giovedì 21 marzo 2019

INGANNO STELLARE - LA RESISTENZA DI BAGNOLI

[da Roberto Sciarelli, “Territori oltre la crisi ecologica“]

contro il disastro ambientale e il commissariamento del quartiere 

 \ Un importante risultato di Bagnoli Libera è quello di aver dato grande centralità politica a un quartiere considerato ormai periferico rispetto al funzionamento dell’economia cittadina: per due anni, nel 2016 e nel 2017, la manifestazioni del primo maggio realizzate dai movimenti napoletani si sono tenute proprio a Bagnoli, concludendosi con momenti di occupazione dell’area dell’ex Italsider e dell’ex base Nato, aperte e restituite alle e agli abitanti del quartiere almeno per una giornata

\ L’opposizione al commissariamento e alla speculazione, la proclamazione del principio per cui le imprese che hanno inquinato devono pagare la bonifica e la rivendicazione di un potere decisionale diffuso nella città, inoltre, hanno animato sia il corteo di contestazione all’allora premier Renzi, in visita a Napoli il 6 aprile 2016, sia la manifestazione svoltasi a Roma il 23 settembre dello stesso anno, quando la protesta del quartiere giunse fin sotto i palazzi del governo

La forza delle assemblee popolari
La reazione della stampa mainstream e dei portavoce del governo è rimasta quella collaudata fin dal 1861. È stato detto e scritto che le lotte erano espressione dello spirito plebeo che cova indomabile nella città di Napoli, e che quindi non si trattava neanche di lotte sociali, ma di manifestazioni lazzaresche messe in scena da chi è incapace di comprendere la via di uno sviluppo che, di nuovo, deve essere imposta dall’alto. Proprio nel novembre del 2014 il giornale Il Mattino (non a caso una proprietà di Caltagirone) ha inaugurato la campagna contro i movimenti con un editoriale firmato da Paolo Macry, intitolato: “Gli antagonisti di sinistra, ecco chi sono i nuovi reazionari”. Vi si scriveva che i movimenti sociali napoletani, essendosi storicamente opposti “alla messa a profitto dell’area di Bagnoli” e ad altri progetti analoghi, dimostravano che “il cuore dell’antagonismo è ormai il rifiuto di ciò che una volta si sarebbe chiamato progresso”.
Si trattava, semplicemente, della riproposizione dei discorsi sull’arretratezza culturale del Sud e sul suo mancato sviluppo economico, una retorica dai tratti coloniali da sempre usata per imporre politiche economiche dall’alto, senza sottoporle alla discussione democratica nei territori. La strategia di Bagnoli Libera invece, che ha puntato tutto proprio sull’estensione di questo diritto di discussione e intervento, si è dimostrata politicamente vincente: le assemblee popolari hanno acquisito un peso crescente, accumulando e diffondendo conoscenze storiche e tecniche sul disastro ambientale e sui modi per fronteggiarlo. Queste pratiche aperte ed inclusive, la costruzione di nuove istituzioni al di fuori dei canali classici della rappresentanza, hanno portato i movimenti ad ottenere importanti vittorie. L’amministrazione ha progressivamente aderito alle proposte emerse dalle assemblee popolari, e molte di queste sono state rispettate nell’accordo firmato fra Comune, Regione e Governo nel luglio 2017: questo prevede, infatti, la bonifica integrale del litorale, la rimozione della colmata a mare, la realizzazione di una grande spiaggia pubblica attrezzata e del parco verde, il contenimento della nuova edilizia commerciale.
Bagnoli Libera ha comunque messo in luce il fatto che il testo dell’accordo non prevede sufficienti forme di coinvolgimento popolare nella fase di attuazione del piano e non chiarisce in che modo saranno reperite le risorse necessarie per la rigenerazione urbana. C’è il rischio, inoltre, che le mire speculative si siano ri-orientate verso l’isola di Nisida, attraverso la progettazione di nuove strutture ricettive per turisti e di un ampliamento del porto, in una sorta di compensazione per l’accordo sfavorevole ai costruttori. Ma la più seria delle questioni irrisolte è la permanenza della gestione commissariale. L’articolo 33 dello Sblocca Italia resta in vigore, nonostante i 5 Stelle avessero millantato una ferma opposizione al decreto. Come recita il comunicato di Bagnoli Libera successivo all’accordo istituzionale, “questa battaglia non è finita. Non ci possiamo accontentare di un buon piano se sui nostri territori, da Bagnoli alla Val di Susa, si continueranno a riprodurre meccanismi di espropriazione della decisionalità degli abitanti e dei territori”*.

