mercoledì 10 luglio 2013

Moltitudine: la macchina desiderante dell’espressione contrapposta alla rappresentazione

di Otonom

Occupy Gezi ha dato avvio ad una rivolta contro la mercificazione e la classificazione della vita secondo la rendita. È  desiderio di libertà tra le differenze immanenti ai gradi d’intensità, in contrasto con l’equalizzazione quantitativa che annichilisce le qualità di singolarità e differenze ... la moltitudine è  una virtualità che promuove la continua espressione delle singolarità. Consiste di atti immanenti alle tendenze, e di differenze e differenziazioni

Il primo giugno 2013 abbiamo iniziato ad interpretare il politico in un altro modo: non più a partire dalla prospettiva della rappresentazione, ma da quella dell’espressione. Il primo giugno non è, infatti, riducibile a “dato” – corrispondente alla misurazione del tempo attraverso la sua spazializzazione –, ma è “evento”, flusso e intersezione di durate singolari e non misurabili. Non si riferisce a esercizio di ragione o a soggetto che trasforma la vita in oggetto, ma all’evento in quanto vita, in quanto flussi di corpi e affetti. È espressione di un affetto e della sua idea, è un divenire. Pertanto, il primo giugno non può essere valutato secondo i canoni di una nazione o di un popolo che agisce inserito nella gerarchia dell’universale, della rappresentazione e del soggetto. Ci mostra invece una moltitudine in atto, che è macchina desiderante e che funziona nell’inconsapevole virtualità della singolarità, del corpo, dell’affetto e della vita.
Un nuovo piano del politico è in divenire. È palese che le faglie della modernità – piano della rappresentazione, del soggetto, della ragione e della gerarchia – si stiano oggi muovendo. Nell’incommensurabile virtualità, un tale atto è un terremoto. Al politico della rappresentazione subentra il piano dell’“espressione”,che significa il politico dalla prospettiva del corpo. Il discorso centrale di questo nuovo piano del politico è la “dignità”, ovvero la corporea espressione della de-classificazione contrapposta alla classificazione per rappresentazione. Il primo giugno è un consapevole urlo di dignità: etica contrapposta a moralità. Contro e oltre gli affetti regolati dal movimento dei concetti e dalla coscienza, ci troviamo in un piano di concetti plasmati dai flussi e dalle intersezioni tra affetti, differenze e differenziazioni. Il piano politico del senso e della significazione sembra dunque attraversare una fase di radicale cambiamento. Il linguaggio della rappresentazione – della vecchia sinistra – ha raggiunto un’impasse, e assistiamo alla costituzione di un nuovo linguaggio di sinistra. Ciò che è politico trasmigra dal linguaggio della rappresentazione a quello dell’espressione, poiché il primo si dimostra impotente e insufficiente per significare il piano del politico.
Il primo giugno è il prorompere del politico non-rappresentativo ed extra-parlamentare. È  espressione del “cambiare il mondo senza prendere il potere”. Il piano della moralità politica ci dice:“questo è quanto dovete fare”. Il bene e il male sono valori universali. Secondo lo stato, la rappresentazione e il primo ministro Erdogan, il bene è universalità, necessità e arroganza cui bisogna sottostare. Al contrario, l’etica muove dalla singolarità, dal corpo, dall’umiltà e dalla libertà, e domanda: “Qual è la mia potenza? Se sono potenza, allora che cosa posso?” Nella prospettiva etica, quindi, non esistono “bontà” o “malvagità” universali, ma esistono il bene e il male della singolarità. Il primo giugno significa la politica dalla prospettiva dell’etica piuttosto che da quella della moralità. È  l’urlo che rivendica il mio “bene” piuttosto che la bontà universale. E urla: “Non interferire con la mia vita, Rispetta la mia vita!”. È  desiderio di libertà tra le differenze immanenti ai gradi d’intensità, in contrasto con l’equalizzazione quantitativa che annichilisce le qualità di singolarità e differenze. Occupy Gezi ci ha permesso di sperimentare la costruzione di una vita indipendente da un soggetto. Il primo giugno, proprio perché non personificato in alcuna rappresentazione, è l’equivalente odierno della Comune di Parigi, delle Rivoluzioni del 1848, del Kronstadt e del 1968. Il primo giugno è un movimento che dice: “giù le mani dalla mia dignità!” Il politico non ha più a che fare con gli interessi dialettici. Si è già mosso verso un altro piano: quello etico-politico. Ed è la vita, la cultura stessa ad essere etico-politica. E, in quanto attività, è anche creazione, arte ed estetica. L’etico consiste nel trovare virtù in una sconfitta onorevole piuttosto che in una disonorevole vittoria.
