- Chris Brooks -
«È un disastro del capitalismo. Ma possiamo reagire»
se non affrontiamo le radici di questa pandemia,
la pandemia tornerà
probabilmente in forma peggiore,
semplicemente a causa delle manipolazioni del
sistema capitalista che, per il proprio vantaggio, stanno creando circostanze
peggiori
uno dei principali intellettuali di rottura che ha contribuito a spiegare
come un mondo gestito da multinazionali e miliardari abbia portato a guerre
senza fine e cambiamenti climatici catastrofici
in questa intervista partendo dalla situazione negli USA ci fornisce
un quadro sui possibili scenari post-pandemia - NoteBlock ne propone alcuni passi -
Prima di passare al
ruolo dei movimenti sociali, volevo tornare ai fallimenti del mercato e a come
sembra si stiano combinando anche con l’eredità del razzismo istituzionale
negli Stati uniti: penso all’impatto enorme che il Coronavirus sta avendo nelle
comunità nere. Che ne pensi?
Possiamo comprendere
questo processo risalendo a quattro secoli fa, quando furono portati in America
i primi schiavi. Non voglio percorrere l’intera storia, ma il sistema
schiavistico più perverso della storia umana è alla base di gran parte della
prosperità degli Stati uniti.
Il cotone era il
petrolio dei secoli diciottesimo e diciannovesimo. Dovevi avere cotone a buon
prezzo. Non lo ottenevi seguendo le regole che ti insegnano nei dipartimento di
economia ma dalla brutale schiavitù. Ciò ha posto le basi per l’industria
manifatturiera, tessile, finanziaria, commerciale, al dettaglio, ovviamente,
che è andata avanti per gran parte del diciannovesimo secolo. Infine la
schiavitù è stata formalmente abolita per circa dieci anni durante il periodo
della Ricostruzione, ma un accordo con il Sud ha
consentito che le cose potessero continuare esattamente come prima.
Successivamentw, come ricostruisce uno dei migliori libri sull’argomento che si
intitola Slavery by Another Name, arrivarono le
misure prese essenzialmente per criminalizzare la popolazione nera. Il ragazzo
nero che stava all’angolo di una strada, veniva multato per vagabondaggio. Non
poteva pagare la multa. E quindi finiva con la catena al piede.
Il risultato finale di
questo processo fu la grande rivoluzione manifatturiera della fine del
diciannovesimo secolo e dell’inizio del ventesimo secolo, in gran parte
costruita su quella che non fu chiamata schiavitù ma che era la proprietà della
popolazione nera da parte dello Stato. Era molto meglio della schiavitù. Se hai
schiavi, almeno devi farli sopravvivere. Bene, se li metti in prigione, è il
governo che deve preoccuparsi di mantenerli. Li prendi quando ne hai bisogno e
non hai problemi di mancanza di disciplina o proteste e cose del genere. Questo
sistema è andato avanti fino alla Seconda guerra mondiale. A quel punto c’erano
posti di lavoro. Le persone dovevano lavorare.
Poi arrivarono nuove
forme di schiavitù imposta. Così fino alla fine degli anni Sessanta, le leggi
federali sull’edilizia abitativa richiedevano la segregazione. Negli anni
Cinquanta c’erano molte case popolari: a cominciare da Levittown [così sì
chiamavano ad esempio i sette grandi complessi residenziali suburbani creati da
William Levitt e costruiti dopo la Seconda guerra mondiale, Ndt],
ma erano per i bianchi, niente neri. I senatori liberal sostennero il progetto,
con repulsione, ma approvarono tutto perché non c’era altro modo per far
passare le case popolari.
Gli Stati uniti ancora
negli anni Sessanta avevano leggi anti-meticciato così severe che i nazisti si
erano rifiutati di utilizzarle. Quindi presero altre forme. La Corte Suprema
essenzialmente ha fatto ciò che il governo aveva fatto alla fine della
ricostruzione, ha detto agli Stati del sud che potevano fare ciò che volevano.
