domenica 4 giugno 2023

CASO EMILIO SCALZO: CHIESTO UN ANNO DI CARCERE

- Daniela Bezzi-   ma non è detta l’ultima… 

foto: leowalter04

Si è svolta il primo di giugno a Gap l’udienza per il processo a carico di Emilio Scalzo con l’accusa di ‘violenza aggravata contro un agente’, la prima dopo vari rinvii essenzialmente dovuti all’operazione al ginocchio dell’imputato, che infatti anche ieri si è presentato con le stampelle a causa di ”cure di riabilitazione” non tanto ben “riuscite”, per usare un eufemismo. Ma questa sarebbe un’altra (inquietante) storia e ne riparliamo semmai un’altra volta

Del caso Scalzo e delle incredibili circostanze che caratterizzarono la sua cattura (in pieno giorno, in quattro contro uno, appostati nei pressi di casa sua a Bussoleno, il 15 settembre 2021) e poi la sua carcerazione nella prigione di Aix-Luynes in Francia (dai primi di dicembre 2021) in forza di un Mandato di Arresto Europeo inappellabile, ci siamo occupati in più occasioni su questa testata. E fu tale l’evidenza degli abusi sul piano procedurale, per un’accusa di ‘lesione aggravata contro pubblico ufficiale’, che l’immediata campagna di solidarietà nei confronti di Emilio Scalzo diventò presto transnazionale, grazie al coinvolgimento di France Insoumise, che anche ieri era presente al presidio davanti al Palais de Justice a Gap, con il deputato Leo Walter.

Bello, vivace, coloratissimo, il presidio allestito davanti al Palais de Justice dalle varie organizzazioni che sul fronte francese delle Alpi si occupano di assicurare una prima accoglienza ai tanti che, dopo mesi di viaggio (dai Balcani, dall’Afghanistan, dal sud d’Italia) tentato di oltrepassare il confine lungo la rotta alpina. In particolare Tous Migrants era presente con un gazebo, varie pubblicazioni autoprodotte e pannelli dipinti dai bambini delle scuole; uno in particolare illustrava l’episodio di Emilio Scalzo che per aiutare un poveretto rimasto senza scarpe gli regala le sue e torna a caso… Scalzo, per l’appunto.

E dall’Italia, dalla Val Susa dove Emilio vive ed è ovviamente impegnato nel più deciso NO al Tav, sono arrivati un bel po’ di compagni in tarda mattinata, trasformando il piazzale antistante il Palais, debitamente transennato e circondato fin dalle prime ore del mattino da plotoni di agenti e veicoli delle FFOO, in un’allegra area pic nic, con i pentoloni di cibo, le chiacchiere, gli abbracci, in un’atmosfera di conviviale solidarietà, nonostante le apprensioni che non erano poche.

Foto di Giovanni Muderu Mallamaci

Il reato che vede alla sbarra Emilio Scalzo è in effetti cosa non da poco: “violenza aggravata nei confronti di un gendarme” per una colluttazione, durante quella manifestazione a Clavière del 21 maggio 2021, in cui (secondo l’accusa) Emilio si sarebbe talmente accanito con un bastone contro un gendarme da rompergli un braccio. A sostegno delle ragioni (e ingente richiesta-danni) da parte dell’agente colpito, una prognosi di 45 giorni e l’impossibilità di accedere a successivi gradi di carriera. E tra le “aggravanti” il pubblico ministero si è ritenuto in dovere di aggiungere gli esiti di una certa Perizia Psichiatrica secondo la quale il “pregiudicato Scalzò” sarebbe affetto da “pulsioni di megalomania” tali da renderlo priva di qualsiasi “sentimento di empatia”… Proprio lui, talmente sempre in prima fila da privarsi delle scarpe per agevolare il cammino di uno sconosciuto su quei sentieri alpini dove molti sono morti. E proprio l’altro giorno, un gruppetto che aveva sfidato la pioggia tentando la sorte è stato riportato al Rifugio Massi di Oulx, alcuni ricoverati in stato di ipotermia all’Ospedale di Susa, ma uno dato per morto, scivolato in un canalone).

