una “persona” di un’umanità e disponibilità totale
per gli altri. Un vero punto di riferimento per qualsiasi necessità. Ci manca e
ci auguriamo di vederlo presto fra noi.
da Beppe S.
Caro Emilio, da un mese è in prigione in Francia, “colpevole”
di solidarietà coi migranti, perché gli uomini dovrebbero essere liberi ed
avere uguali possibilità, e noi dobbiamo aiutare i nostri “fratelli”. Liberté,
Fraternité, Egalité… FRANCIA IPOCRITA!
da Gabriella G. e Ezio R.
Per noi Emilio è l’amico, la persona che semplicemente ha sempre
dato voce all’anima del movimento e di tutti noi, la persona che in silenzio
decide di FARE e di non stare a guardare, sacrificando la sua libertà per
il fatto di essersi messo in gioco. Un pensiero a Marinella: accanto a un
grande uomo c’è sempre una grande donna.
da Mimmo B.
… oggi siamo stati al cimitero di Meana per commemorare Raul e
purtroppo tu non hai potuto partecipare, però tutti hanno con rabbia
rimarcato contro chi te l’ha impedito. Anch’io ho parlato di te dicendo che in
qualche modo tu e Raul siete un po’ simili per tanti aspetti, due giganti buoni
che le istituzioni hanno cercato di etichettare, Raul come un pazzo da
ricoverare e tu come un violento da chiudere in prigione. Ma noi, il popolo
valsusino che vi ha conosciuto profondamente, sappiamo la verità, che siete due
giganti buoni, che il potere cerca di eliminare come fece la chiesa e i potenti
del medioevo contro i cosiddetti eretici che vivevano in questa valle. Questo
sistema contro il nostro movimento lo hanno usato fin da subito con Sole e
Baleno, due poveri ragazzi lasciati soli contro quel potere che vantava contro
di loro prove granitiche che si rivelarono poi false. Adesso però hanno di
fronte te, che non sei certo un ragazzino e hai una grande forza morale per
affrontare le infamie che cercheranno di addossarti e tutti noi che nel
frattempo abbiamo imparato da quale parte stare (con gli ultimi e i più
deboli). Tieni duro Emilio. Sappi che noi ti siamo vicino non ti abbandoneremo
mai. Insieme supereremo questa ingiustizia e repressione che stanno utilizzando
nei tuoi confronti. Se pensano di fare di te un esempio per colpirci sia come
movimento No Tav e sia come gruppo No Border si
sbagliano di grosso. A presto Emilio!
da Giovanni M.M.
Amico caro, il 26 siamo stati alla commemorazione di Raul, è stata
la prima volta che mancavi, e sappiamo bene quanto ci tenevi ad esserci, però
ci sei stato lo stesso, abbiamo parlato tanto di Raul e di te!
Raul, il gigante buono che è stato. Emilio il gigante buono che
è (così ha detto Mariano)!
Ovunque mi giro la gente chiede di te, e non dico solo NoTav,
anche gente comune e persino tanti SiTav, tutti solidali
con te…
da Clizia V. e famiglia
Di Emilio ci restano impresse le giornate trascorse in attesa
della sentenza di estradizione. Giornate di solidarietà, fratellanza,
momenti di condivisione. La quiete prima della “tempesta”.
Poi la sentenza della Corte di Cassazione, che ci ha
lasciati amareggiati, ma non sorpresi.
Nonostante tutto, non ci abbattiamo e ora più che mai siamo
accanto alla sua dolce figlia e alla sua coraggiosa moglie, in attesa di
riabbracciare Emilio.
