Ma non è il solo Mario che riempie di gioia, a destra come a sinistra. Come ci ricorda ossessivamente Scalfari, sono due i «Supermario» del miracolo: Monti, ma anche e soprattutto Draghi. È stato lui, con la lettera del 5 agosto (di cui adesso, parole di Lerner, sembra pentito), ad avviare le pratiche di “licenziamento” di Mr B., a definire la tabella di marcia delle manovre economiche dell’autunno, ad aprire la strada a Re Giorgio. Draghi ha le idee chiare e non lo nasconde: il modello sociale europeo è finito; il Welfare State europeo, frutto di oltre due secoli di lotte proletarie e operaie, esito delle due guerre e della Grande depressione, è un reperto archeologico, inadeguato al Secolo cinese, alla guerra globale delle valute. In sintesi: dal Big State alla Big Society, con piccole variazioni sul tema. Detta così, con l’aggettivo “grande” affianco al sostantivo “società”, ci sembra di parlare di una grande opportunità: basta con la burocrazia e la corruzione, diamo voce e forza alla libera iniziativa sociale, sia nel campo dell’assistenza ai più deboli sia nella formazione, nella gestione del territorio, nella cura medica. Finalmente quel “comunismo senza Stato” che a tanti di noi sta a cuore! Rovesciate tutto: Big Society significa in primo luogo azzeramento delle risorse pubbliche, incremento senza fine del volontariato, sostituzione del volontariato (per lo più di matrice religiosa) al servizio pubblico. Il comune della povertà e del controllo e non dell’abbondanza, questa è la verità!
Che strano periodo il nostro, un periodo dove trionfa l’indeterminazione, dove ciò che più desideriamo si presenta nella sua forma rovesciata. Così come la finanza globale ha le fattezze di una sorta di «comunismo del Capitale» (C. Marazzi), altrettanto l’Europa è definita da una «moneta senza Stato», e la Big society da una comunità operosa senza centro o sovranità. Il desiderio comune di libertà, nella sua forma rovesciata e perturbante, è la genesi dell’indistinzione. Quindi Veltroni può dire che Monti è il miglior premier possibile per il Centro-sinistra, e come lui la pensano i lettori di Repubblica; Berlusconi può dire che Monti è l’uomo che ci voleva, d’altronde sarà proprio lui a portare a compimento l’opera di demolizione del diritto del lavoro in Italia (e con l’appoggio dei sindacati confederali!); il rigore può andare d’accordo con la crescita, anche se i numeri, proprio i numeri che stanno tanto a cuore ai tecnici, dimostrano il contrario; la Grecia può essere salvata e fare default nello stesso tempo, affinché scattino i premi assicurativi, per chi aveva acquistato Cds relativi al fallimento ellenico. Nel mondo alla rovescia non esiste più il principio di non contraddizione, nero è anche bianco.
Eppure non bisogna aver paura di momenti come questi. Sono momenti drammatici, in cui tutto può succedere. I missili di Israele che per ora colpiscono i Palestinesi potrebbero dirigersi verso l’Iran e visto che l’Iran non è l’Iraq, “semplicemente” possiede la Bomba, una terza guerra mondiale potrebbe non essere fantascienza. Come leggere diversamente le “gite” di Obama nel Pacifico, e l’aumento dell’11% delle spese militari in Cina? Nessuno nega la possibilità di esiti violenti e catastrofici. Ma questa possibilità non è sufficiente a non farci cogliere l’opportunità di un «equilibrio metastabile» in cui le regole della logica non funzionano. È in questi momenti che occorre elaborare e presentare praticamente ipotesi radicali di cambiamento. Sono momenti rari in cui la sobrietà ha sempre la ferocia della «dittatura commissaria» e la democrazia si ri-presenta nella sua forma tumultuaria e insorgente.
Proviamo ad esempio a dire poche cose, una diagnosi provvisoria per insistere sulle virtualità del presente. Lo spread tra i titoli italiani e i bund tedeschi è diminuito per un motivo semplicissimo: oltre 1.000 miliardi garantiti dalla Bce alle banche, banche che comprano i titoli favorendo la riduzione dei tassi di interesse. Qualcuno dice: “finalmente la Bce come la Fed”! In verità non è così, nonostante il solido “americanismo” di Draghi. La Bce non è prestatrice di ultima istanza e il debito pubblico dei vari paesi non è stato socializzato con gli eurobond. È davvero folle che debba essere Tremonti (in un convegno organizzato dalla Fondazione Corriere), per pura e provocatoria competizione con l’asse Draghi-Visco, a doverci ricordare tutto questo. Si tratta di liquidità che calma le acque per un po’, non si tratta di liquidità disponibile per la crescita e l’occupazione.
La Grecia ormai è salva, l’Europa è fuori dalla tempesta: anche questa è una grande stupidaggine! I mercati già pensano ad un nuovo crollo ellenico per il 2013. Il motivo è semplice, le 5 manovre finanziarie imposte dalla troika hanno semplicemente reso impossibile per la Grecia la crescita, dell’occupazione e dei consumi (e della fiscalità). Ma non solo la Grecia non ce la farà, è vero anche che il Portogallo è la prossima vittima. Eppure il Portogallo ha fatto già tutti «i compiti a casa», evidentemente, però, l’insegnante che assegna i compiti (la Germania neoliberale della Bundesbank e di Shaeuble) è un pazzo o ha altri piani per la testa: un nuovo euro che lascia i Piigs al loro destino (moneta debole e svalutazione) e che dialoga con Cina e Russia.
L’Europa è contesa: c’è chi la vuole federale e “americana”, magari con una moneta più debole e meno minacciosa per il dollaro; c’è chi la vuole austera e “orientale”. In questa contesa Re Giorgio, Draghi e Monti sono in «missione per conto di Dio»: tenere assieme l’Europa, evitare la “fuga” tedesca, ma imporre alla Germania l’Europa federale e una Bce che stampa illimitatamente moneta. Ne trarrebbe giovamento in primo luogo il dollaro, in secondo gli hedge fund americani, in terzo e solo in terzo luogo il demos europeo. Per ora il Fiscal compact è una conquista davvero magra e spacciarla per un successo è un insulto alla ragione: come può essere un successo, anche per un “sobrio” neo-keynesiano, la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio? L’iniezione di liquidità salva gli spread, ma non aiuta chi fatica ad arrivare a fine mese.
Dobbiamo cominciare a dire Europa sociale, l’unica salvezza per i nostri tempi cupi! Se il mese di maggio si presenta a tutti gli effetti come un mese costituente, per un demos europeo radicale, occorre preparare le scadenze di lotta (da quelle promosse dal 15M a Francoforte) con grande ambizione. La parola d’ordine del diritto all’insolvenza acquista senso solo se connessa alla spinta europeista e costituente (Europa federale, nuove istituzioni democratiche europee, riforma della Bce, eurobond, welfare comunitario e reddito di cittadinanza), altrimenti è chiacchiera petulante, priva di prospettiva.
Nel mondo alla rovescia, occorre tornare ad agire, per rovesciare il mondo.
Centro Studi AlternativaComune*