Hanno eliminato la legge sul diritto di voto. Lo abbiamo appena visto pochi
giorni fa in Wisconsin. Incredibile. Se vuoi vedere come si schiaccia la
democrazia, dai un’occhiata a quello che è successo qualche giorno fa in
Wisconsin. Il governatore democratico voleva dilazionare le primarie e dare una
proroga per il voto degli assenti. Voglio dire, una cosa di buon senso.
Ci troviamo in una legislatura dominata da repubblicani con una minoranza
di voti, ma le manipolazioni gli hanno dato la maggioranza dei seggi. Hanno
convocato una seduta, non penso che i repubblicani si siano neanche presi la
briga di presentarsi. Il capogruppo di maggioranza ha semplicemente
convocato la seduta e poi l’ha chiusa. Non ha preso neanche in considerazione
la proposta del governatore, sostenuta dalla Corte Suprema.
Tutto ciò è stato
progettato per garantire che gli elettori delle minoranze povere, le persone
che non risultano nei sondaggi – principalmente democratici – non possano
votare. I ricchi, la base tradizionale di quelli che hanno creato tutto ciò,
votano. È un sistema aperto, nemmeno nascosto, per cercare di garantire che,
indipendentemente da ciò che i cittadini vogliono, le politiche più reazionarie
vengano costantemente mantenute.
[Il leader della maggioranza al senato] Mitch McConnell è il genio malvagio
che sta dietro tutto questo. Lo sta facendo magnificamente. Si sono assicurati
che la magistratura sia piena di giovani giudici ultra-reazionari, per lo più
non qualificati. Ciò garantisce che qualunque cosa il paese desideri in futuro,
saranno in grado di fermarlo. Come nel caso della Corte suprema condotta da
Johhn Rberts, la maggioranza è in grado di farlo ancora adesso. I repubblicani
sanno di essere un partito di minoranza. Non c’è modo di ottenere voti sui loro
programmi attuali. Ecco perché devono fare appello alle cosiddette questioni
culturali – diritto alle armi, aborto e così via – non alle loro politiche
effettive, che riempiono le tasche dei ricchi. Questa è la vera politica. Trump
è un genio in questo; va ammirato. Con una mano dice: «Sono il tuo salvatore,
sto lavorando per il povero lavoratore». Con l’altra lo sta pugnalando alla
schiena. È impressionante. È sicuramente il truffatore di maggior successo
nella storia statunitense di sempre
Presumo che prima o poi
cadrà, ma finora si regge in piedi. Stanno cercando di smantellare qualsiasi
elemento di democrazia ci sia. Ci sono modelli altrove, Orbán in Ungheria sta facendo la
stessa cosa. In effetti, e la cosa contiene elementi interessanti, è difficile
identificare una strategia geopolitica coerente dal caos alla Casa Bianca. Ma
ce n’è uno che emerge con notevole chiarezza: formare un internazionale degli
Stati più reazionari del mondo, e lasciare che sia la base per il potere degli
Stati uniti.
Ancora, Al-Sisi, il
peggior tiranno nella storia dell’Egitto, i dittatori della dinastia in Arabia
Saudita, in particolare Mbs [il principe ereditario Mohammad Bin Salman Al
Saud], il più grande assassino. Israele, che sta andando a destra, è ora al
centro di tutto ciò. Le relazioni tacite precedenti tra Israele e gli Stati
arabi stanno diventando aperte. Ciò che sta facendo Modi in India è
semplicemente indicibile. Ha dato quattro ore di preavviso per il blocco
totale. La maggior parte della popolazione in India è costituita da lavoratori
informali. Non hanno nessun posto dove andare. Non possono stare a casa. Non
c’è una casa dove stare per loro. Quindi, si sono messi in marcia a piedi sulle
autostrade, forse a miglia di distanza dal loro villaggio da qualche parte,
morendo lungo la strada. È impossibile immaginare cosa stia accadendo. Ma dal
momento che sono per lo più poveri e molti di loro sono musulmani, a chi
importa? Per questo sono una componente importante di questa internazionale
reazionaria. Bravi ragazzi come Orbán in Ungheria e simili. Li adorano.