La lunga, particolareggiata e davvero straordinaria requisitoria dell’avvocato difensore Matteo Bonaglia ha insistito sulle motivazioni di autodifesa: l’agente non avrebbe avuto alcun motivo di puntare su quell’anziano dimostrante, avvistato mentre stava seduto all’esterno di una casetta di legno, con un ginocchio dolorante – e palesemente inoffensivo, oltre che disarmato. Sulla scorta delle fotografie, delle riprese video prodotte dagli stessi gendarmi coinvolti nella manifestazione, oltre che dei rilievi e geo-localizzazioni che ricostruiscono la dinamica dei fatti, l’avvocato ha non solo dimostrato l’inattendibilità di alcune ricostruzioni, ma soprattutto avvalorato la versione da sempre fornita (e di nuovo anche ieri) dall’imputato: “Me ne stavo lì seduto, con il ginocchio che mi faceva male, per riprendere fiato… A un certo vedo arrivare questo gendarme e capisco che ce l’ha proprio con me, ed eccomi arrivare addosso un lacrimogeno che per miracolo non mi prende in faccia… e che rimbalzando a pochi centimetri da dove sto, contro la parete del capanno, cade ai miei piedi per cui lo scalcio via prima che esploda. A quel punto l’agente mi sta davanti roteando il manganello davanti al mio naso e mi viene naturale brandire la prima cosa che trovo (il listello della malmessa panchina su cui sono seduto) nel tentativo di parare il colpo. Non so come sia successo: nei brevi attimi successivi, il bastone avrà colpito il braccio dell’agente (o lo stesso agente potrebbe essersi fatto male da solo nella foga di colpire me), e comunque insisto per l’ennesima volta: ero seduto tranquillo, e se c’è stato un aggressore e un aggredito, l’aggredito sono io…”

La richiesta del PM dopo quasi quattro ore di udienza in un’aula gremita di simpatizzanti e attivisti da entrambi i NoBorders della situazione, è stata di cinque anni di interdizione dalla Francia (dopo aver ricorso addirittura a un Mandato di Arresto Europeo per ottenerne l’estradizione!) oltre a un anno di prigione, anzi per l’esattezza dodici mesi: particolare non indifferente, considerando che tra periodi di prigionia “preventiva” sia a Le Vallette che in Francia, per non dire dei domiciliari, Emilio Scalzo avrebbe già scontato  quasi sette mesi di indiscutibile “pena” prima ancora di essere giudicato! Ed è su questo punto che ha immediatamente lavorato il suo avvocato difensore per chiedere la sua liberazione dal carcere francese e sollecitare il ritorno a casa – da uomo libero, almeno fino a quando non provatamente colpevole, secondo le fondamentali nozioni del Diritto.

Per la sentenza definitiva, che era stata prevista nella stessa giornata di ieri, dovremo comunque attendere fino al 3 agosto prossimo. L’avvocato Bonaglia è stato chiaro: la giudice ha la facoltà di decidere da un minimo di zero a un massimo di sette anni, indipendentemente dalla richiesta del PM.

Fuori dal Palazzo il presidio non ha smesso di farsi sentir con canti, slogan, battiture di pentole e transenne per tutta la durata del processo, raggiungendo il climax quando Emilio Scalzo è uscito, insieme al suo avvocato, a Nicoletta Dosio, alla moglie e ai tanti amici francesi che gli sono stati vicini durante i mesi di detenzione nei pressi di Marsiglia e che sicuramente saranno di nuovo in presidio il prossimo 3 agosto. Saremo di nuovo in tanti anche dall’Italia, tra l’altro nella data immediatamente successiva al Festival dell’Alta Velocità in alta Val Susa e a poche settimane di distanza dai Soulevements de la Montagne che si terrà in Maurienne il 17 giugno prossimo: la Fiesta Continua!