venerdì 13 aprile 2012

Contro vecchie e nuove precarietà - Per un futuro di diritti e lavoro

Fiom-Cgil

Bologna 14 aprile- piazza Maggiore Palazzo Re Enzo, salone del Podestà, dalle 10 alle 14- Assemblea Fiom di delegate e delegati, giovani metalmeccanici/che, aperta agli studenti, ai precari, ai disoccupati e inoccupati

In nome delle politiche di austerity in tutta Europa si sta procedendo con la destrutturazione dei diritti, dei salari e del welfare, offrendo al mercato la possibilità di fare profitto su tutto, dal lavoro all’istruzione, dalla sanità ai benicomuni. Mentre il mercato finanziario divora tutte le regole, nelle costituzioni europee viene introdotta la parità dibilancio. La democrazia è sempre più limitata, insieme alle libertà, perché il ricatto occupazionale e salariale rende le persone sempre più ricattabili e sempre meno autonome.
Scioperi e manifestazioni in tutta Italia e in molte parti d’Europa parlano di un dissenso diffuso. Nonostante il bavaglio alle lotte in corso, cresce la convinzione che gli interventi del Governo, prima sulle pensioni, poi sulla fiscalità e oggi sul lavoro, peggiorano le condizioni di vita per oggi e per il futuro. Mentre nel paese crescono disoccupazione e inoccupazione, si moltiplicano i licenziamenti, i salari continuano una verticale discesa verso il basso e la ricchezza si polarizza sempre più nelle mani di pochi, viene imposta una “riforma” del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali che rende ancora più precario il lavoro e le sue condizioni. La scelta del Governo dismantellare l’articolo 18 dello Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, spacchettandone le motivazioni e trasformando il reintegro in un miraggio e non più un diritto in capo ai lavoratori, è il ritorno della sudditanza nei luoghi di lavoro.
Così la precarietà, e quindi il ricatto e la concorrenza al ribasso tra lavoratrici e lavoratori, vengono estesi a tutto il lavoro dipendente affermando il pieno comando dell’impresa e rendendo l’incertezza la condizione permanente delle persone. C’è bisogno di riunificare i diritti anche a partire dalla differenza di rapporti di lavoro per opporsi a un progetto che lascia tutti più soli. Questo è il significato anche della difesa del Contratto nazionale, che va riconquistato e reso più inclusivo, combattendone lo smantellamento in corso anche per via legislativa attraverso l’articolo 8 di Sacconi.
Agli occhi dell’opinione pubblica, per giustificare la dura e rigorosa applicazione della lettera della Banca centrale europea, si è dato seguito a una campagna di divisione e contrapposizione tra giovani e anziani da cui è scaturita la peggior “riforma” delle pensioni nella comunità europea, e ora con la “riforma” del mercato del lavoro si assiste alla definitiva precarizzazione: sia per chi ha un lavoro a tempo indeterminato, sia per chi è atipico. Si può dire che le condizioni per i lavoratori atipici peggiorano rispetto alla legislazione precedente.
L’eliminazione delle causali per i contratti a tempo determinato per i primi sei mesi, la possibilità di inquadrare i lavoratori in somministrazione con un salario inferiore, l’aumento della contribuzione per gli autonomi senza vincoli per il datore di lavoro, sono solo alcuni degli esempi di peggioramento delle condizioni.
Inoltre, con questo intervento legislativo, che dovrà attraversare l’iter parlamentare e quindi suscettibile di ulteriore peggioramento, si apre la strada allo scardinamento delle regole che riguardano i licenziamenti collettivi.
I provvedimenti del Governo indicano nei diritti dei giovani, dei lavoratori e dei precari il problema della “mancatacrescita” del paese. L’aggressività con cui vengono liquidate idee alternative di futuro impongono una seria riflessione anche sulla democrazia. Noi siamo per il cambiamento perché non si possono conservare condizioni inaccettabili di vita e di lavoro e non si può assistere come se nulla fosse alla crescita della povertà, all’imbarbarimento della società fino al moltiplicarsi dei suicidi per la disperazione. La crisi deve essere affrontata in modo completamente diverso. Innanzitutto dobbiamo impedire che la riforma, così come è oggi, raggiunga la fine dell’iter legislativo. Scioperi, manifestazioni, assemblee pubbliche devono essere un’occasione di costruire un diverso modo di attraversare la crisi partendo dall’estensione dei diritti, l’art. 18 anche nelle imprese sotto i 15 dipendenti, l’introduzione di un reddito minimo che impedisca il ricatto del lavoro legale e illegale che garantisca il diritto alla formazione, per promuovere solidarietà tra le persone, per ricercare un modo di produzione che parta dalla valorizzazione del lavoro e dei beni comuni.