[da Roberto Sciarelli, “Territori oltre la crisi ecologica“]
contro il disastro ambientale e il commissariamento del quartiere
\ Un importante risultato di Bagnoli Libera è quello di aver dato grande centralità politica a un quartiere considerato ormai periferico rispetto al funzionamento dell’economia cittadina: per due anni, nel 2016 e nel 2017, la manifestazioni del primo maggio realizzate dai movimenti napoletani si sono tenute proprio a Bagnoli, concludendosi con momenti di occupazione dell’area dell’ex Italsider e dell’ex base Nato, aperte e restituite alle e agli abitanti del quartiere almeno per una giornata
\ L’opposizione al commissariamento e alla speculazione, la proclamazione del principio per cui le imprese che hanno inquinato devono pagare la bonifica e la rivendicazione di un potere decisionale diffuso nella città, inoltre, hanno animato sia il corteo di contestazione all’allora premier Renzi, in visita a Napoli il 6 aprile 2016, sia la manifestazione svoltasi a Roma il 23 settembre dello stesso anno, quando la protesta del quartiere giunse fin sotto i palazzi del governo
La reazione della stampa mainstream e
dei portavoce del governo è rimasta quella collaudata fin dal 1861. È stato
detto e scritto che le lotte erano espressione dello spirito plebeo che cova
indomabile nella città di Napoli, e che quindi non si trattava neanche di lotte
sociali, ma di manifestazioni lazzaresche messe in scena da chi è incapace di
comprendere la via di uno sviluppo che, di nuovo, deve essere imposta
dall’alto. Proprio nel novembre del 2014 il giornale Il Mattino (non a caso una
proprietà di Caltagirone) ha inaugurato la campagna contro i movimenti con un
editoriale firmato da Paolo Macry, intitolato: “Gli antagonisti di sinistra,
ecco chi sono i nuovi reazionari”. Vi si scriveva che i movimenti sociali
napoletani, essendosi storicamente opposti “alla messa a profitto dell’area di
Bagnoli” e ad altri progetti analoghi, dimostravano che “il cuore
dell’antagonismo è ormai il rifiuto di ciò che una volta si sarebbe chiamato
progresso”.
Si trattava, semplicemente, della riproposizione dei discorsi
sull’arretratezza culturale del Sud e sul suo mancato sviluppo economico, una
retorica dai tratti coloniali da sempre usata per imporre politiche economiche
dall’alto, senza sottoporle alla discussione democratica nei territori. La
strategia di Bagnoli Libera invece, che ha puntato tutto proprio
sull’estensione di questo diritto di discussione e intervento, si è dimostrata
politicamente vincente: le assemblee popolari hanno acquisito un peso
crescente, accumulando e diffondendo conoscenze storiche e tecniche sul
disastro ambientale e sui modi per fronteggiarlo. Queste pratiche aperte ed
inclusive, la costruzione di nuove istituzioni al di fuori dei canali classici
della rappresentanza, hanno portato i movimenti ad ottenere importanti
vittorie. L’amministrazione ha progressivamente aderito alle proposte emerse
dalle assemblee popolari, e molte di queste sono state rispettate nell’accordo
firmato fra Comune, Regione e Governo nel luglio 2017: questo prevede, infatti,
la bonifica integrale del litorale, la rimozione della colmata a mare, la realizzazione
di una grande spiaggia pubblica attrezzata e del parco verde, il contenimento
della nuova edilizia commerciale.
Bagnoli Libera ha comunque messo in luce il fatto che il testo
dell’accordo non prevede sufficienti forme di coinvolgimento popolare nella
fase di attuazione del piano e non chiarisce in che modo saranno reperite le
risorse necessarie per la rigenerazione urbana. C’è il rischio, inoltre, che le
mire speculative si siano ri-orientate verso l’isola di Nisida, attraverso la
progettazione di nuove strutture ricettive per turisti e di un ampliamento del
porto, in una sorta di compensazione per l’accordo sfavorevole ai costruttori.
Ma la più seria delle questioni irrisolte è la permanenza della gestione
commissariale. L’articolo 33 dello Sblocca Italia resta in vigore, nonostante i
5 Stelle avessero millantato una ferma opposizione al decreto. Come recita il
comunicato di Bagnoli Libera successivo all’accordo istituzionale, “questa
battaglia non è finita. Non ci possiamo accontentare di un buon piano se sui
nostri territori, da Bagnoli alla Val di Susa, si continueranno a riprodurre
meccanismi di espropriazione della decisionalità degli abitanti e
dei territori”*.
