\QUESTIONE AMIANTO di Fulvio Aurora e Franco Ingrilli



Il Problema Sanitario

In tema di mortalità c’è da registrare allo stato attuale circa 1200 casi di mesotelioma/anno. (Alessandro Marinaccio, responsabile registro nazionale mesoteliomi – ISPELS).

Va considerato che i casi di persone colpite da tumore del polmone per esposizione all’amianto vengono considerate dagli epidemiologi almeno il doppio di quelle colpite da mesotelioma. Certamente va tenuto conto della diversità dei tempi di latenza: più lunghi per i mesoteliomi, (30-50 anni), più brevi per i tumori polmonari (10-20 anni).
Ci sono poi altri tipi di tumore come quello della laringe e del tratto gastro-intestinale.
La nostra stima, come associazione, relativamente alla mortalità annuale dagli anni 90 agli anni 2020 è di 4.000 casi/anno.
È paradossale che l’INAIL riconosca circa 500 tumori professionali/anno (non solo quelli da amianto), quando gli epidemiologi stimano un incidenza di 10.000 nuovi casi anno (rilevazione OCCAM - Paolo Crosignani, direttore Registro dei Tumori della Lombardia).
Tutto ciò presupporrebbe un’estensione della registrazione dei casi delle persone colpite da malattie asbesto correlate non solo per i mesoteliomi e le asbestosi, ma anche per gli altri tumori, nonché una ricerca per conoscere se tumori che si manifestano in altre sedi fino ad oggi non attribuite all’esposizione all’amianto, lo possano essere (ad esempio il tumore della prostata).
Opportuna sarebbe la registrazione degli ex esposti all’amianto – previsti da leggi nazionali e regionali- sia per sottoporre le persone ex esposte – con le dovute cautele – a sorveglianza sanitaria, sia per motivi legali (attribuzione delle responsabilità, riconoscimento dei benefici e risarcimento del Fondo per le vittime dell’amianto)
Va comunque sottolineato che allo stato attuale non esistono metodi di diagnosi precoce del tumore dei polmone e del mesotelioma della pleura. Allo stato attuale le sperimentazioni svolte in tal senso non hanno dato risultati positivi. Riteniamo però che si debba proseguire nella ricerca.
Un discorso simile vale anche per la cura: vengono tentate varie vie, ma la mortalità non migliora.
Sono da segnalare, rispetto alle nostre conoscenze, le terapie chirurgiche per i casi di mesoteliomi che vengono praticate in alcune chirurgie toraciche di vari ospedali (ad esempio nella chirurgia toracica dell’Istituto Tumori di Milano, in quella dell’Ospedale di Mestre, in quella del CROB di Rionero in Vulture ed in altre) e una serie di cure complesse cui vengono sottoposti persone con mesotelioma che vengono dichiarate inoperabili e/o non più trattabili con i metodi tradizionali (Luciano Mutti, presidente GIME - Gruppo Italiano Mesoteliomi).
In Sicilia dal 1996 al 2008 i casi di mesotelioma assommano a 749 (Terzo Rapporto – Il registro nazionale dei mesoteliomi) . Non siamo a conoscenza che in questa regione sia stato istituito il registro degli esposti e che gli ex esposti siano sottoposti a sorveglianza sanitaria. Eppure siamo in presenza di diverse località dove è stato fatto un largo uso di amianto in corrispondenza di fabbriche di cemento amianto, petrolchimici, centrali termiche, porti e cantieri navali.

