lunedì 13 gennaio 2020

UN GIOCO LINGUISTICO DALL’ACIDO CORROSIVO DELLA COATTAGGINE

-Augusto Illuminati-

 Scherzoso ma 

 generalmente preciso 

 Un libro che spiega come mettere in 
 tensione produttiva teoria astratta 
 e linguaggio comune e dialettale, 
 divertendo i lettori 


La questione di fondo posta trasversalmente dal libro è: come tradurre filosofia in vita? Anzi, come articolare il linguaggio tecnico della filosofia con la lingua corrente e la sua sottospecie coatta, in pratica con le tipologie di classe, generazionali e regionali dell’esperienza comune (la dico strana, ma ci siamo capiti). Cosa non regge in questa traduzione e quanto è legittimo, tollerabile, uno scarto eccessivo di senso? Una volta immerso nell’acido corrosivo della coattaggine, quello che sopravvive è buono e gestibile, una parte invece andrà scartata. E di sicuro una filosofia con più miti pretese rimane un gioco linguistico valido all’interno della lingua di tutt*, cercando per metafore e metonimie di individuare gli appigli “grammaticali” comuni, le fondamenta infondate della speculazione teorica, cioè le forme di vita.

Wittgenstein («un misto di grazia e potenza» lo definisce il Manuale) non si scostava molto da questo approccio di messa a prova del rapporto tra filosofia e linguaggio comune, quando scriveva, verso il termine della sua vita: «Siedo in giardino con un filosofo. Quello dice ripetute volte: “Io so che quello è un albero”, e così dicendo indica un albero nelle nostre vicinanze. Poi qualcuno arriva e sente queste parole, e io gli dico: “Quest’uomo non è pazzo: stiamo solo facendo filosofia”» (Della Certezza, § 467). Quel “sapere” immediato (e coatto) è un’ingenuità filosofica se pretende di essere una dimostrazione, laddove dimostra soltanto la nostra internità a un sistema di convivenza, a un gioco linguistico in cui alcune regole sono infondate ma necessarie per giocare.


  Giulio Armeni, Manuale di filosofia coatta, Edizioni Momo  

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