Salvini in Italia è uno
dei peggiori gangster in circolazione. Nell’emisfero occidentale il principale
rappresentante è Bolsonaro in Brasile, che se la batte con Trump per chi
sia il peggior criminale del mondo. Trump può facilmente batterlo a causa del
potere degli Stati uniti, ma le politiche non sono molto diverse e ciò sta
danneggiando non solo il Brasile ma il mondo intero. Le previsioni attuali su
riviste scientifiche indicano che in circa quindici anni l’Amazzonia passerà
dall’essere un produttore di ossigeno a diventare un emettitore di anidride
carbonica. Questo è un disastro, ed è il risultato delle regalìe di Bolsonaro
alle industrie minerarie e agroalimentari. Cercano di creare il mondo a venire.
Stanno lavorando sodo. Lo fanno sempre. La loro incessante e costante guerra di
classe non si ferma mai e se gli sarà permesso di vincere, siamo fritti.
A proposito, hai detto
che è davvero utile leggere la stampa economica perché spesso sono molto
sinceri su cosa pensano del mondo e cosa stanno facendo, quali sono i loro
piani e schemi. Dal nostro punto di vista, stanno accadendo molte cose negli
Stati uniti in questo momento. Si sciopera in molte località. I
lavoratori si stanno organizzando in risposta al
Coronavirus e sono incoraggiati a lavorare in condizioni non sicure. I datori
di lavoro ne stanno parlando e ne sono preoccupati?
Oh, ragazzi, certo che
lo sono. Come sapete, ogni gennaio, quei tipi che modestamente si definiscono i
«dominatori dell’universo» si riuniscono a Davos, in Svizzera, per andare a
sciare, parlare di quanto sono meravigliosi, e così via e così via. L’incontro
di questo gennaio è stato molto interessante. Vedono che i contadini stanno
arrivando con i forconi e sono preoccupati. Quindi, c’è una svolta. Il tema
dell’incontro è stato: «Sì, abbiamo fatto cose cattive in passato. Adesso lo
capiamo. Ora stiamo aprendo una nuova era nel capitalismo, una nuova era in cui
non ci occupiamo solo degli azionisti, ma degli operai e della popolazione e
siamo così bravi ragazzi, così umanisti che puoi affidarti a noi. Faremo in
modo che tutto vada bene». È stato abbastanza interessante vedere cosa è
successo. C’erano due relatori principali. Dovrebbe accadere in ogni aula delle
scuole del paese. Trump, ovviamente, ha tenuto il discorso di apertura. Greta
Thunberg ha tenuto l’altro discorso. Il contrasto è stato fantastico. Il primo
discorso era di un buffone, che urla tutta la sua avidità e pronuncia un numero
di bugie incalcolabile. Il secondo discorso veniva da una ragazza di
diciassette anni che dà tranquillamente una descrizione concreta e accurata di
ciò che sta accadendo nel mondo e guarda queste persone in faccia e gli dice:
«State distruggendo le nostre vite». Naturalmente, tutti applaudono
educatamente. Bella bambina. Torna a scuola.
La reazione a Trump è
stata particolarmente interessante. Lui non piace. La sua volgarità e crudezza
macchia l’immagine di sé stessi che stanno cercando di proiettare come
umanisti. Eppure lo adorano. Gli hanno fatto un applauso positivo e non hanno
potuto smettere di fare il tifo. Perché capiscono qualcosa: questo ragazzo, non
importa quanto volgare, sa benissimo quali tasche riempire e come riempirle.
Quindi, può essere un buffone. Tollereremo le sue buffonate finché continuerà
con le politiche che contano. Questi sono gli uomini di Davos.
Non si sono preoccupati
del fatto che questa canzoncina l’avevamo già sentita. Negli anni Cinquanta si
chiamavano le aziende con l’anima. Le corporation sono diventate piene di
sentimento. Ora traboccano di gentilezza per i lavoratori e tutti gli altri. È
una nuova era. Bene, abbiamo avuto modo di vedere quanto fossero pieni di
sentimento e andranno avanti.
