di Augusto Illuminati -
Il General Intellect abita, ha trovato casa.
Ma è una dimora miserabile (A. Negri, 2015)
“due operazioni simultanee e complementari nei luoghi fisici e nell’ordine
del discorso, due declinazioni del diritto post-fordista alla città, luogo
privilegiato sia della speculazione finanziaria e della produzione biopolitica
sia della contrapposta sfida di un’articolazione fra beni comuni e nuove
soggettività”.
Fare
spazio raccoglie e
riorganizza una parte dei contributi presentati nel ciclo di seminari Dalle pratiche del “comune” al diritto alla città,
organizzato dal Nuovo Cinema Palazzo in collaborazione con l’Istituto Svizzero
di Roma e la Libera Università Metropolitana nel 2013, in un felice intreccio
fra sperimentazione laboratoriale e pratica politica, come attestano sia
l’argomento tipicamente transdisciplinare sia la produttiva eterogeneità dei promotori
–istituzioni culturali internazionali ed esperienze sociali urbane.
Fare spazio nel campo giuridico, fare comune nella pratica urbana: sono due
operazioni simultanee e complementari nei luoghi fisici e nell’ordine del
discorso, due declinazioni del diritto post-fordista alla città, luogo
privilegiato sia della speculazione finanziaria e della produzione biopolitica
sia della contrapposta sfida di un’articolazione fra beni comuni e nuove
soggettività. La svolta spaziale (spatial turn) è qui
infatti concepita come uno spostamento laterale che
cambia la prospettiva sulle categorie di interpretazione della realtà,
sconvolgendone la gerarchia sostituendo al tempo omogeneo dello storicismo una
spazialità produttiva dei rapporti fra soggetti e ambiente e non loro semplice
contenitore liscio.
Le tre sezioni del libro, di conseguenza, sono rispettivamente dedicate al
disassemblaggio della rigida normatività del diritto in quanto esclusiva
emanazione della sovranità statale (con contributi firmati dal collettivo
LUM-Palazzo, da P. Grossi, U. Mattei e M. Luminati), alla performatività del
giuridico nella materialità delle risposte metropolitane alle logiche esclusive
ed estrattive neo-liberali (D. Festa, A. Petrillo, C. Raffesin, B.M. Mennini e
S. Sassen) e allo spazio eterarchico europeo, con i suoi problemi di
cittadinanza, confini e regressione dei processi costituenti (É. Balibar, V.
Cherepanyn C. Bernardi e F. Brancaccio) – sezione di cui è superfluo rilevare
l’attualità nei giorni del dibattito sulla Grexit e dell’incipiente crisi di
tutto l’assetto definito dai Trattati. La postfazione di F. Farinelli, Per pensare il comune, chiude la raccolta, ritornando
sulla prospettiva: stavolta quella archetipica, brunelleschiana del portico
dell’Ospedale degli Innocenti, che normalizzava lo sguardo prospettico e il
posto del soggetto, inaugurando la razionalizzazione dello spazio che culminerà
nel taylorismo e nel pensiero unico neo-liberale – il dispositivo cartografico
contro cui si muove lo spostamento laterale di cui abbiamo fatto cenno.
Il saggio di F. Brancaccio, Il federalismo contro lo Stato,
riassume in qualche modo l’insieme dei nessi problematici del libro, in
particolare la riflessione di Balibar sui processi continentali costituenti e
di legittimazione e quella della Bernardi sulle scalarità eterarchiche e delle
lotte che contrassegnano il laboratorio europeo di corporate governance globale e relative resistenze.
Sotto il profilo costituzionale – della Verfassung o
struttura organica reale, non della richiesta di una Konstitution iper-sovrana – lo spazio europeo,
proprio a partire dai dispositivi multilivello di esercizio della
governamentalità neo-liberale che lo regolano, impone la necessità di ripensare
il rapporto potere costituente-potere costituito in termini non dialettici e
monistici.
In esso infatti opera una pluralità di processi costituenti e destituenti,
tanto di veto quanto di normatività autonoma, tutti potenzialmente
riattivabili. Il federalismo potrebbe essere la matrice organizzativa di tale
molteplicità, ricomponendo in un patto federativo tutte le scomposizioni
sociali e territoriali su cui oggi si fonda l’egemonia finanziaria sulla politica
e l’uso sistematico della crisi quale governo post-democratico delle
popolazioni o, per dirla con Balibar, dittatura commissaria –ogni riferimento
alla Grecia è ovviamente intenzionale…
Lo sviluppo logico di questa problematica è stato il ciclo organizzato nel
2014-2015 dagli stessi soggetti, con l’aggiunta della Fondazione Basso, del
Centro Riforma dello Stato e del Dipartimento di Scienze giuridiche
dell’Università La Sapienza, sui Confini del diritto, di cui ha già scritto alfapiù il
22 giugno scorso e i cui contributi ci auguriamo di vedere presto raccolti in
volume.
Fare spazio. Pratiche del comune e
diritto alla città
a cura di C. Bernardi. F. Brancaccio, D, Festa e B.M. Mennini
Mimesis (2015), pp. 246
a cura di C. Bernardi. F. Brancaccio, D, Festa e B.M. Mennini
Mimesis (2015), pp. 246