La continuità del commissariamento e le sfide del presente

Le lentezze nel passaggio alla fase esecutiva del piano, ma soprattutto la campagna elettorale e la nascita del nuovo governo hanno prodotto una fase di stallo, rotta prima da Bagnoli Libera, che questa estate ha ottenuto un incontro con la ministra per il Sud Barbara Lezzi, ricevendo anche l’impegno per un ulteriore incontro pubblico tenutosi il 26 ottobre 2018, e poi dal governo, che nel frattempo aveva nominato il nuovo commissario straordinario, Francesco Floro Flores. Perfino gli esponenti napoletani del Movimento 5 Stelle hanno rivolto pesanti critiche a questa decisione, dissociandosi dalla nomina, decisa a livello nazionale, di un imprenditore con forti interessi nell’area flegrea. Floro Flores è membro del cda della Cassa depositi e prestiti, unica proprietaria della holding Fintecna, concessionaria dei suoli dell’ex Italsider, che dal 2013 è stata impegnata in un contenzioso col Comune di Napoli relativo proprio agli oneri della bonifica. Fra le sue attività figurano la gestione della grande sala per concerti Arena Flegrea e del giardino zoologico, entrambi situati in prossimità dell’area commissariata ed entrambi fittati a fronte di un prezzo irrisorio corrisposto al Comune di Napoli. Il conflitto d’interessi è evidente, e mostra come la componente a 5 Stelle del governo giallo-verde abbia coscientemente deciso di disattendere le sue promesse rispetto alla cancellazione dell’art.33 dello Sblocca Italia, favorendo invece gli interessi di quel sottobosco d’interessi privati cresciuto all’ombra del commissariamento.
Nel rivolgere il suo invito a partecipare all’incontro con la ministra per il Sud, Bagnoli Libera ha ricordato che il futuro di Bagnoli è ancora tutto da scrivere, e la combattività dimostrata durante il recente confronto ha dato sostanza a queste parole. La ministra ha esordito assumendosi la responsabilità di quello che accadrà a Bagnoli, dal momento che farà parte della cabina di regia con il nuovo commissario, e ha promesso di ascoltare movimenti, associazioni ed altre realtà del quartiere ipotizzando delle “pre-cabine” di ascolto per le varie istanze. Questa proposta è apparsa ridicola agli occhi delle e dei partecipanti delle assemblee territoriali, dei collettivi e dei comitati presenti all’incontro. Da parte loro è stata ribadita l’opposizione a ogni commissariamento, considerato un imbroglio contro la democrazia. Hanno denunciato l’inadeguatezza del modello di sviluppo che la gestione commissariale continua a favorire, fatto di rapporti preferenziali con privati e imprese che non operano davvero per il bene del quartiere e che di certo non hanno interesse a riempire Bagnoli di beni liberamente accessibili, come la spiaggia pubblica e il parco verde. È stato messo in luce il fatto che le timide azioni di tutela del territorio svolte negli ultimi quattro anni hanno avvantaggiato solo le discoteche e gli altri locali privati che occupano il litorale, mentre i finanziamenti per le maggiori opere di bonifica rimangono incerti e pianificati solo vagamente.
Queste posizioni sono state ribadite al momento di un ulteriore confronto, avvenuto a gennaio a Roma, nella sala del consiglio dei ministri. La posizione del governo è più che mai lontana dal principio “chi inquina paga”, non presenta garanzie rispetto al rischio di privatizzazione dei suoli commissariati ed esprime una sostanziale continuità rispetto alle scelte del governo precedente, nonostante il Movimento 5 Stelle abbia millantato per anni posizioni ecologiste e di vicinanza rispetto alle mobilitazioni territoriali. Oltre che a Taranto, in Val di Susa e nel Salento, l’inganno è più che mai chiaro anche a Napoli, ed è a partire da questa consapevolezza che sono state convocate le più recenti assemblee popolari di Bagnoli Libera.
La ministra del Sud può ostentare un atteggiamento aperto nei confronti dei movimenti, ma da essi non potrà aspettarsi alcuna morbidezza finché non riporterà il quartiere a un’amministrazione ordinaria, fuori da leggi speciali e accentramenti di potere. I confronti avvenuti hanno chiarito che sul futuro di Bagnoli esiste almeno una certezza: davanti a ogni tentativo di decidere il loro destino a porte chiuse, il quartiere e la città continueranno a resistere.
(*) “Bagnoli: Quando troppi parlano, se ‘mbrogliano ‘e lengue”. Bagnoli Libera, 21 luglio 2017

da Territori oltre la crisi ecologica. La resistenza di Bagnoli contro il disastro ambientale e il commissariamento del quartiere – di Roberto Sciarelli