- Toni Casano -
Dopo la giornata di lotta con il corteo tenutosi nel pomeriggio di sabato ultimo scorso a Catania (organizzata da una rete di soggettività che vede fra i suoi protagonisti le seguenti realtà: Disoccupazione Zero, Comitato di Solidarietà Popolare “Graziella Giuffrida”, Centro Sociale Autogestito Officina Rebelde, Associazione Femministorie, Casa del Popolo “Colapesce”, Anpi, Liberi Pensieri Studenteschi, Movimento Universitario Autogestito, Associazione comunista “Olga Benario”, Associazione “Su la Testa”, Comitato catanese contro il caro vita, Catania può, Trinacria, 4 Punti per Catania, USB Catania), nei giorni successivi con varie dichiarazioni, il movimento etneo ha confermato l’impegno a continuare la mobilitazione sociale in città, per la difesa del diritto al reddito di cittadinanza e per un lavoro dignitoso senza subire il ricatto del bisogno.
La manifestazione, com’era scontato, ha evidenziato una forte combattività, tenuta alta per tutta la durata del corteo, partito da piazza Cutelli (zona porto) fino all’ingresso centrale della villa Bellini, dopo aver attraversato il “salotto” buono della città (via Etnea e piazza Stesicoro). Evidentemente, in questa seconda iniziativa (che fa seguito alla giornata di lotta del 19 dicembre dell’appena passato anno) il leit motiv principale che ha attraversato il serpentone dei manifestanti non poteva non essere che la difesa del Reddito di Cittadinanza contro lo sfruttamento schiavista del lavoro, data l’emergenza sociale che incombe sulla testa dei catanesi percettori di reddito che, ricordiamolo, dalla prossima estate non avranno più la possibilità di tirare avanti, giacché considerati “occupabili” dalla scelta scellerata del governo in carica che ha disdetto la misura di sostegno.
Fra le prime prese di posizioni registriamo quella assunta da Disoccupazione Zero i quali attivisti hanno diramato via social una dichiarazione (guarda anche il video del loro intervento alla manifestazione) per comunicare il mantenimento del loro impegno alla mobilitazione, chiarendo – parimenti – quali articolazioni rivendicative intendono dare alla vertenze sociale: «abbiamo voluto organizzare il secondo corteo – scrivono – a difesa del lavoro e del reddito di cittadinanza per le strade di Catania. Abbiamo dato la possibilità ai percettori di scoprire che la piazza è un luogo di confronto, di lotta civica, dove portare avanti la battaglia per i propri diritti». Inoltre, gli attivisti del movimento DZ precisano : «iniziamo un percorso che non termina nella sola difesa del RdC, ma che vuole organizzare i disoccupati, i lavoratori in nero, poveri, sfruttati che non vedono riconosciuti i propri diritti di dignità e stabilità, portando avanti anche la nostra “legge” che garantisce un lavoro nell’amministrazione pubblica a ogni cittadino».
Vogliamo sottolineare che la proposta per l’occupazione nella P.A. elaborata da DZ definisce non solo una nuova e diversa organizzazione del lavoro, ma anche una gestione diretta dei servizi pubblici così come del patrimonio comune, a cominciare dalle grandi reti infrastrutturali: beni della collettività che vengono aggrediti sistematicamente dagli interessi imprenditoriali capitalistici, con il beneplacito di tutti i governi – sia di destra sia di sinistra – in nome della privatizzazione neoliberistica.
Insomma, dopo la manifestazione di Piazza Cutelli assieme ai percettori di reddito, la mobilitazione cittadina dei movimenti etnei senza ombra di dubbio continuerà. In questo senso si sono espressi sostanzialmente anche quelli di Officina Rebelde Catania, i quali – in un post pubblicato sulla loro pagina social– hanno preso posizione, confermando l’intento a proseguire l’impegno sociale nel costruire un’opposizione di massa alle politiche governative, contro le condizioni di emarginazione che colpiscono intere fasce di popolazione che, con il caro-vita attanagliante, stanno scivolando sempre più verso una deriva di precarietà esistenziale, che oramai ha raggiunto i limiti della povertà assoluta.