sabato 15 giugno 2013

Newsletter n.15

rassegna quindicinale


sommario


di Carmen Vita  

“Cinque anni di crisi segnati, in particolare, da crescenti fenomeni di disagio sociale, dall’aumento delle aree di povertà, dal montare della disoccupazione giovanile e dalla fortissima segregazione femminile nel mercato del lavoro in un quadro di una crescente e generalizzata instabilità e di discrepanza tra qualità del lavoro e competenze acquisite. Su questi aspetti si registrano proclami e dichiarazioni più o meno enfatiche, ma nessuna iniziativa concreta


di Elisabetta Teghil

la ribellione al pensiero unico non è neppure necessario che sia praticata, è sufficiente pensarla e scriverne il desiderio. Da qui l’invasivo e onnicomprensivo controllo sociale. Bisogna  esercitare in prima persona il rifiuto del controllo e della norma sulle nostre vite, sottrarsi ai valori di questa società che pretende di strutturarci sul carrierismo, sulla promozione individuale, sulla meritocrazia, sull’ossequio all’autorità, sull’impianto patriarcale, rigettare i suoi codici, i suoi segni e i suoi linguaggi, nella consapevolezza che questo nostro percorso di liberazione è parte del percorso di liberazione degli oppressi


 di Serena Tarabini

Cronaca della due giornate di #OccupyGezi. Lo aveva scritto Serena che quella di ieri era la quiete prima della tempesta. Come ci si spettava è arrivato lo sgombero, ordinato dalle autorità secondo il Prefetto di Istanbul "per isolare alcuni elementi e per rimuovere le barricate", e se la prende anche con i social media dove “ci sono alcune persone interessate ad alzare il livello dello scontro".


di Redazione Kainos

i flussi finanziari dei derivati hanno permesso enormi profitti ad una élite ristretta ma hanno avuto effetti deleteri per i ceti medio-bassi della popolazione occidentale una volta tutelati dal welfare-state: la produzione della ricchezza appare del tutto separata dalle condizioni sociali e materiali dei lavoratori, mentre i saperi appaiono frammentati al punto da togliere ogni capacità critica ai soggetti chiamati a produrre beni e servizi 


di Marco Iasci

questo contributo di riflessione accompagna l’intervista a Étienne Balibar, curata da Claudia Bernardi e Luca Cafagna, incontrato in occasione del seminario “Europa, cittadinanza e democrazia” tenutosi a fine maggio alla Sapienza, nell'ambito del Ciclo di seminari promosso dal Nuovo Cinema Palazzo in collaborazione con l’Istituto Svizzero di Roma e la Libera Università Metropolitana  


di Ilaria Lucaroni

Il reddito sociale garantito deve essere pensato come una istituzione del comune, vale a dire un reddito che risulta direttamente dalla produzione e non dalla ridistribuzione del plusvaloreun reddito così concepito andrebbe a remunerare quell’enorme massa di lavoro non retribuito costituito da tutte le forme di contratti precarizzati e straordinari nascosti dalla formula “a progetto” emancipandosi dal salario di produzione del valore e del plusvalore


di Fausto Bertinotti

l'accordo non vede coinvolti i sindacati non confederali, né prevede che lo siano in futuro. Trattandosi di regole che riguardano tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti al sindacato, la questione non è di poco conto. La zoppia è significativa e rilevante anche per le dinamiche sociali del futuro nelle aziende. Non c'è bisogno di riassumere il cammino dell'esperienza sindacale per sapere che il referendum tra i lavoratori è l'unica forma certa per misurare la validazione dell'accordo sindacale


di Lanfranco Caminiti

il cinquanta per cento degli italiani se ne fotte dei partiti, vecchi e nuovi. Questo cinquanta per cento, che sembra refrattario alle battaglie di rinnovamento del Pd, sia in salsa liberale sia in salsa socialdemocratica, alle rifondazioni delle rifondazioni comuniste, alle sirene del berlusconismo, alle sfuriate e alle proteste del M5S, è una piaga o una riserva della democrazia e della repubblica?


di Anna Maria Merlo


Il Consiglio europeo ha stanziato 6 miliardi di euro per contrastare la disoccupazione giovanile. Ma se è vero che i giovani disoccupati nell'Ue sono circa 6 milioni, fanno circa 130 euro all'anno a ciascuno per sette anni. A fronte di una media eurozona del 24%, all'incirca 4 milioni di giovani  sotto i venticinque anni, il tasso di disoccupazione raggiunge vette stratosferiche in Grecia (62,5%) e in Spagna (55,9%). Ma anche l’Italia (38,4% ) e il Portogallo (38,3%) non scherzano, la stessa la Francia è sulla buona strada, superando di 2,5 la media eurozona