Quindi, o cadiamo
nell’inganno e lasciamo che tutto continui, oppure possiamo lottare e creare un
mondo diverso. Quella che si presenta adesso è un’ottima opportunità. Gli
scioperi che hai citato, le proteste in tutto il mondo. Ci sono gruppi di mutuo
soccorso della comunità che si formano nei quartieri poveri, o persone che si
aiutano a vicenda cercano di fare qualcosa per gli anziani che sono rinchiusi.
Alcuni sono straordinari.
Prendi il Brasile, dove
il presidente è aberrante. Per lui, l’intera pandemia è solo un raffreddore. I
brasiliani sono immuni ai virus. «Siamo persone speciali» e così via. Il
governo non sta facendo nulla. Alcuni governatori ci provano, ma non il governo
federale. Avranno la peggio i bassifondi, le aree povere, le zone indigene.
Nelle peggiori baraccopoli come le favelas di Rio, lavarti le mani ogni due ore
è un po’ difficile quando non hai acqua, o stare a distanza quando vivi stipato
in una stanza. Ma c’è un gruppo che è venuto e ha cercato di imporre alcuni
standard ragionevoli il più possibile in queste condizioni orribili. Chi? Le bande
criminali che hanno terrorizzato le favelas. Sono così potenti che la polizia
ha paura di entrare. Si sono organizzati per cercare di affrontare la crisi
sanitaria.
Tutto questo ci dice
qualcosa, proprio come ce lo mostrano le infermiere in prima linea. Ci sono
risorse umane e possono venire fuori in alcuni dei luoghi più inaspettati. Non
dal settore aziendale, non dai ricchi, non dalle multinazionali piene di
sentimento. Certamente non dai governi, in particolare quelli patologici come
questo. Altri stanno facendo meglio. La speranza è l’azione dal basso.
Bernie Sanders, quando
ha tenuto il suo discorso di ritiro, ha sottolineato questo. Ha detto che la
campagna elettorale finisce, ma il movimento no. Spetta in particolare ai suoi
giovani sostenitori mettere un po’ di carne al fuoco. Qualunque cosa accada. Se
Trump viene rieletto, è una vera tragedia. Se Biden viene eletto, non sarà
meraviglioso. Ma in entrambi i casi dovremo fare tutto ciò che possiamo fare in
prima persona.
Pensi che la maggior
parte delle persone emergerà dalle proprie case dopo che la quarantena sarà
finita con le stesse opinioni politiche di prima?
Vedremo. È certamente il
momento di riflettere sulle cose di cui stavamo parlando. Perché siamo in
questa situazione? Ciò di cui stiamo parlando non sta nel profondo. È in
superficie. Non è fisica quantistica. Pensaci un po’. È ovvio. Quindi forse le
persone cambieranno le proprie opinioni o magari rimarranno incantati dal
truffatore in carica. Ricevo lettere da poveri lavoratori, che dicono:
«Maledetti liberal, state portando tutti gli immigrati a rubare il nostro
lavoro e Trump ci sta salvando». Forse è possibile arrivare a loro, ma non è
facile.
Questi ragazzi sono
sintonizzati su Fox News tutto il giorno. Questa è la cassa di
risonanza. Se guardassi tutto questo dallo spazio e non vivessi la tragedia
direttamente, penserei: che sta succedendo? Questo maniaco alla Casa Bianca
esce e dice quello che dice, e il contrario il giorno successivo. E tutto viene
ripetuto con fervore dagli amplificatori della Fox. Ma nella realtà
guardi Fox News ogni mattina, è la tua fonte di notizie e
informazioni. E ci sono ragazzi intelligenti come Mike Pompeo che dice: «Dio ha
mandato Trump sulla terra per salvare Israele dall’Iran». Questo è il ragazzo
sensibile. Siamo in mezzo a una gigantesca barzelletta. Diciamo che c’è un Dio,
forse. Se è così, ha deciso di commettere un brutto errore il sesto giorno e
ora la smetterà con l’umorismo. Basta guardare questa gente che si
autodistrugge. È così evidente.
