NI UNA MENOS – ARGENTINA
TERRITORIO: NOSTRO CORPO, NOSTRO SPIRITO
Non accettiamo la violenza né le morti alle quali sono sottoposte ora le compagne indigene e le comunità che per secoli hanno vissuto in una relazione di cura reciproca con la foresta e con tutti gli esseri non umani che la abitano
Quando difendiamo i nostri territori, i nostri corpi e i nostri spiriti, difendiamo anche la vita degli altri popoli che abitano questo pianeta.” Così hanno detto alcune delle donne che hanno camminato per le strade di Brasilia con le loro figlie: “È nella vita in comune che possiamo avere una vita dignitosa”. Con loro e per tutt*, chiediamo alle organizzazioni femministe di tutto il mondo di manifestare e di chiedere che vengano prese le misure necessarie per fermare l’incendio"
Noi: donne,
lesbiche, travestite, trans, indigene, contadine, indias,
donne nere, afro-discendenti, donne della comunità, delle villas, donne delle
città, donne lavoratrici, latinoamericane e donne di tutto il mondo, ci uniamo
per denunciare l’incendio genocida dell’Amazzonia in Brasile.
L’Amazzonia
è il cuore della vita stessa – che ha milioni di forme e che però è una sola –
è l’organo vitale del mondo: è il luogo dove una forza del cosmo, la luce del
sole, si trasforma nella gran parte dell’aria che respiriamo come quasi tutte
le forme di vita sul pianeta. L’Amazzonia è il luogo dove i minerali diventano
terra e la terra si sostiene grazie alle reti che intrecciano i suoi alberi
centenari, nel suo stesso seno dal quale sgorgano esseri grandi e piccoli lungo
i fiumi. L’Amazzonia è il luogo dove i fiumi sgorgano da fonti che da milioni
di anni giacciono sotto chilometri di rocce e danno l’umidità di cui ha bisogno
per vivere alla terra, agli alberi e alle sue migliaia, milioni di animali e
piante. L’Amazzonia è il luogo dove la vita si fa sé stessa e ci fa con la sua
aria, la sua umidità, con la sua regolazione del clima. L’Amazzonia è la casa,
la fonte di vita per centinaia di popoli indigeni che, a loro volta, la
proteggono dalla depredazione del capitale, dei capitalisti, i popoli che
proteggono l’acqua di oggi e del futuro, il cibo che molt_ di noi mangiano.
L’Amazzonia
e i suoi abitanti sono la resistenza ancestrale all’imbecillità umana,
all’antropocentrismo criminale che ruota, ovviamente, attorno all’universale
maschile. L’Amazzonia sta venendo sterminata dall’azione diretta del
capitalismo estrattivo.
Non
accettiamo la violenza né le morti alle quali sono sottoposte ora le compagne
indigene e le comunità che per secoli hanno vissuto in una relazione di cura
reciproca con la foresta e con tutti gli esseri non umani che la abitano.
Noi:
donne, lesbiche, lesbiche, travestite, trans, donne indigene, contadine, indias, donne nere,
afro-discendenti, donne delle comunità, delle villas,
donne urbane, donne lavoratrici, donne latinoamericane e donne di tutto il
mondo, ringraziamo e sosteniamo le lotte delle donne amazzoniche di più di 130
popoli che hanno manifestato alla Primera Marcha de Mujeres Indígenas de Brasil
per denunciare l’aumento del 67% della deforestazione dell’Amazzonia
dall’arrivo del governo terrorista-estrattivista-patriarcale di Bolsonaro. Con
lo slogan “Territorio: nostro corpo, nostro spirito” la manifestazione ha
denunciato l’urgenza della cura per il vivente, dei boschi e dell’acqua, ed
esige la fine della violenza machista e razzista contro di loro e contro le
bambine.
La
Primera Marcha de Mujeres Indígenas ci racconta di un nuovo tipo di lotta per
il territorio inteso anche come il pianeta che abitiamo e contro le cause
capitaliste-estrattive-patriarcali del climate
change. Abbiamo visto anche la forza della Marcha de las
Margaritas, che qualche giorno prima, ha riunito lavoratori rurali, della
foresta e delle acque di tutti gli stati brasiliani.
Noi,
questi corpi femminizzati che siamo, rifiutiamo la violenza e lo sterminio
coloniale dell’esistente e ringraziamo le nostre sorelle amazzoniche e
contadine perché questa lotta è la nostra lotta.
Sappiamo
che sono stati gli imprenditori, i fazendeiros e
i loro agenti a provocare l’incendio. Cercano di distruggere la foresta e di
spostare le comunità per estendere la frontiera agricola e bovina e favorire
l’accumulazione estrattiva e genocida dell’agroalimentare. Comprendiamo che si
tratta di una forma di disciplina atroce, una risposta sfrenata all’energia che
ha rilanciato e innalzato la marcia delle donne indigene di tutto il mondo,
custodi della foresta e delle forme di esistenza ribelli che essa ospita.
“Quando
difendiamo i nostri territori, i nostri corpi e i nostri spiriti, difendiamo
anche la vita degli altri popoli che abitano questo pianeta.” Così hanno detto
alcune delle donne che hanno camminato per le strade di Brasilia con le loro
figlie: “È nella vita in comune che possiamo avere una vita dignitosa”. Con
loro e per tutt_, chiediamo alle organizzazioni femministe di tutto il mondo di
manifestare e di chiedere che vengano prese le misure necessarie per fermare
l’incendio.
#NiUnaMenos
#VivasNosQueremos #FueraBolsonaro #MachistasRacistasNoPasarán
(Traduzione
di Clara Mogno)
Versione in spagnolo e con le
adesioni all’appello: “Territorio: nuestro
cuerpo, nuestro espíritu” Declaración en apoyo y solidaridad con las
comunidades de la Amazonía