Possiamo interpretare il primo giugno solo dalla prospettiva dei Grundrisse.
Il primo giugno, infatti, è intrinsecamente associato a un intendimento del capitalismo che non passa per Il Capitale, ma per i Grundrisse. Attraverso Il Capitale possiamo solo comprendere il Fordismo, mentre il post-Fordismo è accessibile solo attraverso i Grundrisse. La nozione di “tempo” ha oggi acquisito una nuova dimensione nella produzione del valore-lavoro. Il Capitale continua a misurare il tempo spazializzandolo nella fabbrica, così come ai tempi del Fordismo. Eppure il post-Fordismo si caratterizza per la trasformazione dell’intera vita in spazio di produzione di valore. È la mercificazione della vita nell’intera fabbrica sociale. Infatti non esiste luogo dove tu oggi possa riposarti e non consumare. Nemmeno in casa è ormai possibile. La nozione di tempo si è mossa dallo spazio misurabile della fabbrica verso lo spazio non misurabile della fabbrica sociale. È allora necessario distinguere la trasformazione capitalistica della sussunzione formale e reale da quella della sussunzione biopolitica. Oggi il plusvalore è prodotto grazie alla sussunzione biopolitica del capitale. Lo spazio è oggi un divenire nel flusso del tempo. L’“evento” stesso è tempo, e consiste di flussi e intersezioni. Il capitale, attraverso la rendita finanziaria, configura la mercificazione della vita svincolata dallo spazio. Quindi, il post-Fordismo misura – o perlomeno tenta di misurare – la produzione di valore svincolata dallo spazio spazializzandola per mezzo della rendita. In questo contesto, Occupy Gezi ha dato avvio ad una rivolta contro la mercificazione e la classificazione della vita secondo la rendita. Il primo giugno è anti-capitalista e certamente ha una sua dimensione di classe. E il politico secondo la prospettiva dell’anti-capitalismo consiste nella vita contro la vita, che quindi immediatamente diviene etico-politica.
Sembra allora che le nozioni di democrazia e del politico siano state dislocate. Il politico non consiste più nella democratizzazione del soggetto e della rappresentazione. Non consiste più nell’appropriazione della vita per mezzo dell’oggettivazione del soggetto personificato. Ora possiamo solo intenderlo come divenire-rivoluzionario e democratizzazione della vita, evento evirtualità. La moltitudine costituisce il comune delle singolarità. In questo senso, il primo giugno è un urlo che rivendica la vita, mercificata dal capitale, quale nostro comune.
Il primo giugno è la manifestazione della moltitudine, la costituzione etico-politica della singolarità. La moltitudine è la virtualità dei flussi e delle intersezioni di singolarità e corpi. Pertanto, ci dobbiamo confrontare con una nuova forma di organizzazione. Ci siamo finalmente lasciati alle spalle vecchie forme e pratiche organizzative mirate alla stabilità e alla gerarchia del soggetto e della rappresentazione. Se si tratta di una questione di stabilità, deve essere allora la stabilità della continua produzione delle singolarità, dei modi e delle espressioni. E la moltitudine costituisce il piano virtuale di questo tipo di stabilità. È  una virtualità che promuove la continua espressione delle singolarità. Consiste di atti immanenti alle tendenze, e di differenze e differenziazioni. Quello che abbiamo davanti è il piano delle organizzazioni collettive che intersecano i flussi delle singolarità nell’“evento” e che poi si disperdono, per tornare ad intersecare altri flussi ancora.

traduzione di @ivnbkn (twitter.com/ivnbkn)