La continuità del commissariamento e
le sfide del presente
Le lentezze nel passaggio alla fase esecutiva del piano, ma
soprattutto la campagna elettorale e la nascita del nuovo governo hanno
prodotto una fase di stallo, rotta prima da Bagnoli Libera, che questa estate
ha ottenuto un incontro con la ministra per il Sud Barbara Lezzi, ricevendo
anche l’impegno per un ulteriore incontro pubblico tenutosi il 26 ottobre 2018,
e poi dal governo, che nel frattempo aveva nominato il nuovo commissario
straordinario, Francesco Floro Flores. Perfino gli esponenti napoletani del
Movimento 5 Stelle hanno rivolto pesanti critiche a questa decisione,
dissociandosi dalla nomina, decisa a livello nazionale, di un imprenditore con
forti interessi nell’area flegrea. Floro Flores è membro del cda della Cassa
depositi e prestiti, unica proprietaria della holding Fintecna, concessionaria
dei suoli dell’ex Italsider, che dal 2013 è stata impegnata in un contenzioso
col Comune di Napoli relativo proprio agli oneri della bonifica. Fra le sue
attività figurano la gestione della grande sala per concerti Arena Flegrea e
del giardino zoologico, entrambi situati in prossimità dell’area commissariata
ed entrambi fittati a fronte di un prezzo irrisorio corrisposto al Comune di
Napoli. Il conflitto d’interessi è evidente, e mostra come la componente a 5
Stelle del governo giallo-verde abbia coscientemente deciso di disattendere le
sue promesse rispetto alla cancellazione dell’art.33 dello Sblocca Italia,
favorendo invece gli interessi di quel sottobosco d’interessi privati cresciuto
all’ombra del commissariamento.
Nel rivolgere il suo invito a partecipare all’incontro con la
ministra per il Sud, Bagnoli Libera ha ricordato che il futuro di Bagnoli è
ancora tutto da scrivere, e la combattività dimostrata durante il recente
confronto ha dato sostanza a queste parole. La ministra ha esordito assumendosi
la responsabilità di quello che accadrà a Bagnoli, dal momento che farà parte
della cabina di regia con il nuovo commissario, e ha promesso di ascoltare
movimenti, associazioni ed altre realtà del quartiere ipotizzando delle “pre-cabine”
di ascolto per le varie istanze. Questa proposta è apparsa ridicola agli occhi
delle e dei partecipanti delle assemblee territoriali, dei collettivi e dei
comitati presenti all’incontro. Da parte loro è stata ribadita l’opposizione a
ogni commissariamento, considerato un imbroglio contro la democrazia. Hanno
denunciato l’inadeguatezza del modello di sviluppo che la gestione
commissariale continua a favorire, fatto di rapporti preferenziali con privati
e imprese che non operano davvero per il bene del quartiere e che di certo non
hanno interesse a riempire Bagnoli di beni liberamente accessibili, come la
spiaggia pubblica e il parco verde. È stato messo in luce il fatto che le
timide azioni di tutela del territorio svolte negli ultimi quattro anni hanno
avvantaggiato solo le discoteche e gli altri locali privati che occupano il
litorale, mentre i finanziamenti per le maggiori opere di bonifica rimangono
incerti e pianificati solo vagamente.
Queste posizioni sono state ribadite al momento di un ulteriore
confronto, avvenuto a gennaio a Roma, nella sala del consiglio dei ministri. La
posizione del governo è più che mai lontana dal principio “chi inquina paga”,
non presenta garanzie rispetto al rischio di privatizzazione dei suoli
commissariati ed esprime una sostanziale continuità rispetto alle scelte del
governo precedente, nonostante il Movimento 5 Stelle abbia millantato per anni
posizioni ecologiste e di vicinanza rispetto alle mobilitazioni territoriali.
Oltre che a Taranto, in Val di Susa e nel Salento, l’inganno è più che mai
chiaro anche a Napoli, ed è a partire da questa consapevolezza che sono state
convocate le più recenti assemblee popolari di Bagnoli Libera.
La ministra del Sud può ostentare un atteggiamento aperto nei
confronti dei movimenti, ma da essi non potrà aspettarsi alcuna morbidezza
finché non riporterà il quartiere a un’amministrazione ordinaria, fuori da
leggi speciali e accentramenti di potere. I confronti avvenuti hanno chiarito
che sul futuro di Bagnoli esiste almeno una certezza: davanti a ogni tentativo
di decidere il loro destino a porte chiuse, il quartiere e la città
continueranno a resistere.
(*) “Bagnoli: Quando troppi parlano, se ‘mbrogliano ‘e lengue”.
Bagnoli Libera, 21 luglio 2017