da René e Roby
Giorni e notti trascorsi in strada o nel cortile di casa tua. Un
sorriso, un canto, un racconto, una battuta, una bevuta, ma soprattutto una
montagna di solidarietà portata da moltissimi che ti conoscono da anni, oltre
che da quelli che ti conoscono appena ma sanno la tua forza, la tua
determinazione, tenerezza, il tuo amore per la Valle, il tuo impegno per
chiunque si trovi in difficoltà. In attesa degli sbirri che prima o poi
sarebbero venuti a prenderti, hai saputo accoglierci tutti con un abbraccio. Hai
avuto parole per tutti, tempo da dedicare a tutti, sottraendolo all’intimità
della tua famiglia, in quegli ultimi momenti di semilibertà. Giorno e notte ti
preoccupavi che ci fosse qualcosa da bere, che il fuoco fosse acceso nelle
serate fredde, che ci fossero coperte per chi avrebbe trascorso la notte a
guardia del presidio. Emilio che apriva i cancelli a tutti, quei cancelli che
uomini davvero piccoli hanno scavalcato per spettacolarizzare un arresto del
quale si sarebbero loro stessi vergognati, se avessero semplicemente suonato il
campanello. Emilio è oggi ingiustamente recluso dietro ad altri cancelli perché
saperlo libero, per i signori del potere, vorrebbe dire riconoscere la propria
disumanità. In attesa di riabbracciarlo insieme a tutti i compagni di lotta,
ciao Emilio!
da Haidi G.G.
… nel mondo alla rovescia in cui viviamo, accade che decine di
agenti della Digos blocchino una strada statale con le camionette, scavalchino
di soppiatto un recinto, per afferrare… un pericoloso boss mafioso? No, un uomo
profondamente buono e generoso, già condannato ai domiciliari per aver aiutato
il prossimo in grave difficoltà. Un uomo che aspettava tranquillamente gli
agenti in compagnia degli amici e delle compagne che hanno sopportato giorno e
notte il freddo dell’inverno per non lasciarlo solo. Un uomo consapevole di
essere nel giusto e perciò in grado di essere sereno, sorridente, persino
ironico.
Anni fa ho ricevuto da lui la Tessera n°1 (la prima di
molte, tutte Tessere n°1 per non fare torto a nessuno)
del NPA. Nucleo Proletari Armati! esclamerà qualche lettore del
quotidiano la Repubblica.
No, tranquilli. La tessera dice: Nucleo Pintoni Attivi, fino
all’ultima battaglia, fino all’ultima bottiglia… di buon vino
valsusino, naturalmente.
Caro Emilio, anche quella che ti ha portato in Francia è una “via dell’aceto”.
Non ho paura per te, ti conosco, so che sei di animo forte. Ho paura per noi
senza di te.
(testo integrale di questa lettera:
https://www.carlogiuliani.it/archives/homepage/7543).
E con oggi, 1 gennaio 2022, è passato un mese esatto dal giorno in cui senza neppure suonare il campanello, scavalcando come dei ladri il muro di cinta intorno al giardino, incitandosi l’un l’altro come di fronte a un pericoloso criminale (“… eccolo che esce, prendilo, dai, non lasciartelo scappare…”), sono arrivati in forza a casa di Emilio Scalzo e se lo son portato via , auto nera che sgomma rabbiosa lungo la statale che da Bussoleno porta dritto al carcere Le Vallette di Torino. I compagni che da giorni si erano avvicendati davanti a casa sua nel più conviviale dei presidii, che registrano ogni attimo dell’arrembaggio mentre protestano con quanto fiato hanno in gola.