C’è la possibilità che
gli Stati uniti possano costruire una cultura di solidarietà e una politica del
lavoro conseguente come è accaduto nel Regno unito dopo la Seconda guerra
mondiale, portando a una qualche forma di Servizio sanitario nazionale,
prendendo atto dei fallimenti del mercato, riconoscendo le inefficienze e le
complicazioni che si creano quando si compete invece di coordinare le risorse?
È possibile che gli Stati uniti si muovano in questa direzione?
Sicuro. L’abbiamo già
fatto. Ho vissuto la Grande Depressione. Ecco perché ho questa lunga barba
bianca. Ma negli anni Venti il movimento operaio venne completamente
schiacciato. Dai un’occhiata a David Montgomery, storico del lavoro, uno dei
suoi grandi libri è The Fall of the House of Labour. Si
riferisce proprio agli anni Venti. Venne schiacciato dall’amministrazione
liberale di Wilson, da Red Scare e tutto il resto. Negli anni Trenta iniziò a
rinascere. I Cio organizzarono scioperi, fu una grande
minaccia per i loro manager. La prossima cosa a cui avrebbero pensato sarebbe
stata: «Non abbiamo bisogno dei capi. Possiamo gestire questo posto da soli». E
sarebbero finiti. È un sistema molto fragile.
Ciò produsse reazioni.
C’è stato un governo ricettivo, che è fondamentale. Un ottimo storico del
lavoro, Erik Loomis, ha studiato questo genere di situazioni e sottolinea che
questi momenti sono stati quasi sempre guidati da un movimento operaio attivo e
le uniche volte in cui hanno ottenuto risultati c’era un’amministrazione
relativamente comprensiva, o almeno tollerante. Non è la situazione attuale. Ma
in realtà se Biden ce la facesse, non sarebbe eccezionale, ma potrebbe essere
condizionato dal movimento. Se il movimento operaio si rianima, se il movimento
Sanders – che è stato molto significativo e ha ottenuto grandi successi –
riuscisse a decollare, potremmo uscire dalla crisi capitalista come è stato
fatto negli anni Trenta.
Il New Deal non pose
fine alla Depressione, la guerra lo fece con una massiccia produzione diretta
dallo Stato, ma tuttavia fu molto meglio di oggi. Sono abbastanza grande da
ricordarmelo e la mia famiglia allargata era composta principalmente da lavoratori
di prima generazione, per lo più disoccupati, che vivevano in condizioni di
povertà molto peggiori della classe lavoratrice di oggi. Ma avevamo molte
speranze. Non c’era disperazione. Non c’era la sensazione che il mondo volgesse
al termine. L’umore era: «In qualche modo ne usciremo insieme, lavorando
insieme». Alcuni facevano parte del Partito comunista, altri dei sindacati.
Avevo un paio di zie che erano sarte disoccupate, ma erano nell’Ilgwu
[International Ladies ‘Garment Workers’ Union], che forniva loro iniziative
culturali, incontri, una settimana in campagna, attività teatrali.
Si può fare qualcosa.
Siamo insieme. Ne usciremo. Potremmo tornare.
*Noam Chomsky è
professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology.
Haymarket Books ha recentemente pubblicato dodici dei suoi libri classici in
nuove edizioni. Chris Brooks è un attivista in Tennessee e si è laureato in
studi sul lavoro alla University of Massachusetts Amherst. Attualmente è
redattore di Labor Notes
Chris Brooks è un organizzatore del Tennessee e si è laureato nel programma di studi sul lavoro presso la University of Massachusetts Amherst. Attualmente lavora come scrittore di personale presso Labor Notes
Questa intervista è
uscita su JacobinMag. La tradizione è di Giuliano
Santoro. Il testo tratto da Labor Notes