-Collettivo
LUMe-
SINDACI A CONFRONTO NELLO SPAZIO DI AUTOGOVERNO
-riflessioni sulle
necessità di riconoscere gli spazi sociali quali luoghi di formazione, incontro
e libera espressione dei cittadini e delle cittadine
Lunedì
5 Febbraio 2018 si è tenuta alla Cavallerizza irreale di Torino la conferenza
“Uso civico dei beni comuni. Torino incontra Napoli” nella quale sono
intervenuti Lugi De Magistris, sindaco di Napoli, Chiara Appendino e Guido
Montanari, sindaca e vice sindaco di Torino, insieme allo storico Giannulli,
professore di Storia contemporanea all’università degli Studi di Milano, Ugo
Mattei, professore di diritto civile all’università degli Studi di Torino,
Maurizio Pagliassotti, scrittore e giornalista per Il Manifesto ed ai compagni
e alle compagne dell’Ex asilo Filangieri di Napoli e della Cascina Monteggi
Bene Comune, Firenze.
In
questo periodo storico, caratterizzato da una campagna elettorale costante, da
un crescente odio xenofobo che si diffonde ad ogni latitudine della penisola e
da una situazione legislativa in cui il decreto Orlando-Minniti aumenta i
poteri delle amministrazioni per quanto concerne la repressione delle forme di
autogestione, vedere i sindaci della terza e della quarta città d’Italia per
abitanti e capacità produttiva confrontarsi, in un centro sociale occupato ed
autogestito, sulle modalità con cui le amministrazioni locali riconoscono gli
spazi sociali quali beni comuni urbani, rappresenta di per sé un’anomalia nel
panorama politico italiano.
Ma
alla vera anomalia si assiste intorno alle 22 quando, dopo il giro di
interventi pre-strutturati, viene data la parola al pubblico. Il primo
intervento viene fatto da un portavoce del “Phenix”, uno spazio non lontano da
Cavallerizza, la cui storia è un susseguirsi di occupazioni e sgomberi:
l’ultimo in ordine temporale risale a poche settimane fa, e a farne le spese è
un collettivo anarchico che aveva trasformato un luogo abbandonato in una
libreria libertaria. Per la prima volta assistiamo ad un dibattito pubblico in
cui occupanti appena sgomberati portano le loro istanze ai vertici delle
istituzioni cittadine, le quali non si negano al confronto senza però dare
certezze e rassicurazioni. Interessante in questo senso, oltre agli interventi
di De Magistris, che ricorda la possibilità dell’amministrazione di fare
pressione anche ai vertici della prefettura per evitare gli sgomberi degli
spazi sociali, l’intervento di un compagno della Cavallerizza, che ha ricordato
all’amministrazione come gli spazi sociali tutti, per quanto differenti sia per
pensiero sia per pratica politica, siano necessari tanto per la crescita
personale dei cittadini quanto per le pratiche di democrazia diretta che vi si
attuano, e come per questo vadano tutelati e valorizzati.
Gli
spazi di Cavallerizza irreale si sono dunque trasformati in un luogo
inesistente nell’età contemporanea; per un fenomeno di questo genere dobbiamo
tornare indietro a più di 2000 anni fa, quando nelle polis, le città-Stato
dell’antica Grecia, vi era l’agorà (in greco antico: ἀγορά, da ἀγείρω =
raccogliere, radunare), la piazza in cui venivano eletti gli amministratori
della città ma soprattutto nella quale gli stessi amministratori ascoltavano le
istanze ed i problemi della cittadinanza, praticando quella che con termini
moderni viene definita proprio “democrazia diretta”.
La
peculiare storia della Cavallerizza Irreale di Torino ci porta a riflettere
sulle necessità di riconoscere gli spazi sociali quali luoghi di formazione,
incontro e libera espressione dei cittadini e delle cittadine, ma anche la
necessità di un riconoscimento istituzionale che deve essere in primo luogo
formale, per evitare di condannare chi da vita a queste comunità a una
situazione di precarietà, ma soprattutto sostanziale, così da sottrarre
definitivamente questi immobili alle speculazioni del mercato immobiliare. Come
è stato per diversi spazi occupati a Napoli, così anche il comune di Torino è
chiamato ad attivarsi così da entrare in possesso delle porzioni di
Cavallerizza ancora in mano alla Società di cartolarizzazione della città di
Torino, affinché il bene (patrimonio UNESCO) venga restituito alla
cittadinanza, messa in condizione di partecipare a tutte le sue forme di
autogoverno mediante l’assemblea d’indirizzo “Cavallerizza Irreale 14:45”.
Chiediamo
dunque a gran voce, in un periodo di campagna elettorale, a tutti coloro i
quali intendano fare delle “politiche di avvicinamento delle istituzioni ai
cittadini” di riconoscere a livello locale, regionale e statale un nuovo
istituto giuridico, che superi la dicotomia proprietà pubblica-privata presente
nel Codice Civile, che sia esso “comune”, ossia luogo di decisione aperto a
tutti e tutte, senza alcun tipo di discriminazione sociale ed economica.