martedì 28 maggio 2019

GENERAZIONI PRECARIE (PREFAZIONE)

COMMONFARE 
 una conricerca tra percezione del rischio, 
 bisogni emergenti, welfare dal basso 

Come  è  cambiata,  nel tempo, la soggettività  precaria,  tra  infelicità  e  potenza, tra fragilità  e  autonomia, tra libertà e autosfruttamento?   

Come si è  trasformata, sotto i colpi della crisi, ma anche  attraverso il ruolo delle tecnologie? 


Come recepisce, e  immagina di sovvertire, le difficoltà sociali e della  politica? 

Questo processo di individuazione può  fornire nuovi attrezzi alle politiche pubbliche  


Una  delle  sfide  più complesse  ma  anche  più  interessanti  che  la  contemporaneità  sembra averci  affidato  ha  a  che  vedere  con  la visione  e  l’analisi  di  nuove  forme  di  distribuzione  e  di sostegno  della  società  umana,  lungo  un  raggio  di  pensiero  e  di  azione  che  deve  allargarsi  e spingersi a immaginare anche nuovi equilibri con l’ambiente e la natura. Gli apparati emersi in  epoca fordista sono in  grande  difficoltà  a seguito del declino progressivo delle  condizioni economiche, sociali e politiche che li hanno prodotti e, crediamo sia necessario raccogliere le domande generate dai vuoti dei sistemi sociali e previdenziali per organizzare delle risposte. La frantumazione di molte presunte “certezze” (crescita economica, progresso, occupa-zione), nella dinamica messa a nudo dalla crisi finanziaria globale, spinge a ripensare le mo-dalità di organizzazione della vita e dei suoi bisogni, politicizzando il problema a partire dalle strutture di base (la famiglia, la coppia, il “privato”) e perfino a partire dalle attitudini senti-mentali che sono implicate in essa (la cura, la sollecitudine, l’amore, la dedizione). Il welfare assumendo anche una funzione di selezione e di controllo della forza lavoro sulla base di criteri  di  accesso diseguali,  sembra  trasformarsi  in  fattore  direttamente produttivo,  attraverso ambigue forme sussidiarie laddove “gestire” e “amministrare”, termini classicamente usati in riferimento  a  beni  e  risorse  materiali,  vengono  applicati  all’esistenza  umana.  Dal  management aziendale si passa al management dell’esistenza: la salute, la scuola, l’abitare, momenti delicati e fragili come l’infanzia o la vecchiaia, sono la materia su cui si esercita il management  della  vita  del welfare liberista  2.0  che  maneggia  corpi  e  necessità.  Siamo  dunque  in presenza di un passaggio cruciale e nevralgico in cui il welfare diviene gestione asimmetrica e diseguale del “capitale umano”. A causa di tali meccanismi, quella cooperazione sociale in partenza potente finisce  per  doversi  confrontare  con  processi  di  impoverimento  e  di  alienazione  esistenziale  connessi  a  una  spogliazione  che  si  muove  su  più  fronti  contemporanea-mente  e  picchia  con  forza  direttamente  sul  piano  riproduttivo  (legami  sociali,  processi  cooperativi, processi relazionali). 
La  critica dell’economia politica non può, dunque, che fondarsi su una critica dell’esperienza vivente. Un approccio alternativo può aiutare a uscire da queste sacche, muovendoci lungo due crinali: quello dell’esplorare le realtà che già oggi costruiscono “comune”, cooperazione sociale, autoproduzioni, invenzioni sul terreno della riproduzione sociale, dando significato e valore alle nuove sperimentazioni in campo; quello del mappare e rivalutare i sistemi di welfare attualmente esistenti, alla luce dei nuovi bisogni e dei nuovi rischi sociali. All’interno  di  questa  opzione  è  possibile  analizzare  e  rappresentare  i  tentativi,  nati  dal corpo  sociale  contemporaneo,  che  possono  essere  indicati  come istituzioni  dal  basso per  rispondere all’insicurezza e ai processi di marginalizzazione e svalorizzazione del fattore lavoro, ridotto a elemento “usa e getta”, per il quale si paga poco, o addirittura niente. Si tratta di trovare luoghi ed esempi pratici e concreti, utili a ravvivare i desideri attraverso pratiche che alludano al completo rinnovamento sociale. Nei quadri impostati dai sistemi di accumulazione del presente, fondati sulla conoscenza e  sulla  vita,  si  muove  la  soggettività  precaria,  nata  e  cresciuta  al  di  fuori  della  fabbrica  ed esplicita  figurazione  della  nuova  fase,  basata  su  instabilità  del  lavoro  e  del  contratto,  sul mancato  accesso  alla  cittadinanza  e  alla  distribuzione,  sulla  progressiva  carenza  di  identità professionale  nonostante  la  iperqualificazione,  sull’impossibilità  di  disporre  veramente  del proprio tempo, su assenza di mobilità sociale e trappola della povertà (o, meglio, della precarietà).Ecco allora che l’occasione di incontrarci di nuovo, raccontarci e portare in evidenza alcune  esperienze  riproducibili  incontrate  nei  territori  risulta  un  tassello  fondamentale,  propedeutico  alla  creazione  di  conoscenza,  saperi  e  relazioni  che  fuoriescano  dai  confini  e  dalle singole esperienze. Il  lavoro  di  ricerca presentato  in  questo  testo  rappresenta  il  tentativo  di  raccontare  e connettere  processi  di empowerment comunitario e  percorsi  di progettazione  autonoma,  ripristinando con ciò un “senso del futuro”, ricostruendo una prospettiva esistenziale in un contesto ambientale, materiale e soggettivo profondamente mutato.

Giuseppe Allegri, Sabrina Del Pico, Andrea Fumagalli, Sandro Gobetti, Cristina Morini, Luca Santini e Rachele Serino, Generazioni Precarie. Una conricerca tra percezione del rischio, bisogni emergenti, welfare dal basso, collana di e-book (libri digitali) Commonfare  Book Series (CBS)