Il problema ambientale

In ordine alla prevenzione è quello più importante, perché se è vero che nel passato sono stati colpiti per malattie asbesto correlate lavoratori che erano esposti all’amianto, oggi siamo di fronte a molti casi di esposizione ambientali, sono impressionanti le situazioni di Casale Monferrato e di Broni, certamente non sono le uniche.
Le stime della presenza di amianto in Italia sono di circa 23 milioni di tonnellate di materiale contenente amianto. In effetti solo dal dopoguerra al 1992 sono state lavorate 3 milioni e 700 mila ton di amianto. La miniera di Balangero produceva mediamente 100.000 ton. annue di amianto.
Circa il 70% dell’amianto è stato impiegato in edilizia , per il resto si può affermare che dove c’era calore c’era amianto (anche se complessivamente gli usi dell’amianto sono stati calcolati in circa 3000).
In sostanza l’amianto va tolto, ovvero messo in condizione di non nuocere. La proposta della 1a Conferenza non governativa di Monfalcone (2004) è stata quella di programmare l’eliminazione dell’amianto in 10 anni. Solo la regione Lombardia l’ha formalmente accolta. La medesima regione, dopo avere stimato in 800.000 mq le coperture (dei tetti) di amianto in tutta il territorio, al seguito delle rilevazioni aeree ha scoperto che invece superano i 2 milioni di mq (Gianfranco Bertani, responsabile amianto-Assessorato Sanità).
Non ci sono piani di bonifica generalizzati anche se ci sono esperienze positive ed anche se oggi si può dire che esiste una certa coscienza collettiva del problema amianto e della sua pericolosità. Diverso è dire che cosa fare quando si ha di fronte il manufatto contenente amianto da bonificare.
Sono state qualche centinaio le richieste arrivate, via mail, alla nostra associazione per sapere che fare del tetto in eternit, o delle pareti, dei tubi del riscaldamento in cantina, delle caldaie, ecc.
Di contro sono poche le esperienze di iniziative pubbliche collettive, tanto che nella proposta di legge Casson (S 173) è stata inserita una richiesta di finanziamento almeno per le bonifiche degli edifici pubblici (ripresa dallo stesso senatore con un emendamento nella legge finanziaria per il 2009 e regolarmente bocciata…). Restano da bonificare molti siti industriali di grandi dimensioni. Se questo avviene è in genere sulla scorta del numero di morti evidenziato, come a Casale Monferrato, quindi per mobilitazione della popolazione, come sta avvenendo ora a Broni dove i soldi a disposizione sono solo sufficienti per la caratterizzazione del sito e per la definizione del piano di bonifica. Ad esempio

a Paderno Dugnano per iniziava dell’associazione (che si è costituita da parte dei famigliari di un a persona morta per amianto causa esposizione ambientale) è stato coinvolto il comune che ha promosso una campagna popolare di rilevazione dei siti in cui è presente amianto (riferimento Lorena Tacco)
a San Paolo di Civitate (piccolo comune della provincia di Foggia) per iniziativa dell’assessore il comune ha imposto mediante ordinanza, al proprietario di un grande capannone con ricopertura in eternit di bonificarlo e, di fronte al suo rifiuto, ha deciso di farlo in prima persona, addebitandone le spese allo stesso proprietario.
a San Bassano (provincia di Cremona) - di contro- vi è in atto una lotta da parte di un comitato sostenuto dai comuni della zona e dalla stessa Provincia contro l’apertura di una discarica per rifiuti di amianto. La regione ha modificato, per potere fare la discarica, la regolamentazione che consisteva nel non potere effettuare se non ad una distanza superiore e 5 km l’una dall’altra.

Una particolare sottolineatura la faccio in riferimento alla situazione di Senato di Lerici, rispetto alla legge del 1992 che ha previsto il divieto di estrarre amianto in tutte le sue forme, mentre successivamente nel 1994 è stato fatto un decreto che ha dato la possibilità di coltivare cave di pietrisco anche se si tratta di pietra verde o altro minerale che contiene amianto. Al di là che si tratti di un decreto incostituzionale restano ancora grandi contraddizioni, che in sostanza ci dicono che il tema dell’amianto – quale emergenza sanitaria e ambientale – non viene pienamente affrontato dai pubblici poteri in modo programmato ed adeguato.
Ancora più emblematico è il problema di Biancavilla (Catania) dove è presente una cava di fluoro-edonite, ovvero un minerale amiantifero che è stato molto utilizzato come materiale da costruzione ed ha portato a contare fra la popolazione almeno un centinaio di morti per mesotolioma. La bonifica è ancora in corso e purtroppo pure l’epidemia.

Sul problema ambientale la Lega Ambiente con l’AIEA e altri sindacati e associazioni hanno edito un documento che alleghiamo.

