LETTERA AGLI OPPRESSI
-di
Nicoletta Dosio-
l'unica colpa imputabile al Movimento No Tav
è un grande merito:
"veder chiaro nella notte" l'agire di conseguenza
Care
Compagne e Compagni,
le vostre
voci che in questi giorni sono giunte fino a me, portate dall'allegro
scoppiettio
dei fuochi d'artificio, e che entrano ogni giorno nella mia cella
con lettere
e telegrammi, sono il segno che il Movimento NoTav non lascia
solo
nessuno, che il "si parte e si torna insieme" non è soltanto un
efficace
slogan, ma
un grido reale di lotta generosa e fraterna.
Quelle
cascate di stelle multicolori nella notte di Capodanno, alte sulle mura
del carcere,
erano un ponte capace di legare a voi non solo me, ma Giorgio,
Mattia, Luca
e anche Turi, geograficamente lontano, ma vicino nella bellezza
e nella
verità delle ragioni che ci accomunano.
E ho sentito
più che mai vicine le nostre ragazze e i nostri ragazzi rinchiuse
nel carcere
domestico, i tanti che non possono tornare in Valle o percorrerla
a causa dei
fogli di via, i costretti alla firma quotidiana, i sottoposti a
sorveglianza
speciale, i multati con salate sanzioni pecuniarie...
Anche le
altre detenute stavano alla finestra, consapevoli che quel saluto
luminoso era
anche per loro, da parte di una collettività solidale di cui
cominciano a
chiedermi e imparano a conoscerne la storia e le ragioni.
Sappiamo che
non c'è più tempo. Bisogna agire qui e ora per evitare la
catastrofe
sociale e ambientale, "ridestando i morti e ricostituendo
l'infranto"
che la follia del capitale lascia dietro di sé "nella quotidiana
dimostrazione
e saccheggio che esso chiama "progresso".
È il momento
di essere lucidi e irriducibili, di mettere in pratica il coraggio e
la tenerezza
che abbiamo imparato nei giorni indimenticabili delle Libera
Repubblica
della Maddalena, un'esperienza che ci ha creato legami
indissolubili
da ogni parte del Paese, anzi, del mondo.
La
solidarietà che può salvarci è quella che sa farsi coscienza critica,
ribellione
attiva al sistema di cui la mia vicenda non è che la cartina di
tornasole:
il tribunale che impugna le bilance della legge è l'altra faccia della
guerra
all'uomo e alla natura.
Quella
guerreggiata con le armi contro i "popoli di troppo", con le ruspe
contro i
territori destinati ad essere corridoi di traffico per merci, capitali,
grandi
sporchi interessi; con la guerra tra poveri contro la solidarietà che fa
vivere con
manganelli, lacrimogeni e manette contro le popolazioni che, in
nome del
diritto alla vita e all'autodeterminazione, alzano le barricate della
resistenza e
del conflitto.
In realtà
l'unica colpa imputabile al Movimento No Tav è un grande merito:
"veder
chiaro nella notte" l'agire di conseguenza.
Le nostre
imputazioni sono i nostri meriti: per questo ho deciso di non
piegarmi al
tribunale che mi condanna, di non chiedere sconti di sorta. La
mia
carcerazione non è che l'atto finale, sancito dai tre livelli di giudizio che
hanno
derubricato a reato una giusta e doverosa protesta sociale,
decretando
anni di carcere non solo a me, ma a ragazze e ragazzi, i migliori
dei nostri
giovani.
Ora, chiusa
in questa cella, tocco con mano l'ingiustizia e l'inutilità del
carcere, la
cui unica vera funzione è quella del controllo sociale, sugli ultimi,
su chi non
ha voce.
Non può
venire riscatto dalla vendetta, dalla "pena" che proprio in quanto
tale, non ha
alcuna funzione educativa.
Qui tutto è
pena, deprivazione di diritti, irrazionalità, tanto più sviante,
quanto più
subdola: un mondo al contrario in cui si vaga nel vuoto.
Il popolo
incarcerato sogna l'amnistia: ne discutono continuamente,
chiedono
notizie, parlano del bisogno di casa, di lavoro, indispensabile
comprovante
della libertà. Vi è la giustizia sociale la vera alternativa al
carcere,
l'unica prevenzione veramente efficace... il resto sono buone, inutili
intenzioni:
poco più che parole al vento della prepotenza di sempre.
La salvezza
sta nel conflitto comune di noi oppressi contro l'oppressore di
sempre.
Con amore,
Nicoletta