- Pina Catalanotto -
per un diverso godimento sereno dell’esistenza
Nel leggerlo si ha la
sensazione di trovarsi di fronte ad un libro densissimo, pieno di spunti e di
suggestioni e che si muove su più piani: un piano personale che riflette
l’esperienza professionale dell’autrice come consulente e formatrice del
personale sanitario, medici, infermieri, ostetriche, psicologi, nei reparti di
ostetricia e ginecologia. Un secondo aspetto più teorico, ci conduce in un
viaggio nel pensiero filosofico occidentale nel suo tradizionale impianto
scientifico galileiano-newtoniano, che, privilegiando l’aspetto razionale, ha
posto in secondo piano la sfera psicologica degli affetti e della vita di
relazione degli individui. Infine, una riflessione sulla maternità, sulla
paternità, sul concetto di “cura”, uno sguardo su quel mondo di affetti
trascurato o addirittura represso da una società sempre più orientata verso
un’organizzazione economica e sociale che considera superflui i sentimenti e
che continua ad ignorare le possibili conseguenze di questa rimozione.
Ma vorrei partire dall’aspetto che più mi ha affascinato nella
lettura, l’esperienza emotiva della gravidanza, del parto, delle prime
relazioni affettive del bimbo con la madre, con il padre e con le prime persone
che lo circondano, che lo accudiscono, che lo aiutano in questa delicatissima
fase della sua vita e che l’autrice intercala con la sua esperienza
professionale di ricercatrice e consulente svolta per vent’anni, esperienza
ricchissima di aneddoti e storie vissute, narrata con rigore intellettuale e
nel contempo con un phatos che
lascia intravedere il forte coinvolgimento emotivo espresso, in molti passaggi,
in una forma quasi diaristica.
E’ vero, infatti, come ci avverte subito l’autrice, “che le
condizioni per la sopravvivenza umana non sono soltanto fisiche, ma che
esistono condizioni emotive altrettanto vincolanti la cui scoperta e
teorizzazione scientifica recente non sembra essere riuscita ad entrare nel
pensiero comune e ad influenzare in modo significativo l’organizzazione della
nostra vita sociale”. A partire da questo assunto, lo sviluppo fisico ed
emotivo di un individuo va compreso nell’ottica di una reciproca
interdipendenza. Il libro dedica molte pagine all’esperienza della gravidanza,
ai cambiamenti e trasformazioni di un corpo che si adatta alla vita del feto,
le emozioni intense che ne accompagnano la crescita, ma anche le complicanze
affettive e fisiche, le modificazioni ormonali, l’accentuarsi della sensibilità
emotiva, aspetti di un percorso complesso, estenuante non sempre compreso dalla
stessa donna o da chi la affianca.
Così come l’esperienza emotiva del parto, il momento della tanto
temuta separazione e del “passaggio dalla simbiosi alla relazione”, tra i due
attori fondamentali, la madre e il bambino. Ma anche il ruolo del padre che, certamente
importante nel corso della gravidanza, si trasforma in un momento fondamentale
di accoglienza, di protezione. L’acquisita consapevolezza di questo ruolo, nel
corso dei primi mesi di vita e sempre più in quelli successivi, si dimostrerà
essenziale per la crescita affettiva del bambino nel suo cammino verso
l’autonomia. La figura materna deve essere affiancata nel lungo processo di
sviluppo verso l’età adulta del bambino e la figura paterna svolge un ruolo
fondamentale di sostegno e di attiva partecipazione alle cure e
all’emancipazione dalla dipendenza.
L’esperienza affettiva che unisce genitori e figli risulta infatti
fondamentale per trasmettere quella sicurezza, identità, fiducia in una fase
adolescenziale in cui il bimbo o la bimba, diventati ragazzi e ragazze, si
affacciano alla complessità della vita, dei rapporti con i coetanei, con una
società in cui sempre più si affida ad “altri” la trasmissione di esperienze,
saperi e in cui sempre più il ruolo genitoriale viene demandato ad alcune
istituzioni, come la scuola, o alla fascinazione della realtà virtuale aperta
dai social. Quanto più l’adolescente entrerà nel mondo adulto sorretto da una
carica emotiva e da solide relazioni affettive, quanto più questi bisogni
verranno riconosciuti e rispettati nell’infanzia, tanto più egli li ricercherà
per la propria serenità e per il proprio benessere. Ecco perché il bambino “non
è un elettrodomestico” da programmare a piacimento, ecco perché questa
disattenzione alla maturazione affettiva può avere, e per molti aspetti ha già,
conseguenze gravi per il futuro della nostra società.
