Come usare i social network in politica
[da Lelio Demichelis]
Ovvero:
come i social
ci usano
per la peggiore politica
“Occorre chiedersi se
la democrazia esista ancora o non si viva già nell’età della post-democrazia
che assume il volto del populismo, della smobilitazione e
dell’infantilizzazione delle masse, dell’autocrazia elettiva, del conformismo,
della degradazione della verità a semplice opinione e dell’inaridimento della
facoltà di giudicare” (Remo Bodei)
Ziccardi parte ovviamente dal riconoscimento “dell’importanza centrale che
ha assunto l’algoritmo in politica e del ruolo indispensabile che
rivestono le analisi dei big data, le attività di profilazione e il
trattamento automatizzato di enormi quantitativi di informazioni”. Per fini
commerciali e per fini politici, dove “la capacità che ha un uso scorretto
delle tecnologie di alterare equilibri elettorali e democratici è provata”, ma
sembra che nessuno riesca o voglia davvero impedire questo uso scorretto; anche
perché la velocità con cui si propaga sembra decisamente maggiore della
capacità e della volontà del demos di riappropriarsi della
propria sovranità, forse perché illuso che davvero con la tecnica uno
vale uno, senza vedere che questa è solo apparenza o l’ombra sulla parete
della caverna platonica del sistema.
Ziccardi è esaustivo.
Parte dalla California degli anni ’70 per arrivare al big data,
alla politica sullo smartphone, alle app, alle piattaforme e
ai bot, alla fast politics, alla predictive
analytics e alla psicopolitica digitale, passando per troll, echo
chambers, fake news e compulsività dei
tweet - che replicano oggi le vecchie tecniche di manipolazione pubblicitaria
via parole/concetti-chiave ripetuti infinite volte,
immergendoci “in una campagna elettorale permanente”. Soprattutto,
la democrazia viene appaltata a società private a cui nulla importa della
democrazia e della libertà (supra). Ne consegue - ma non può non
conseguirne - che l’attenzione ai diritti auspicata a
suo tempo da Stefano Rodotà, “diventa sempre più complessa in un ambiente che
sembra volere, in ogni momento, sfuggire alle regole, anche per volontà di
politici/comunicatori/influencer che spesso, dato il potere
mediatico che hanno in mano, si sentono al di sopra di tutto: leggi,
Costituzione, magistratura, Europa, divisione dei poteri”.
Giovanni Ziccardi, Tecnologie per il potere. Come usare i
social network in politica, Cortina
Editore, pp. 255, € 16,00