Il problema risarcitorio

Non spendo molte parole su questo argomento se non per dire che qui le contraddizioni sono ancora più pesanti. Solo un terzo di coloro che hanno lavorato per oltre 10 anni esposti all’amianto e hanno fatto domanda hanno avuto risposta positiva ottenendo “i benefici previdenziali” stabiliti dalla legge 257/92 (articolo 13 comma 8 e successive modifiche), mentre un altro terzo ha visto negare questi benefici, oppure ha avuto ragione dopo avere presentato ricorso in Tribunale. A volte troppo tardi, avendo già maturato la pensione. Coloro che sono andati in pensione prima del 1992 non hanno ottenuto nulla. Stessa sorte per chi è stato pure esposto per oltre 10 anni, ma non è stato informato della necessità di fare domanda (entro il 15 giugno 2005).
Il Fondo per le vittime dell’amianto ottenuto dopo varie mobilitazioni dalle associazioni delle vittime nella finanziaria per il 2008 (dal passato governo) di circa 40 milioni di euro (un quattordicesimo di quello francese) ha recentemente visto la luce dopo oltre due anni di attesa con l’emanazione di un apposito regolamento. Un regolamento che non è per niente soddisfacente perché risarcisce esclusivamente coloro che sono stati riconosciuti e hanno una rendita INAIL. Esattamente il contrario di quello che avevamo chiesto e per cui ci eravamo battuti: risarcire tutti gli esposti a partire da coloro che sono stati soggetti ad esposizione ambientale, ovvero al di fuori del circuito lavorativo. Pertanto per coloro che hanno subito malattie da amianto per esposizione ambientale, allo stato attuale, non vi è alcun risarcimento.
In pratica anche i singoli, in genere i famigliari di una vittima dell’amianto possono ottenere giustizia e risarcimenti se sono fortunati, ovvero se l’azienda esiste ancora (ad esempio se non è fallita) e se hanno un buon avvocato e … molta pazienza e costanza).

Altre situazioni importanti

Come AIEA e MD ci siamo costituiti parte civile al Tribunale di Padova contro la Marina Militare per la morte di due militari per mesotelioma. Ma i malati e i morti per amianto in Marina sono stati calcolati in circa 600 (fra l’altro noi abbiamo tutti gli elenchi sottoposti a segreto istruttorio); la metà di questi sono militari colpiti da mesotelioma (essendo l’indagine del 2005 saranno sicuramente morti). MD si è pure costituita contro la FINCANTIERI di Palermo ed è risultata vincente (la sentenza non è ancora stata emessa); è risultata pure vincente contro la FINCANTIERI di Venezia in primo e in secondo grado. L’AIEA è pure costituita perte civile contro la ETERNIT di Torino, contro la ALLSTOM di Savigliano (CN), contro la MONTEFIBRE di Verbania ed ultimamente contro la MONTEDISON di Mantova. Altri processi per amianto sono stati aperti a Monfalcone, a Bari, a Trieste. E siamo solo agli inizi.

Vi sono molte situazioni dove allo stato attuale non sono stati aperti La Spezia risulta essere la città con la più alta incidenza di mesoteliomi a livello mondiale: oltre il porto vi è pure l’arsenale militare (dott. Valerio Gennaro responsabile del registro mesoteliomi della Liguria).

Segnalo anche il caso dell’ex ENICHEM di Pisticci in Basilicata dove un gruppo di lavoratori ha condotto un’indagine molto puntuale (sono un centinaio di pagine) dalla quale si evince che su 118 lavoratori colpiti da tumore 33 sono stati certificati come causati dall’amianto. Considerando il numero massimo di lavoratori che sono stati impiegati in quello stabilimento sono stati circa 3000 è stato calcolato che gli osservati sono statisticamente 110 volte superiori agli attesi.

Per avere un quadro abbastanza completo del problema amianto fra i tanti libri che ci sono segnaliamo di Enrico Bullian, Il Male che non scompare, Il Ramo d’Oro Editore (bulien@libero.it)




(componenti Medicina Democratica)