Intervista a Tomás Hirsch - Anna Polo -
Il precedente progetto di Costituzione, molto avanzato
sotto molti aspetti, era stato respinto nel referendum del settembre 2022.
Parliamo della situazione politica e sociale e delle prospettive
delle forze progressiste con Tomás Hirsch, deputato e presidente di Acción
Humanista.
Cos’è successo dopo il voto di maggio? Nonostante la sconfitta, ci
sono stati avanzamenti nell’attuazione del programma di trasformazione che ha
portato al governo Gabriel Boric?
Nel voto di maggio, quando sono stati eletti i membri del
Consiglio Costituzionale, c’è stato un enorme trionfo dell’estrema destra e una
sconfitta delle forze progressiste, e quindi coloro che hanno guidato la
stesura della proposta costituzionale sono stati proprio i rappresentanti di
questa estrema destra. Ecco perché la proposta su cui oggi dobbiamo
esprimerci rappresenta solo il punto di vista di questo settore che, avendo una
maggioranza schiacciante nel Consiglio Costituzionale, non è sceso a
compromessi, non ha cercato accordi, non ha costruito un consenso con il resto
delle forze politiche, ma ha semplicemente usato la sua maggioranza per imporre
la propria formulazione degli articoli e dei capitoli della proposta
costituzionale.
Al di là dell’esito del voto di maggio, il governo ha proseguito
il suo lavoro e l’attuazione del suo programma con tutte le difficoltà legate
al fatto di essere in minoranza al Congresso, sia alla Camera dei Deputati che
al Senato. Il governo ha comunque mantenuto le sue priorità in termini di
risposta alle richieste e ai bisogni dei cittadini.
Allo stesso tempo ha totalmente ignorato il processo
costituzionale, come stabilito dalla legge. La destra ha sempre cercato di
trasformare il plebiscito che si terrà il 17 dicembre in un voto pro o contro
il governo, ma questo non è caduto nella trappola e si è mantenuto
completamente fuori dal processo costituzionale. Sono i partiti politici, le
organizzazioni sociali, le organizzazioni femminili, i giovani, i lavoratori,
le popolazioni indigene che stanno lavorando attivamente a questa campagna di
base, mentre il governo continua a fare il proprio lavoro.
Accion Humanista partecipa alla campagna che invita a votare
contro il nuovo progetto di Costituzione. Quali sono a tuo parere gli aspetti
più pericolosi della proposta su cui i cileni dovranno esprimersi il 17
dicembre?
Acción Humanista sta partecipando molto attivamente alla campagna
per il No, vale a dire che siamo totalmente impegnati nella divulgazione di ciò
che significa questa proposta se diventerà la Costituzione del Cile. Si
tratta di una proposta tremendamente regressiva, un vero e proprio passo
indietro in termini di civiltà, che impedisce ogni progresso rispetto alle
richieste, alle esigenze e alle sfide del XXI secolo.
La proposta elaborata dalla destra presenta molti aspetti
pericolosi, negativi e regressivi. In primo luogo, significa un gigantesco
passo indietro nei diritti delle donne, tanto che la legge che oggi consente
l’aborto per tre motivi potrebbe essere annullata. Ci sono passi indietro
nell’ambito della sanità, poiché stabilisce a livello costituzionale l’attuale
sistema sanitario privato in Cile. C’è un enorme passo indietro per i
lavoratori e i pensionati, poiché limita il diritto di sciopero e, d’altra
parte, costituzionalizza il sistema pensionistico privato, impedendo futuri
progressi verso sistemi più solidali, più equi e in grado di portare a pensioni
migliori.
La proposta contiene un articolo che consente la liberazione dei
prigionieri genocidi, violatori dei diritti umani, che dopo lunghissimi
processi sono stati condannati a scontare le pene per i crimini contro
l’umanità che hanno commesso durante gli anni della dittatura civile-militare.
La proposta danneggia tutti i Comuni più poveri del Paese, poiché
consente ai settori più ricchi del Cile di essere esentati dall’imposta sui
contributi, che si paga sulle proprietà personali. Naturalmente, coloro che
pagano queste tasse sono i più ricchi, circa il 22% delle famiglie, mentre il
78% è esentato. La proposta è di eliminare questa tassa, di cui beneficiano i
200 comuni più poveri del Paese. Si tratta quindi di un enorme passo indietro e
significa lasciare i settori più poveri del Paese senza le risorse necessarie
per le enormi esigenze che hanno a livello comunale.
La proposta ignora l’urgenza di affrontare il cambiamento
climatico, il riscaldamento globale e il grave problema ambientale che colpisce
il Cile ora e in futuro.
La proposta non garantisce alle popolazioni indigene, e in
particolare al popolo Mapuche, i diritti per i quali si battono da decenni. Oggi,
un’ampia maggioranza del Paese riconosce la necessità di muoversi nella
direzione di concedere il riconoscimento costituzionale ai popoli indigeni.
In breve, l’elenco delle perdite di diritti e dei passi indietro è molto lungo; per questo oggi gli ultimi sondaggi indicano che la maggioranza dei cileni sia incline a votare No nel plebiscito del 17 dicembre.
(Foto di https://www.facebook.com/TomasHirschDiputado)
pubblicato anche su Pressenza