-Pierre Dardot\Christian Laval-
Chi può dire quale Stato si
sta profilando
nella crisi pandemica in atto?
Se di certo dobbiamo auspicare un rafforzamento dello Stato sociale che gli consenta di far fronte alla sua funzione di protezione sanitaria, non dovremmo anche preoccuparsi dell’aumento del suo autoritarismo, tendenza tangibile ovunque, che nell’attuale catastrofe può trovare una nuova occasione per violare i diritti sociali e politici e le libertà dei cittadini?
Piccolo promemoria riservato agli smemorati amanti dello Stato:
fino a ieri, chi era a smantellare l’organizzazione delle cure mediche ?
Chi voleva allargare la precarizzazione nella ricerca e
nell’istruzione ?
Chi imponeva riforme della disoccupazione e delle
pensioni che impoverivano
i disoccupati di oggi e i pensionati di
domani ?
Chi faceva provviste di cartucce per lanciatori di proiettili da
difesa, di gas lacrimogeni e
di granate anti-concentramento, ?
invece di
provvedere alle scorte di mascherine ?
> Risposta <
lo Stato, o più precisamente,
i suoi rappresentanti nella persona dei suoi governanti, senza dimenticare i
parlamentari e l’alta e media amministrazione
che a loro hanno obbedito
Nel corso dei secoli, il
principio di sovranità dello Stato ha due volti indissociabili: quello interno,
il dominio sulla popolazione, e il suo lato esterno, la difesa dell’«interesse
nazionale», all’occorrenza attraverso la guerra agli altri Stati. Ma come
possiamo intenderlo oggi? Nel discorso del 31 marzo, Macron ha affermato di
«ricostruire la nostra sovranità nazionale ed europea», aggiungendo subito
dopo: «abbiamo cominciato a farlo prima della crisi attraverso riforme che
permettono al nostro paese di essere competitivo». In altre parole: noi lo
abbiamo fatto attraverso le riforme neoliberali (in particolare lo «shock di
competitività» che permette alle imprese di beneficiare di miliardi di regalie
fiscali). Questa ammissione fa luce sull’annunciata «ricollocazione» della
produzione del materiale sanitario. Lo stesso termine «ricollocazione» è
ingannevole. Può certamente significare la priorità delle filiera diretta in
materia di produzione/consumo per ridurre l’impronta ecologica e favorire il controllo
dei cittadini sulla finalità della produzione (la soddisfazione dei
bisogni). Ma può anche significare la creazione di condizioni ottimali
nella guerra economica internazionale. Il gruppo farmaceutico Sanofi ha
già annunciato il rientro in territorio francese di alcune delle sue unità di
produzione. In questo risiede il senso della sovranità proclamata da
Macron: le grandi imprese private devono produrre sul territorio francese, alle
spalle di uno Stato che gli garantisce condizioni che le renderanno competitive
sul piano internazionale.
Siamo avvisati. Il giorno «dopo» somiglierà al giorno
«prima», non fosse che per la concorrenza che si farà ancora più spietata. Le
considerazioni politiciste, l’ossessione di Macron di imporre la riforma delle
pensioni, ma soprattutto il ristretto animo nazionalista della burocrazia di
Stato, ci hanno reso ciechi di fronte alla necessità di prepararsi il più
rapidamente possibile per evitare l’ecatombe. Eppure, l’OMS, a oggi sul
banco degli imputati, aveva avvertito i governanti della gravità e del
carattere mondiale della pandemia, e sono molti tra questi, a cominciare da
Trump, che hanno reagito troppo tardi. Ancora oggi, è il nazionalismo degli
Stati a impedire di istituire un vero e proprio direttorio sanitario mondiale
d’emergenza. Si lascia ogni paese da solo di fronte alla pandemia, come se ci
fossero 197 epidemie nazionali. Peggio ancora, i paesi più ricchi, a partire
dagli Stati Uniti (America first!), sono scesi in guerra contro
tutti gli altri per impadronirsi delle produzioni disponibili di mascherine,
test, respiratori. Sono tornati i tempi dei corsari. Che uno come Macron abbia
potuto, con un decreto di requisizione, bloccare le scorte di 4 milioni di
mascherine di una multinazionale svedese per oltre un mese (dal 3 marzo al 4
aprile), mentre la metà era destinata alla Spagna e all’Italia duramente
colpite dalla pandemia, dice abbastanza sulla pratica del banditismo
di Stato.
Lacerata dagli egoismi nazionali, l’Unione Europea offre
un’immagine pietosa: chiusura delle frontiere, denigrazione delle politiche
messe in atto dagli altri, e soprattutto, strategie contraddittorie, come se la
«vittoria» nella «guerra» contro il virus globale non potesse essere che
nazionale. E che dire della mancanza di una risposta coordinata al crollo
economico che riguarderà tutti i paesi europei, senza eccezione alcuna? Non
appena si è parlato di mutualizzazione dei debiti (i coronabond), abbiamo visto
rispuntare, come ai tempi dell’annientamento della Grecia da parte della
Troika, l’indecente arroganza dei paesi nordeuropei, dei Paesi Bassi e della
Germania in testa, nei confronti dei paesi meridionali europei accusati di
spese improprie, proprio quando gli obitori improvvisati continuavano a
riempirsi di bare, a Milano o a Madrid. La disgregazione istituzionale ha
raggiunto il suo apice: il Parlamento sembra entrato in letargo, la Commissione
ha rinunciato a qualsiasi iniziativa. Di conseguenza, prevale esclusivamente il
puro ambito interstatale, nella forma del Consiglio dei capi di Stato e
dell’Eurogruppo, sottratto a qualsiasi controllo. Il velo sta cadendo. La
sovranità dello Stato-nazione è l’indispensabile veicolo della concorrenza tra
Stati, attraverso la creazione delle migliori condizioni che facilitino i
flussi transfrontalieri di capitale. È su questa concorrenza che poggia la
costruzione dell’Unione Europea e, con uno spietato contraccolpo, è proprio
l’esistenza dell’Unione Europea a risultarne minacciata.
Più in generale, la crisi deve essere l’occasione per rivedere
la questione della sovranità statale. Con Foucault, troppo spesso si è avuta la
tendenza a contrapporre sovranità e razionalità economica. La realtà è che la
sovranità dello Stato non scompare affatto quando si assume la responsabilità
di tale razionalità. La tutela del capitale globale è la nuova ragione di
Stato. Lo si vede chiaramente nel modo con cui, senza più imbarazzi di fronte
alle cautele degli esperti, Macron ha deciso di sanificare le scuole per far
ripartire al più presto l’economia, su espressa richiesta degli ambienti
economici. Alla formula macroniana del 31 marzo «sovranità e solidarietà»,
non c’è che un’alternativa da contrapporre: «sovranità di Stato o solidarietà
del Comune».
Leggi articolo integrale Sovranità di Stato o solidarietà comune, HOPEFULMONSTERS,24 APRILE 2020
Traduzione dal francese di
Ilaria Bussoni e Viviana Vacca per OperaViva Magazine
Questo articolo è originariamente apparso sulla rivista AOC, il 20.04.2020