La moglie Marinella che dopo un ultimo rapido abbraccio, si fa da parte con ammirevole compostezza. Cani abbaianti mentre lui esce di scena A Testa Altissima, come e più del libro che Chiara Sasso ha tratto dal suo percorso di vita. E quel murales del lupo preso in trappola, che lo street artist Alleg aveva dipinto solo pochi giorni prima sul primo piano della facciata, che sembra prendere vita, più che mai premonitore – con quell’orologio che incombe da sopra, mentre cerca di divincolarsiSpettacolo vergognoso per sfoggio di blindati, blocco delle
strade, carabinieri, digos, elmetti caschi scudi, stra-potenza militare, contro
un uomo che da settimane, già da prima che anche alla Corte di Cassazione
venisse confermato il verdetto della Procura di Torino, era tranquillamente pronto
a partire, valigia fatta, sorriso rassicurante per i tanti che passavano a
trovarlo al presidio. Un uomo che quella stessa mattina, nelle ore precedenti
la cattura, era stato solo un po’ più serenamente occupato del
solito: verso le 9 c’era stata la diretta con Radio Popolare, per
ricostruire una vicenda così simile a quella di Mimmo Lucano, e persino più
difficile – per via di quel MAE, Mandato di Arresto Europeo, insindacabile,
che la Francia aveva emesso contro di lui, che era stato così supinamente accettato
dalle autorità italiane nel silenzio generale. Come Mimmo Lucano, anche Emilio
Scalzo era infatti impegnato sul fronte dei migranti, che giungendo dalla
rotta Balcanica fanno tappa agli ultimi avamposti italiani, le cittadine di
Oulx e Claviere, al confine con la Francia lungo la via delle Alpi: percorso
quanto mai pericoloso, per chi non conosce i sentieri. E verso le 11 della
stessa mattina, ecco che era passato a trovarlo anche Zero Calcare, che in un
video aveva sintetizzato la vicenda giudiziaria di Emilio, la sua leggendaria
generosità verso i tanti che aveva accompagnato lungo quei sentieri, l’accusa
di aggressione verso un gendarme durante una manifestazione lo scorso maggio –
video brevissimo ma quanto mai provvidenziale date le circostanze, e che
infatti tutte le testate hanno poi ripreso con la notizia
dell’arresto.
Alle Vallette Emilio è restato solo per poco, il 3 dicembre eccolo
già consegnato alle autorità francesi. E diversamente da quanto il suo stesso
legale aveva ipotizzato, la detenzione non è riuscita neppure lontanamente a
replicare i domiciliari che gli erano stati concessi in
Italia, ma è carcere vero, per giunta a Aix en Provence, a centinaia di
chilometri dalla Val Susa. Particolare inquietante, inspiegabile: a un mese
dall’avvenuta estradizione, i suoi cari, persino sua moglie, ancora non sanno
quando potranno vederlo, andarlo a trovare. Le comunicazioni avvengono
attraverso il legale francese che per fortuna parla un ottimo italiano e solo
recentemente ha trasmesso una lettera in cui Emilio dice di star bene, di non
preoccuparsi per lui, di essere felice per le tante lettere che arrivano a lui.
Ma ancora non si sa quando il procedimento potrà avere inizio, con quali
scadenze: queste le scarne notizie circa questa storia di incredibile
ingiustizia nella legalità, che vede protagonista il “gigante buono” Emilio
Scalzo.
Come redazione di Pressenza abbiamo pensato che
il miglior augurio di Buon Inizio Anno potesse quindi essere questo corale
“Caro Emilio” che abbiamo raccolto in Val Susa, e che vi condividiamo qui
sotto. E senz’altro continueremo a seguirla questa storia, importante tenere
viva l’attenzione. Non meno importante (raccomandano gli amici di Emilio) è
continuare a scrivergli, nel carcere in cui si trova detenuto, c/o Maison
d’arrêt d’Aix Luynes, 70 Route Deus, Chateaux du Mont Robert, CS 20600, 13595
Aix en Provence, “per far capire quanto è amato e benvoluto da tutti e
NON il criminale che vorrebbero far credere e processare”. Perché questo
avrebbero in mente di fare. E sarebbe gravissimo!
Tanti Auguri caro Emilio, a Testa Alta…!
da Nicoletta D.
… sono andata a cercare le immagini del carcere che ti tiene
recluso. Quale sarà la tua, tra le finestrelle che popolano come tanti occhi
dolenti le mura di questa moderna fortezza? Che cosa vedi oltre le sbarre? Il
reticolo delle recinzioni che intersecano i cortili? O il muro di cinta con le
garitte delle guardie? C’è qualche macchia d’alberi, qualche prospettiva in
lontananza che ti ricordi la tua casa e la tua valle? E come trascorri il
non-tempo di quel non-luogo?
