Siamo nell’epoca del pieno dispiegamento delle logiche della valorizzazione economica sui territori, sia nel contesto urbano che in quello rurale. Pensiamo ad esempio alle conseguenze della finanziarizzazione del mercato immobiliare: l’estensione dei meccanismi di finanziarizzazione al comparto immobiliare è alla origine delle difficoltà di abitare in molte città, perché si traduce nella impossibilità economica per fasce crescenti di popolazione di accedere sia all’affitto che alla proprietà
Il recente riemergere di
alcune tematiche lefebvriane come quella del diritto alla città,
attraverso il quale il filosofo francese si interrogava sul destino di tutti
quei soggetti che le trasformazioni dell’urbano ponevano in una condizione
precaria ai margini del mercato e dei consumi, non è privo di elementi
contraddittori [cfr.A. Petrillo, La
periferia nuova. Disuguaglianza, spazi, città, FrancoAngeli,
Milano 2018].
Se da un lato il ‘ritorno del diritto alla città’ assume in
molti contesti, come quello dei nuovi movimenti urbani, il senso di una forte
critica e opposizione alle politiche urbane che favoriscono la crescita delle
disuguaglianze e la diminuzione di opportunità per molti, nello stesso tempo
oggi non c’è forum istituzionale, documento ufficiale, più o meno paludato
convegno di studi urbani in cui non compare il riferimento al diritto alla
città, che finisce con il diventare uno slogan privo di qualsiasi contenuto
politico e critico.
Allora in questo gioco di eclissi, parziale riapparizione e
fraintendimento del pensiero del filosofo francese, il lavoro di scavo che
Francesco Biagi ha compiuto nell’opera di un autore complesso e a volte ostico,
anche per uno stile di scrittura non sempre lineare, è meritorio. Il libro è
infatti un viaggio nella costellazione del pensiero di Lefebvre che inizia in
maniera molto pertinente ripercorrendo la biografia intellettuale dell’autore,
le influenze e le prese di distanza, gli incontri e gli scontri con altrettanti
importanti protagonisti del Novecento. Prosegue poi con una puntuale genealogia
del lessico lefebvriano in cui l’analisi dell’urbano è fortemente saldata a
quella del rurale, con la presentazione di quella che può essere considerata
una teoria politica dello spazio e si conclude con la ricostruzione del
dibattito che ha accompagnato il riemergere del diritto alla città e il
significato che questo assume nell’epoca neoliberale.
Il testo, corredato da un prezioso apparato di note e da una
robusta e utile bibliografia, riesce a delineare in maniera chiara e
convincente il posto che spetta a Lefebvre nella storia della sociologia urbana
e rurale del Novecento, nello stesso tempo si coglie un invito al recupero di
una postura intellettuale, di uno sguardo capace di andare ai margini visto che
oggi i dispositivi spaziali di mise à l’écart si
stanno moltiplicando e stanno divenendo sempre più brutali.
dalla Prefazione di Sonia Paone, Henri Lefebvre: una teoria critica dello spazio | Jaca
Book, Milano, 2019
Immagine in
apertura: Gabriele Basilico, Valencia, 2010