rassegna quindicinale
sommario
di Carmen Vita
“Cinque anni di
crisi segnati, in particolare, da crescenti fenomeni di disagio sociale,
dall’aumento delle aree di povertà, dal montare della disoccupazione giovanile
e dalla fortissima segregazione femminile nel mercato del lavoro in un quadro
di una crescente e generalizzata instabilità e di discrepanza tra qualità del
lavoro e competenze acquisite. Su questi aspetti si registrano proclami e
dichiarazioni più o meno enfatiche, ma nessuna iniziativa concreta
di Elisabetta Teghil
la ribellione al
pensiero unico non è neppure necessario che sia praticata, è sufficiente
pensarla e scriverne il desiderio. Da qui l’invasivo e onnicomprensivo
controllo sociale. Bisogna esercitare in prima persona il rifiuto del
controllo e della norma sulle nostre vite, sottrarsi ai valori di questa
società che pretende di strutturarci sul carrierismo, sulla promozione
individuale, sulla meritocrazia, sull’ossequio all’autorità, sull’impianto
patriarcale, rigettare i suoi codici, i suoi segni e i suoi linguaggi, nella
consapevolezza che questo nostro percorso di liberazione è parte del percorso
di liberazione degli oppressi
di Serena Tarabini
Cronaca della due
giornate di #OccupyGezi. Lo aveva scritto Serena che quella di ieri era la
quiete prima della tempesta. Come ci si spettava è arrivato lo sgombero,
ordinato dalle autorità secondo il Prefetto di Istanbul "per isolare
alcuni elementi e per rimuovere le barricate", e se la prende anche con i
social media dove “ci sono alcune persone interessate ad alzare il livello
dello scontro".
di Redazione Kainos
i flussi finanziari
dei derivati hanno permesso enormi profitti ad una élite ristretta ma hanno
avuto effetti deleteri per i ceti medio-bassi della popolazione occidentale una
volta tutelati dal welfare-state: la produzione della ricchezza appare del
tutto separata dalle condizioni sociali e materiali dei lavoratori, mentre i
saperi appaiono frammentati al punto da togliere ogni capacità critica ai
soggetti chiamati a produrre beni e servizi
di Marco Iasci
questo contributo di
riflessione accompagna l’intervista a Étienne Balibar, curata da Claudia
Bernardi e Luca Cafagna, incontrato in occasione del seminario “Europa,
cittadinanza e democrazia” tenutosi a fine maggio alla Sapienza, nell'ambito
del Ciclo di seminari promosso dal Nuovo Cinema Palazzo in collaborazione
con l’Istituto Svizzero di Roma e la Libera Università Metropolitana
di Ilaria Lucaroni
Il reddito sociale
garantito deve essere pensato come una istituzione del comune, vale a dire un
reddito che risulta direttamente dalla produzione e non dalla ridistribuzione
del plusvalore: un reddito così concepito andrebbe a remunerare
quell’enorme massa di lavoro non retribuito costituito da tutte le forme di
contratti precarizzati e straordinari nascosti dalla formula “a progetto”
emancipandosi dal salario di produzione del valore e del plusvalore
di Fausto Bertinotti
l'accordo non vede
coinvolti i sindacati non confederali, né prevede che lo siano in futuro.
Trattandosi di regole che riguardano tutti i lavoratori, iscritti e non
iscritti al sindacato, la questione non è di poco conto. La zoppia è
significativa e rilevante anche per le dinamiche sociali del futuro nelle
aziende. Non c'è bisogno di riassumere il cammino dell'esperienza sindacale per
sapere che il referendum tra i lavoratori è l'unica forma certa per misurare la
validazione dell'accordo sindacale
di Lanfranco Caminiti
il cinquanta per
cento degli italiani se ne fotte dei partiti, vecchi e nuovi. Questo cinquanta
per cento, che sembra refrattario alle battaglie di rinnovamento del Pd, sia in
salsa liberale sia in salsa socialdemocratica, alle rifondazioni delle
rifondazioni comuniste, alle sirene del berlusconismo, alle sfuriate e alle
proteste del M5S, è una piaga o una riserva della democrazia e della
repubblica?
di Anna Maria Merlo
Il Consiglio europeo
ha stanziato 6 miliardi di euro per contrastare la disoccupazione giovanile. Ma
se è vero che i giovani disoccupati nell'Ue sono circa 6 milioni, fanno circa
130 euro all'anno a ciascuno per sette anni. A fronte di una media
eurozona del 24%, all'incirca 4 milioni di giovani sotto i venticinque
anni, il tasso di disoccupazione raggiunge vette stratosferiche in Grecia
(62,5%) e in Spagna (55,9%). Ma anche l’Italia (38,4% ) e il Portogallo (38,3%)
non scherzano, la stessa la Francia è sulla buona strada, superando di 2,5 la
media eurozona