Penso alla tua grande figura costretta nel breve perimetro della
cella. Tu sei davvero il grande lupo, quello affrescato da Alleg sui muri di
casa tua, preso alla tagliola della “Giustizia”, comunque deciso a non
arrendersi. E con te ci sono pur sempre la cornacchia e il topolino, piccole, forse
insignificanti creature, ma determinate a lavorare di tronchese per tagliare
l’immane catena che ti tiene in trappola…
Certo la tua generosità sarà un dono prezioso per i tanti ultimi
con te rinchiusi: storie di povertà, inferni da cui fuggire, dignità calpestata
e fame… Quella tua mano forte e dolce sarà per loro una carezza.
Caro Emilio, ti vogliamo libero subito, insieme a noi, a lottare
ancora.
Con rabbia, affetto e nostalgia,
da Franco T.
… poche ore prima che ti portassero via, avevamo trascorso la
notte insieme ai giovani e meno giovani, che tu sapevi unire, con la forza del
tuo amore incondizionato per la verità!
Hai scelto di rinunciare a un’esistenza tranquilla, per
privilegiare la “felicità comune”, la fede senza confini nell’aiutare il prossimo…
Ti abbraccio con infinito affetto.
da Maurizio P. con A.B. e I.P.
… buone feste caro Emilio, anche se sei dietro le sbarre.
Sei prigioniero perché hai dato le tue scarpe a chi ne aveva
bisogno per camminare, il tuo cuore ai perseguitati, agli ultimi, perché
sei fratello di chi è oppresso, amico, compagno di tutte e tutti noi
e per questo tuo esempio, per la tua sete di giustizia e libertà sei ostaggio e
prigioniero dell’ingiustizia e dell’arroganza del potere.
Grazie di esserci, grazie di esistere. Le loro sbarre non possono
dividerci. Ci stringiamo a Te complici e solidali.
da Giulia F.
… da un mese ti hanno portato via dai compagni, dalla tua
famiglia, dalla tua terra, ma non dalle tue lotte. Sono arrivati come ladri,
hanno scavalcato i cancelli, invaso la tua casa, come fanno i persecutori e i
vigliacchi, senza il coraggio di guardarti dritto negli occhi, come invece sai
fare tu.
Non c’è stato giorno in cui tu non sia stato pensato da tutti noi,
ciascuno a modo suo ma con l’intensità che sai. Ci siamo, siamo con te, ti
siamo vicini, con la voglia di dimostrarti solidarietà e vicinanza, e non senza
il timore di recarti un qualche danno con la nostra testarda resistenza, con la
fratellanza che rappresenta una colpa per chi semina discriminazione e odio.
Ti abbracciamo stretto e ci stringiamo attorno a chi ti
attende più di tutti, alla tua famiglia – ma quanto è difficile sopportare una
simile ingiustizia! Come fa arrabbiare il continuo abuso di potere! Ti
scriviamo sperando che tu possa leggere questi messaggi, per dirti di non
lasciare che ti facciano del male, perché abbiamo bisogno del nostro Emilio,
non di un eroe, ma dell’uomo buono, dalle mani grandi che ciascuno vorrebbe
accanto quando la lotta diventata dura.
da Ezio B.
… nel 2015 avevo raccolto una tua video-testimonianza per il Tribunale
Permanente dei Popoli che aveva aperto una sessione su “Diritti
fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere” e il TAV era
ovviamente in primo piano. Eri stato colpito per la prima volta da misure
cautelari, dovevi startene chiuso in casa a Bussoleno. Avevi affrontato la
situazione senza piangerti addosso, ma non riuscivi a darti pace circa quel
capo d’accusa, “infaticabile attivista notav”: inaudito che il concetto di
“presunzione di innocenza” potesse venir rovesciato in “presunzione di
colpevolezza”. In quella testimonianza rivendicavi con fierezza la tua
militanza, dalle grandi manifestazioni alle riunioni di preghiera con i
Cattolici per la vita della valle, alle azioni al cantiere di Chiomonte,
sottolineando che mai era stata messa a repentaglio l’incolumità di esseri
viventi. Non è difficile immaginarti oggi mentre racconti ai tuoi compagni di
prigione i tanti capitoli di una vita vissuta sempre A Testa Alta (questo
il titolo del bel libro che scritto insieme a Chiara Sasso, ndr). Anche nel
carcere di Aix en Provance, sei sicuramente tu che dai coraggio ai più deboli.
