di DinamoPress -
Impressioni da Atene: un racconto della storica
giornata referendaria in cui il NO vince con il 61,3 per cento, a cura della
redazione di Dinamopress
in Grecia con Blockupy goes to Athens. In mattinata le dimissioni
di Varoufakis, domani convocato l'eurogruppo.
Atene il giorno del voto era calma, ma in
trepidante attesa. La maggior parte dei cittadini con cui abbiamo parlato fuori
dai seggi di Exarchia e Neapolis, strapieni di propaganda per il no, ci hanno
raccontato con orgoglio e senza paura di aver votato no, al contrario dei pochi
votanti per il si, quasi sempre non disposti a dichiararlo con altrettanta
facilità. La linea di demarcazione è chiara: a Kolonaki e Aghios Panteleimonas
la propaganda è tutta per il sì. E i voti pure, fino a raggiungere circa l’85
per cento. Nei quartieri popolari di Atene invece, dove la povertà è diventata
norma con le politiche di austerità nei cinque anni di memorandum, il no ha
raggiunto percentuali altrettanto alte. La divisione è netta nella società, tra
chi ha pagato troppo e non accetta più l’arroganza dell’austerità, la violenza
dei tagli e della povertà, e chi si arricchisce sfruttando, privatizzando,
impoverendo.
Nel pomeriggio la tensione è molto alta,
nessuno sa cosa potrà accadere, così come nessuno si sbilancia in previsioni; i
sondaggi, dal giorno prima, avevano cambiato segno: parità per il si e per il
no. Si giocherà tutto su poche percentuali di voto, dicono i giornali, greci ed
europei, parte del sistema di potere impegnato fino in fondo in una battaglia
di classe, di “terrorismo mediatico” contro il no. Di fronte alle sedi di
alcune televisioni private, sponsor efferati del si al referendum, si erano
radunati spontaneamente centinaia di manifestanti già sabato pomeriggio per una
decisa contestazione.
Ma chi ha organizzato la campagna per il no,
compagni ed attivisti che incontriamo di fronte le scuole, nelle sedi delle
realtà di movimento, nei bar di Exarchia e poi anche nella sede di Syriza,
piano piano comincia ad affermarlo, a crederci: “Vincerà il no, la piazza di
venerdì ce l’ha fatto capire. La campagna mediatica di costruzione della paura
non ha funzionato, vedrete che vincerà il no”. La settimana scorsa, ci
raccontano, il numero dei cittadini per il No è cresciuto fino a strabordare
nella manifestazione di venerdì. C’è ancora paura di dirlo apertamente, ma si
diffonde nell’aria la possibilità di una vittoria. Più si avvicina la chiusura
dei seggi, più la tensione sale, non si rilasciano più interviste e ci si
prepara alla lunga attesa dello spoglio. I compagni sorridono, molti cominciano
a crederci, ce la faremo dicono, si aspetta ancora ma la sensazione è positiva.
La Grecia grida "OXI": il fotoracconto della
giornata
Dalla sede di Syriza, torniamo verso Exarchia, anche il nostro
taxista ha votato no e ne è convinto: “I greci sono pazzi, vincerà il No,
abbiamo pagato già abbastanza”. Pian piano si riempiono i tavolini del bar
Atinaion, di fronte allo steki del Dyktio dove ci troviamo con i compagni di
Blockupy, e sul maxischermo montato per arrivano le prime previsioni: tutte
positive. Il no può avere un distacco del 2-3%, forse anche qualcosa di più.
Inizia lo spoglio: il no è in testa. Sempre più compagni iniziano ad arrivare,
le vie di Exarchia si riempiono di centinaia di persone in trepidante attesa.
8% scrutinato, 10% scrutinato, 15% scrutinato: la via è piena, il No è al 60%!
Abbiamo vinto!
Più il conteggio avanza, più il risultato
migliora, si profila una storica vittoria: la maggior parte dei greci ha votato
contro la proposta di accordo, contro la troika, contro questa Europa, contro
questo modo di negoziare, l’austerità, l’arroganza del potere finanziario.
La gioia esplode, ci muoviamo in corteo verso
piazza Syntagma: ad ogni angolo nuove persone si aggiungono al corteo, dai
palazzi si sentono applausi, gli automobilisti suonano i clacson e applaudono,
bisogna festeggiare, questa è una vittoria di tutti! Atene si è riversata nelle
strade: migliaia di persone incredule si sono abbracciate, hanno cantato e
ballato per le strade, gioiose per un risultato netto che nessuno si aspettava
ma che tutti desideravano.
La strana sensazione di vivere un momento
storico, di aver ottenuto un risultato importante. Una rottura affermata con
forza, un rifiuto netto che riconquista il futuro. Una vittoria che parla
all’Europa, alle lotte contro l’austerity che da cinque anni hanno cominciato a
costruire mobilitazioni da nord a sud dalle piazze occupate all’assedio della
BCE.
Oxi ha vinto nonostante e contro il terrore
mediatico della troika, ha rispedito al mittente la paura e l’arroganza. Ci si
è cominciati a liberare dal destino già scritto dei sacrifici, della povertà
imposta dal ricatto dei mercati finanziari. O meglio, un passaggio, decisivo e
significativo, è stato fatto. Uno spazio di politicizzazione è stato ri-aperto,
nella società greca, e in Europa. Una rottura costituente si sta dando con
forza, articolata su più piani, dall’alto e dal basso, con lo sguardo rivolto
alle lotte transnazionali, all’interno di un campo segnato da tensioni e contraddizioni
ancora tutte da giocare, che già oggi si dispiegano nel campo della politica
europea e globale. La paura, adesso, comincia a cambiare lato della barricata.
La gioia è immensa a piazza Sintagma, una piazza composita in cui migliaia di
persone cantano slogan, ballano e si abbracciano, scadendo: oxi, oxi, oxi!
Samaras annuncia, mentre avvengono i
festeggiamenti in piazza, le dimissioni da segretario di Nea Democratia. Gli
effetti del no travolgono chi con questo referendum voleva giocarsi la partita
del ritorno di quelli di sempre, di quelli che hanno gestito con la paura e i
tagli di cinque anni di aggiustamenti strutturali. Loro, gli alleati della
Merkel e dei poteri forti europei, sono gli sconfitti greci di questo
straordinario voto popolare.
La piazza è variegata, ci sono famiglie,
attivisti, precari, pensionati e giovanissimi alla riconquista del protagonismo
politico, ma anche tanti europei, italiani, francesi, spagnoli e tedeschi,
venuti a supportare i greci, perché se gli Stati stanno provando ad isolare la
Grecia, le piazze e le strade d’Europa sanno bene da che parte bisogna stare.
Ha vinto l’Europa nata dalle lotte sociali, un’Europa costruita dagli incontri
nelle proteste contro l’austerità, che con coraggio ha sfidato i poteri
tecnocratici e finanziari, costruendo una solidarietà oltre ogni confine e
divisione.
E farà bene, il governo Renzi, e i governi
allineati con la tecnocrazia europea, ad avere paura da oggi in poi: la Grecia
ci ha mostrato che è possibile rifiutare il ricatto, l’austerity e le misure
che in questi anni hanno reso milioni di europei poveri e ricattabili,
sacrificando nel nome degli interessi dei ricchi il futuro di intere
generazioni. Un nuovo inizio, che necessita di una riapertura del conflitto. Un
no che segna una significativa battuta arresto nella costruzione di questa
Unione Europea, aprendo uno spazio inedito per il cambiamento. Come questo
processo si dia poi concretamente, è la sfida che ci troviamo davanti.
La redazione di Dinamopress ad Atene