domenica 3 maggio 2020

REDDITO E COVID-19 IN ITALIA

-Andrea Fumagalli \ Carlo Vercellone-

 l’economia dei commons un nuovo modello di welfare 


   Nella sua drammaticità, la crisi attuale rivela tutta la miseria del presente, ma anche la ricchezza della possibilità insite nella biforcazione storica cui siamo confrontati. Essa ci impone di pensare non solo a politiche a breve termine per contrastare, nell’urgenza, la spirale che condurrebbe dal crollo della produzione e dei redditi a quello del sistema finanziario, ma anche a riforme strutturali suscettibili d’aprire la strada ad un altro modello d’organizzazione dell’economia e della società   

In Italia, l’emergenza sanitaria, pur nella tragedia, ci dà una grande opportunità: poter iniziare ad avviare un percorso di riforma strutturale del sistema di welfare italiano in una direzione opposta a quella che oggi si sta percorrendo[17].
Il tema del reddito è diventato, in questa situazione di parziale lockdown, un tema centrale di politica economica. Nel 2018, in Italia, si stimavano oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7,0%), per un totale di 5 milioni di individui (incidenza pari all’8,4%). Le famiglie in condizioni di povertà relativa nel 2018 erano, invece, stimate pari a poco più di 3 milioni (11,8%), per un totale di individui di quasi 9 milioni (15,0%) (dati Istat[18]). Inoltre, l’Eurostat stimava nel 2016 che in Italia poco meno del 30% (28,7%) della popolazione era a rischio di povertà[19].
Nel gennaio 2019, il governo Conte I, a guida giallo-verde, ha approvato la legge che istituisce il reddito di cittadinanza, per contrastare tale situazione. A più di un anno di distanza, secondo i dati dell’Osservatorio Inps sul reddito e la pensione di cittadinanza: “da aprile 2019 ad oggi, relativamente agli 1.097.684 nuclei le cui domande sono state accolte, 56.222 nuclei sono decaduti dal diritto. I nuclei restanti (1.041.462) sono costituiti per 915.600 da percettori di Reddito di Cittadinanza, con 2.370.938 di persone coinvolte, e per 125.862 da percettori di Pensione di Cittadinanza, con 142.987 persone coinvolte.”[20]
È facile constatare che tale misura risulta insufficiente, visto che riesce a sostenere il reddito di meno della metà dei solo poveri assoluti. Questa situazione, già di per sé insufficiente, rischia di peggiorare ulteriormente.
Con i primi provvedimenti del governo (decreto di marzo 2020 “Cura Italia”), per una manovra pari a 25 miliardi, la cifra messa a disposizione per sostenere in modo diretto il reddito è pari a poco meno di 8 miliardi di euro (7,938 miliardi, pari al 31,9% del totale), di cui 1,33 miliardi di euro a sostegno del trattamento ordinario di integrazione salariale e assegno ordinario, 3,2 miliardi di euro per la cassa integrazione in deroga, 1,2 miliardi di euro per il congedo e indennità per i lavoratori dipendenti del settore privato, i lavoratori iscritti alla Gestione e i lavoratori autonomi, 2,2 miliardi di euro per le indennità ai lavoratori autonomi iscritti alle Gestioni speciali dell’Ago (commercianti e piccoli artigiani).
L’indennità ammonta per il solo mese di marzo a 600 euro esentasse. Occorre notare che secondo l’Istat la soglia media di reddito per la sopravvivenza ammonta a 750,10 euro mensili.
Si è scelto quindi di erogare il sostegno al reddito sulla base della tipologia contrattuale e della condizione professionale. Il ricorso allo strumento della cassa integrazione implica la già esistenza di un rapporto di lavoro stabile in essere (in totale 4,6 miliardi di euro, pari al 58,4% della somma stanziata a sostegno del reddito). Il reddito da Cassa Integrazione è pari all’80% dello stipendio. La Uil[21] ha calcolato che in media lo stipendio con la cassa integrazione è di poco superiore ai 940 euro netti, prendendo uno stipendio medio mensile di 1.316 euro netti.
Per chi non è dipendente con cassa, rimane l’indennità di 600 euro esentasse. Permane tuttavia il rischio che una serie di condizioni lavorative autonome e precarie non riescano ad accedere all’indennità, a meno che non siano iscritti a determinate casse previdenziali (come la gestione separata Inps o la gestione speciale dell’Ago, Assicurazione Generale Obbligatoria, sempre Inps).
Inoltre, bisogna tener conto degli effetti del blocco, seppur parziale, dell’attività economica e della libertà di movimento, sul mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza e degli effetti sul lavoro nero, che per molte persone rappresenta l’unica fonte di reddito.
Al momento attuale, più di 3,6 milioni di lavoratori autonomi, a partite Iva e parasubordinati hanno chiesto l’indennizzo, che, molto probabilmente verrà reiterato anche per i mesi seguenti e alzato a forse 800 euro[22]. Al 10 aprile l’Inps ha, invece, ricevuto 198mila domande di Cigo per 2,9 milioni di lavoratori e 100mila domande per il Fis (Fondo di incremento salariale) per 1,7 milioni di persone. Viene così ben rappresentata la composizione del lavoro per i redditi più bassi, dove la figura precaria, spesso non salariata, ha oramai lo stesso peso di quella salariata più stabile.
Le decisioni prese in materia di sostegno al reddito, oltre a confermare la centralità dell’impiego e della condizione professionale come dispensatore di reddito, continuano a perseguire quella filosofia di intervento in materia di politiche di sicurezza sociale che ha caratterizzano gli ultimi decenni: la filosofia della toppa al buco. Ogni volta che si presenta una nuova figura lavorativa precaria (ieri, la formazione professionale, poi i co.co.co, poi i voucher, poi gli interinali, oggi i rider, ecc.) si aggiunge, con molto ritardo, un ammortizzatore sociale ad hoc (dis-coll, Aspi, ora Naspi, ecc.). Questa stessa filosofia pervade oggi le politiche di sostegno al reddito per far fronte all’emergenza economica e sanitaria. Invece di un’unica misura di reddito di base, abbiamo il Reddito di Cittadinanza (insufficiente) per chi ha requisiti, il reddito di emergenza (che dovrebbe riguardare tutte le famiglie che non hanno accesso agli ammortizzatori fin qui previsti, che dovrebbe entrare in vigore con il decreto di aprile), poi si parla di reddito di quarantena[23], oggi di reddito di cura per le lavoratrici della riproduzione sociale[24]. Vi sono proposte di casse a sostegno del reddito degli agricoltori. Ancora una volta, le politiche di sostegno al reddito rimangono condizionate alla condizione lavorativa e all’attività professionale. Con l’effetto, che si crea burocrazia, distorsioni e iniquità.
Proprio sulla base del ragionamento svolto in questo articolo, crediamo necessario, invece, cominciare a riflettere su come, in modo concreto, implementare una misura strutturale di reddito incondizionato, a partire dai soggetti più deboli, poveri, inoccupati, migranti, precari, così da permettere di avere le risorse necessarie per fronteggiare inizialmente la situazione di emergenza ma poi diventare permanente una volta terminata l’emergenza. Riteniamo che la via migliore sia partire dall’attuale legge sul RdC (Legge n. 5/2019), aumentando la possibilità di accesso e eliminando qualsiasi forma di condizionalità e di obbligo comportamentale, utilizzando l’expertise maturato dall’Inps nell’erogazione. Ed è in questa direzione che si è mossa la petizione del Bin-Italia (Basic Income Network)[25]. Tale misura dovrebbe essere valida per tutti coloro, indistintamente, che non possono accedere ad altre forme di ammortizzatori sociali che prevedono un reddito superiore alla soglia di sopravvivenza mensile calcolata dall’Istat pari a 750 euro, cifra che dovrebbe rappresentare il livello minimo del reddito di base (e non l’una tantum di 600 euro, come ora).
L’obbiettivo è favorire un processo di convergenza verso un sostegno permanente al reddito basato, su due canali: ammortizzatore sociale modello Cassa Integrazione legato alla condizione lavorativa per chi ha i parametri per un assegno > 750 euro, e reddito di base incondizionato di 750 euro, per tutti gli altri, a prescindere dalla condizione professionale e allargata a tutti i residenti (migranti compresi).
Crediamo che solo muovendoci in questa direzione si possano creare le condizioni per ripensare un nuovo modello di welfare, quel modello che dovrebbe supportare l’economia dei commons (Commofare[26]), unico vero antidoto e vaccino alla crisi attuale.