Sono passati più di sei anni da quando scoprivi di essere
colpevole del reato di “infaticabile militanza”, oggi scopri che è reato anche
la solidarietà che ti ha portato ad aiutare i migranti. Di questi crimini, oggi
come ieri, puoi essere orgoglioso.
da Irene R.
… ci siamo visti due sere prima dell’arresto, al presidio che si
era creato davanti a casa tua. Abbiamo chiacchierato attorno al fuoco, ci siamo
abbracciati. Poi ecco la telefonata che temevo: “Sono arrivati a
prenderlo!”. Ero appena rientrata da lavoro, mi rifiondo fuori, e correndo con
la macchina arrivo dinnanzi ai posti di blocco di polizia al bivio verso Susa;
poco più in là, verso casa tua, anche una volante dei carabinieri.
Parcheggio la macchina un po più giù, a piedi eludo i
controlli. Arrivo proprio di corsa, giusto in tempo per gettare uno
sguardo dentro la brutta auto nera che sta per portarti via.
Sono certa che anche tu mi hai vista e hai colto l’amore, la compagnanza con
cui intendevo augurarti Buona Fortuna, visto che non ci rivedremo per un
po’.
Forza e coraggio, caro Emilio! A presto!!!
da Valerio C.
… penso a Emilio è mi sembra di vederlo, che gira in bicicletta
per il paese di Bussoleno, salutando tutti con cordialità e amicizia,
conosciutissimo da tutti. Una “persona” di un’umanità e disponibilità totale
per gli altri. Un vero punto di riferimento per qualsiasi necessità. Ci manca e
ci auguriamo di vederlo presto fra noi.
da Beppe S.
Caro Emilio, da un mese è in prigione in Francia, “colpevole”
di solidarietà coi migranti, perché gli uomini dovrebbero essere liberi ed
avere uguali possibilità, e noi dobbiamo aiutare i nostri “fratelli”. Liberté,
Fraternité, Egalité… FRANCIA IPOCRITA!
da Gabriella G. e Ezio R.
Per noi Emilio è l’amico, la persona che semplicemente ha sempre
dato voce all’anima del movimento e di tutti noi, la persona che in silenzio
decide di FARE e di non stare a guardare, sacrificando la sua libertà per
il fatto di essersi messo in gioco. Un pensiero a Marinella: accanto a un
grande uomo c’è sempre una grande donna.
da Mimmo B.
… oggi siamo stati al cimitero di Meana per commemorare Raul e
purtroppo tu non hai potuto partecipare, però tutti hanno con rabbia
rimarcato contro chi te l’ha impedito. Anch’io ho parlato di te dicendo che in
qualche modo tu e Raul siete un po’ simili per tanti aspetti, due giganti buoni
che le istituzioni hanno cercato di etichettare, Raul come un pazzo da
ricoverare e tu come un violento da chiudere in prigione. Ma noi, il popolo
valsusino che vi ha conosciuto profondamente, sappiamo la verità, che siete due
giganti buoni, che il potere cerca di eliminare come fece la chiesa e i potenti
del medioevo contro i cosiddetti eretici che vivevano in questa valle. Questo
sistema contro il nostro movimento lo hanno usato fin da subito con Sole e
Baleno, due poveri ragazzi lasciati soli contro quel potere che vantava contro
di loro prove granitiche che si rivelarono poi false. Adesso però hanno di
fronte te, che non sei certo un ragazzino e hai una grande forza morale per
affrontare le infamie che cercheranno di addossarti e tutti noi che nel
frattempo abbiamo imparato da quale parte stare (con gli ultimi e i più
deboli). Tieni duro Emilio. Sappi che noi ti siamo vicino non ti abbandoneremo
mai. Insieme supereremo questa ingiustizia e repressione che stanno utilizzando
nei tuoi confronti. Se pensano di fare di te un esempio per colpirci sia come
movimento No Tav e sia come gruppo No Border si
sbagliano di grosso. A presto Emilio!
da Giovanni M.M.