Viviamo in una società che ignora e trascura gli affetti, come più
volte viene sottolineato nel libro, una disattenzione le cui cause sono da
ricercare in un pensiero filosofico e scientifico che poco si è occupato
dell’aspetto affettivo della natura dell’uomo. L’autrice ci conduce quindi,
nella seconda parte del libro, in un viaggio, un “tuffo” nella storia della
filosofia per comprendere le ragioni di questo ritardo. Ed è proprio a partire
dalla critica al dualismo del pensiero occidentale, l’opposizione tra mente e
corpo, assunta come modello unico ed esclusivo di tutte le scienze, che va
riaffermata l’interezza della vita soggettiva, con le sue emozioni, quella
sfera psicologica degli affetti e della vita di relazione, strategica per la
sopravvivenza della specie e dello stesso pianeta. Una rivoluzione del
pensiero, come la definisce l’autrice, che, attraverso un riequilibrio tra
razionalità ed emotività, può innescare un cambio di rotta in grado di fermare
una deriva pericolosa e drammaticamente minacciosa per una società, come la
nostra, basata sulla negazione degli affetti. Una società in cui la frenesia
dello sviluppo, del progresso a tutti costi, vengono considerati l’unico modello
di “civiltà”, in cui il tempo del lavoro è il tempo su cui si misura
l’obiettivo più importante, totalizzante della vita adulta. Uno stile di vita
per i singoli, sempre più dediti a lavori usuranti non solo fisicamente, ma
anche intellettualmente e che spesso manifesta i suoi potenziali, e
drammaticamente reali, effetti negativi, proprio nella famiglia, nella casa,
dove stanchezza, nervosismo, trascuratezza, la fanno da padroni. E questo stile
di vita che coinvolge uomini e donne allo stesso tempo, centrato sulle esigenze
dell’adulto, senza alcun rispetto per tempi e modi più adatti all’infanzia,
questo “riduzionismo del vivere” come lo definisce l’autrice, produce i suoi
effetti negativi proprio sui bambini che lo subiscono spesso senza capacità di
difesa, sugli adolescenti, facili prede di un mondo consumistico e di modelli
incredibilmente attrattivi.
Negli ultimi capitoli infatti, l’autrice ci riporta al tema della
gravidanza e della nascita che ritiene, non a torto, essere uno degli aspetti
cruciali della fisiologia dell’esistenza, il passaggio alla responsabilità
genitoriale. Un passaggio centrale in cui la formazione del personale che opera
all’interno degli ospedali può trasformare un’eccessiva “medicalizzazione
dell’evento” in un percorso di accompagnamento e di attenzione verso l’evento
emotivo con il suo strascico di emozioni, paure, dubbi, talvolta devastanti per
molte donne; una “cura” affettiva, e non solo medica che può prevenire molti
disturbi psicologici, proteggendo così la relazione madre-bambino durante la
gravidanza, la nascita, la crescita. E qui entra prepotentemente in gioco
l’esperienza di vita, oltre che di lavoro, dell’autrice, nella formazione del
personale medico, paramedico negli ospedali, le ostetriche, i pediatri, ciò che
si potrebbe concretamente fare per comprendere appieno “la trama affettiva
nascosta” di alcuni eventi cruciali, come ad. esempio la gravidanza. Molti gli
esempi riportati su casi di donne seguite, su percorsi terapeutici che toccano
vari aspetti anche di ricerca di maternità, una ricerca che negli ultimi tempi
si è imposta prepotentemente nel panorama della medicina, insomma le ultime
pagine ci raccontano un quadro emozionale coinvolgente, spesso doloroso, uno
scenario di successi, insuccessi, di solitudini talvolta; storie di vita che si
intrecciano con l’esperienza del lavoro quotidiano di assistenza alla
gravidanza, un’esperienza autobiografica che Giuliana Mieli ha voluto
raccontare in questo libro nella speranza, come lei stessa conclude, di
condividere con i lettori, genitori, operatori sanitari, insegnanti,
un’attenzione nuova verso quella sfera emotivo-relazionale dell’esistenza sia
in ambito professionale che nella vita di tutti i giorni.
Un libro che si muove su più piani, abbiamo detto, in cui tutti possono leggere un po’ della loro storia di donne, di madri più o meno appagate, di padri, di figli e in cui tutti possono ritrovare un pezzo, un percorso della propria vita come genitori, o semplicemente come adulti “in cerca di un godimento sereno dell’esistenza”.
pubblicato anche su Pressenza il