[17] Vedi A. Fumagalli, La vendetta del welfare in Effimera, 16 marzo 2020: http://effimera.org/la-vendetta-del-welfare-di-andrea-fumagalli/
[18] https://www.istat.it/it/archivio/231263
[19] https://ec.europa.eu/eurostat/news/themes-in-the-spotlight/poverty-day-2016
[20] www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=53327
[21] www.uil.it/documents/12RapportoUILCIG.pdf
[22] Al momento in cui scriviamo (20 aprile) il decreto di aprile non è stato ancora varato dal governo.
[23] Il reddito di quarantena nasce da una proposta fatta dall’Adl (Associazione difesa lavoratori) veneta come misura di ammortizzatore sociale temporaneo, comunque legata alla condizione lavorativa. Il concetto poi si estende sino a rappresentare una misura di reddito che prescinde dall’attività lavorativa, ma comunque caratterizzata da temporaneità (come dice il nome).
[24] S. Barca, “Dentro e oltre la pandemia: pretendiamo il reddito di cura e un Green New Deal femminista”, Eironomade, 4 aprile 2020: http://www.euronomade.info/?p=13211. Per un’analisi critica, si veda C. Morini, “Una esperienza vissuta e radicata nei corpi” in Il Manifesto, 11 aprile 2020: https://ilmanifesto.it/una-esperienza-vissuta-e-radicata-nei-corpi/
[25] https://secure.avaaz.org/it/community_petitions/al_governo_ed_al_parlamento_italiano_estendere_il_reddito_di_ cit-tadinanza_se_non_ora_quando_/ 
[26] Per approfondimenti si veda General Intellect, “Prolegomeni a un Manifesto per il Commonfare”, in A. Fumagalli, G. Giovannelli, C. Morini (a cura di), La rivolta della cooperazione. Sperimentazioni sociali e autonomia possibile, Mimesis, Milano, 2018, pp. 25-34.

Andrea Fumagalli,  Professore d’economia all’Università di Pavia
Carlo Vercellone, Professore ordinario in scienze dell’informazione e della comunicazione all’Université de Paris 8 Vincennes-Saint-Denis
fonte:: Questione Giustizia il 28 aprile 2020