Amico caro, il 26 siamo stati alla commemorazione di Raul, è stata
la prima volta che mancavi, e sappiamo bene quanto ci tenevi ad esserci, però
ci sei stato lo stesso, abbiamo parlato tanto di Raul e di te!
Raul, il gigante buono che è stato. Emilio il gigante buono che
è (così ha detto Mariano)!
Ovunque mi giro la gente chiede di te, e non dico solo NoTav,
anche gente comune e persino tanti SiTav, tutti solidali
con te…
da Clizia V. e famiglia
Di Emilio ci restano impresse le giornate trascorse in attesa
della sentenza di estradizione. Giornate di solidarietà, fratellanza,
momenti di condivisione. La quiete prima della “tempesta”.
Poi la sentenza della Corte di Cassazione, che ci ha
lasciati amareggiati, ma non sorpresi.
Nonostante tutto, non ci abbattiamo e ora più che mai siamo
accanto alla sua dolce figlia e alla sua coraggiosa moglie, in attesa di
riabbracciare Emilio.
da René e Roby
Giorni e notti trascorsi in strada o nel cortile di casa tua. Un
sorriso, un canto, un racconto, una battuta, una bevuta, ma soprattutto una
montagna di solidarietà portata da moltissimi che ti conoscono da anni, oltre
che da quelli che ti conoscono appena ma sanno la tua forza, la tua
determinazione, tenerezza, il tuo amore per la Valle, il tuo impegno per
chiunque si trovi in difficoltà. In attesa degli sbirri che prima o poi
sarebbero venuti a prenderti, hai saputo accoglierci tutti con un abbraccio. Hai
avuto parole per tutti, tempo da dedicare a tutti, sottraendolo all’intimità
della tua famiglia, in quegli ultimi momenti di semilibertà. Giorno e notte ti
preoccupavi che ci fosse qualcosa da bere, che il fuoco fosse acceso nelle
serate fredde, che ci fossero coperte per chi avrebbe trascorso la notte a
guardia del presidio. Emilio che apriva i cancelli a tutti, quei cancelli che
uomini davvero piccoli hanno scavalcato per spettacolarizzare un arresto del
quale si sarebbero loro stessi vergognati, se avessero semplicemente suonato il
campanello. Emilio è oggi ingiustamente recluso dietro ad altri cancelli perché
saperlo libero, per i signori del potere, vorrebbe dire riconoscere la propria
disumanità. In attesa di riabbracciarlo insieme a tutti i compagni di lotta,
ciao Emilio!
da Haidi G.G.
… nel mondo alla rovescia in cui viviamo, accade che decine di
agenti della Digos blocchino una strada statale con le camionette, scavalchino
di soppiatto un recinto, per afferrare… un pericoloso boss mafioso? No, un uomo
profondamente buono e generoso, già condannato ai domiciliari per aver aiutato
il prossimo in grave difficoltà. Un uomo che aspettava tranquillamente gli
agenti in compagnia degli amici e delle compagne che hanno sopportato giorno e
notte il freddo dell’inverno per non lasciarlo solo. Un uomo consapevole di
essere nel giusto e perciò in grado di essere sereno, sorridente, persino
ironico.
Anni fa ho ricevuto da lui la Tessera n°1 (la prima di
molte, tutte Tessere n°1 per non fare torto a nessuno)
del NPA. Nucleo Proletari Armati! esclamerà qualche lettore del
quotidiano la Repubblica.
No, tranquilli. La tessera dice: Nucleo Pintoni Attivi, fino
all’ultima battaglia, fino all’ultima bottiglia… di buon vino
valsusino, naturalmente.
Caro Emilio, anche quella che ti ha portato in Francia è una “via dell’aceto”.
Non ho paura per te, ti conosco, so che sei di animo forte. Ho paura per noi
senza di te.
(testo integrale di questa lettera:
https://www.carlogiuliani.it/archives/homepage/7543).
pressenza.com 01.01.22
foto di Diego Fulcheri